Quando me la raffigurano in maniera tanto suggestiva la mia più grande passione, non posso non prenderne nota. Purché, la donna velata, non sia rappresentazione subliminale della cancel culture, in grado di annacquare, depotenziare e nei casi più estremi annichilire il lascito di narrazioni ritenute ormai universali. Dante, ad esempio, pure lui finito nel mirino dei censori, non ha scritto qualcosa di mostruosamente complesso per vederselo alterato in nome di speculazioni nonsense. Ma c’è chi dell’argomento parla in maniera esaustiva e pressoché inoppugnabile, e gioverebbe che a leggere questo articolo fossero in molti per scongiurare che quelle “tenuisque figuras” si incarnino davvero, decretando la fine di ciò che ci rende autentici: l’indipendenza del pensiero.
foto di Güler Ates
L’indipendenza del pensiero non esiste e probabilmente non è mai esistita. Solo la forza sovrumana e distruttrice ,quindi creativa, del superuomo Nietzchiano potrebbe forse oppore qualcosa allo sfracello dei cervelli che tutto appiana e disinfetta. Oggi evitare l’uso di certe parole e più semplicemente adeguarsi ad un modo asettico di pensare è il più bieco esempio di conformismo e coglionaggine che l’umano intelletto può concepire. Coglioni sono e coglioni siamo noi che ci adeguiamo , coglioni i giornalisti, dice Feltri, coglioni i pensatori, coglioni i coniatori di parole e di significati , coglioni tutti quanti i venditori di culi e dignità per potere essere lì nel momento in cui il nullapensiero si tramuta in immagine. televisiva o in evocazione di correttezza. Ma per dirla tutta e fuori dal coro, gli uomini sono tutti razzisti, lo sono per primi i negri, i musi gialli ed i bianchi benpensanti e sono tutti fascisti, compreso chi da del fascista al mondo intero e non si avvede di essere fascista lui, vero e per primo , in quanto vivo di un egoismo biologico che non perdona e che solo sulla tazza de cesso trova ormai la sua più feconda e vera espressione. Amen. scritto di getto e non rivisto. Perdono.
Ma gli stuoli di tuoi adoratori, i tuoi commentatori seriali, Giusy dove cazzo sono finiti? Sono rimasto assente da qui per un serio motivo ed oggi mi trovo spesso a commentarti da solo. Cosa che mi piace devo dire perchè nel momento in cui ricompariranno loro, me ne andò io. 🙂
Secondo me non esiste il pensiero “puro” perché siamo tutti il risultato dell’ambiente in cui siamo cresciuti e di quello in cui viviamo. Però può esistere il pensiero indipendente anche se per ovvi motivi, perlomeno nel quotidiano, spesso viene represso. Per quanto riguarda il razzismo, io lo vedo non solo in relazioni al colore della pelle (e dici bene, possono essere razzisti pure i non caucasici), ma anche nella mia cerchia di conoscenze: sussiste (ancora!) quell’immonda forma di ossequio verso i portatori di titoli, i ricchi, i benestanti ecc., a scapito di coloro che non “rifulgono”. Pochissime le persone che si scelgono amici/amiche per affinità.
“Ma gli stuoli di tuoi adoratori, i tuoi commentatori seriali, Giusy dove cazzo sono finiti?”
E qui caro Mario si apre una voragine che dice innanzitutto della fine di questa community e soprattutto del fatto che prima o poi si viene a noia. È normale, ciò che fino a una settimana prima intrigava all’improvviso annoia, le “querelle” perdono di mordente, gli interessi individuati in altre direzioni (e ti va bene se non ti definiscono pure malmostosa). Libero poi non manda più in circolo i post, per cui o ti vengono a cercare oppure devi essere tu a cercare…sì, ma chi? Non avendo voglia di nuovi proseliti, e sarebbe facile procurarsene, me ne resto nell’ombra. E comunque, almeno per il momento ci sei tu e qualche altro residuale avventore. A me va bene così. P.S. non ricomparira’ nessuno, fidati 🙂
Inizierei dicendo che è un ottimo articolo quello del Barenghi. Ottimo anche perché ha lavorato come un negro per tutta la bibliografia con cui l’ha arredato. Qualche affermazione un po’ banale e poco condivisibile ma, nel complesso, concordo con te, che sia un articolo da leggere.
