Volevamo essere pornostar

Diletta Leotta

Se cercare di livellare l’umanità sarebbe un atto sacrilego e dagli esiti discutibili giacché è la varietà che rende il mondo perlomeno interessante, è altresì vero che gli atteggiamenti borghesi sono ormai invisi pure a coloro che da quei milieu hanno avuto i natali, per cui al bando l’ortodossia moraleggiante e che ognuno faccia come gli pare. Ma che dire di una donna che assume certe pose, cosa vuole comunicare a osservatori e osservatrici? Ora, il guaio non è tanto Diletta Leotta che sta costruendo una carriera sul corpo e quindi lo considera una fonte di investimento da cui trarre profitto fin nei più reconditi anfratti; il problema sono le femmine comuni che con compiacimento sfrontato assumono quelle stesse pose senza peraltro averne un tornaconto se non a livello di occhiate allupate. In pratica si propongono come emblemi di un pozzo di cui non si tocca mai il fondo e che a volergli dare un nome non ci sarebbe l’imbarazzo della scelta.

P.S. Stesso discorso per Myrta Merlino: come può proporsi deontologicamente rigorosa, e pretendere d’essere credibile, se al mare appare discinta? Talvolta la serietà passa attraverso la rinuncia al topless, c’è poco da fare.