Non è di Briatore la pizza più cara

Una pizza cilentana da oltre 8000 dollari la pizza più cara al mondo

Con buona pace della crisi economica, il cafonal (copyright Roberto D’Agostino) resta l’aspirazione massima di coloro che al posto del cervello si ritrovano smagliature di sinapsi le quali, per una continua concatenazione di accidenti, vengono intrappolate in una sorta di inerzia vegetativa, vita natural durante. Non me ne vogliano i poveracci che hanno gridato allo scandalo per la Margherita di Flavio Briatore che costa 15 euro, ma va detto loro che, se proprio vogliono indignarsi, devono farlo all’indirizzo dello chef cilentano Renato Viola, ideatore della pizza Luigi XIII del valore, in questo caso non si può parlare di prezzo, di 8.300 euro. La buona notizia è che la pasta lievitata per 72 ore, condita con il sale di Murray River e tre diversi tipi di caviale (Oscietra Royal Prestige, Kaspia Oscietra Royal e Beluga Kaspia), oltre a gamberoni rossi di Acciaroli, aragosta di Palinuro, cicala del Mediterraneo e, dulcis in fundo, gocce di cognac Luigi XIII Remy Martin, soddisfa l’appetito di due persone. Inoltre è Renato Viola in persona, accompagnato da un sommelier e da un altro chef, a raggiungere il cliente al proprio domicilio.

Spesso mi chiedo: ma se rinascessi ricca, l’idiozia mi sarebbe connaturata o verrebbe col tempo? Non lo saprò mai, ma ai ricconi di cui sopra dedico volentieri questi versi di Kipling:

Ciò che è guasto alla nascita il tempo non emenda,

né acqua d’amara fonte può render chiaro.