“È la maledizione della cosiddetta cancel culture. Dalla cultura della cancellazione alla cancellazione della cultura il passo è brevissimo.”
Che la cancel culture sia una stronzata è vero, meno vero è il rischio che dalla cancel culture si possa passare alla cancellazione della cultura. La cultura esisterà sempre e, assieme ad essa, esiste anche l’altra, la sottocultura ovvero la non cultura. Il problema è quanto siamo capaci di contrastarla e, oggi soprattutto, la sottocultura o non-cultura è diventata maggioritaria non solo in Italia, ma si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto l’occidente.
“La verità è che noi siamo eredi di una cultura discriminatoria, diciamo pure razzista, che attribuiva ai bianchi – ai nativi europei – una posizione di privilegio.”
Anche quest’affermazione è vera, esempio lampante di sottocultura, peccato però che il Barenghi con quel “attribuiva ai bianchi” usa il passato perché, rispetto ad esso, il razzista si è fatto furbo e, pur rimanendo razzista, così come dice “nero” anziché “negro”, usa il passato laddove poteva dire:
“La verità è che noi siamo eredi di una cultura discriminatoria, diciamo pure razzista, che attribuisce agli occidentali una posizione di privilegio.”
Venendo a te: “gioverebbe che a leggere questo articolo fossero in molti per scongiurare che quelle “tenuisque figuras” si incarnino per davvero, decretando la fine di ciò che ci rende autentici: l’indipendenza del pensiero”
penso che anche se fossero in molti a leggerlo, non cambierebbe granché. Sarebbe sempre e solo, una parte maggiore del gregge ovvero di gente incapace d’indipendenza del pensiero. Quindi, la solita solfa: “Non sono razzista, ma…” oppure “Non sono razzista, però…” e così via. E la contraddizione del “ma” o del “però” varrebbe anche per l’omofobia, l’aborto, la discriminazione femminile e così via.
“Quindi non c’è speranza?”
“Certo che c’è. Quando arriva il temporale, devi solo aspettare che passi. Teniamoci la cultura per la sua parte migliore ovvero l’arte in tutte le sue forme e non facciamone un dramma quando la raffrontiamo alla sottocultura visto che il pensiero dominante o omologato prevarrà sempre su quello indipendente. Arrendiamoci al fatto che siamo esseri imperfetti che – malgrado i libri, l’istruzione, i grandi filosofi – non impariamo nulla dal passato. Due sono le cose: o siamo proprio cretini, o perché non ce lo raccontano bene. Magari , entrambe le cose: non ce lo raccontano bene, perché sanno che siamo cretini.”
Forse una dozzina di anni indietro potevamo attribuire ai luoghi virtuali il nome di community.Ma l avvento degli smartphone è coinciso con un inaridimento degli stimoli.A nessuno piace essere deriso o insultato e il vero nocciolo di questo post è che una comunità pubblica non è più posto per esprimere alcunché se non hai la corazza sul cuore. Meglio allora tacere o intrufolarsi provvisoriamente in qualche blog come su una zattera di salvataggio.Che Salvini insegna non salva nessuno ,se sei precario tale rimani . Un abbraccio.
“una comunità pubblica non è più posto per esprimere alcunché se non hai la corazza sul cuore”. Sono d’accordo, mi autocensuro spesso proprio perché non sono abbastanza forte per resistere ad eventuali assalti. (la mia più bella sera d’estate l’ho trascorsa con quattro ragazzi tra i 21 e i 23 anni – due coppie. La giovinezza ha un approccio alla vita che noi adulti neppure ricordiamo più, conserva la cosa più importante, la speranza. Ride di tutto e allo stesso tempo sa essere seria e su tutto aleggia la leggerezza. La soddisfazione più grande per me, dopo il primo incontro, è stata che questi 4 mi hanno cercata per passare ancora qualche ora in mia compagnia)
” Ottimo anche perché ha lavorato come un negro”
Pugnace.