Caffè nero bollente

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Se lo stupratore è bianco ed etero, lo si manda alla gogna con tanto di carta d’identità in bella vista, più uno stuolo di inviati sotto casa a placare la sete giustizialista. Ma se lo stupratore è un immigrato, tanti preferiscono tacere. Su questa reazione schizofrenica alla stessa colpa si è interrogato anche Massimo Gramellini nella sua rubrica Il Caffè:

“La storia della ragazza catanese di tredici anni stuprata dal branco sotto gli occhi del fidanzatino non è scivolata un po’ troppo in fretta nelle retrovie della nostra attenzione?” […] “Mi chiedo: se i sette violentatori fossero stati dei giovanotti della Catania-bene, quel racconto da incubo non avrebbe giustamente inondato le piazze mediatiche col frastuono di mille indignazioni? E adesso non saremmo tutti qui a interrogarci sui valori della generazione che abbiamo allevato e sulla insostenibile persistenza di una cultura patriarcale?”

Non una voce scelta a caso quella di Gramellini, giacché è arcinoto che con Giorgia Meloni&co non prenderebbe neppure un caffè metaforico. Morale della favola: non sei vittima abbastanza se a stuprarti è un branco di egiziani.