L’orgoglio di non essere amati

Édouard Louis, nel nome del padre | Vanity Fair Italia

C’è stato un tempo in cui esisteva fra gli scrittori l’orgoglio di non essere amati. Samuel Beckett, Jean Genet, Pasolini: non desideravano certo che ‘Le Figaro’ scrivesse bene di loro, e non desideravano essere apprezzati dai media mainstream. Lo avrebbero trovato vergognoso. Oggi, forse anche a causa dei social media e di come le persone mostrano continuamente il proprio successo online, c’è una specie di orgoglio opposto, l’orgoglio di essere amati da tutti. Abbiamo colleghi e colleghe che postano ogni giorno gli articoli pubblicati su di loro, anche quelli scritti da persone da cui dovrebbero sentirsi politicamente lontani. Forse dovremmo mettere in discussione queste nuove categorie di vergogna e orgoglio“. Édouard Louis

E come prima cosa penso alla misteriosa Elena Ferrante il cui successo planetario inorgoglisce noi italiani, ma fa altresì dibattere il suo ostinato negarsi, tanto che si è speculato persino sulla sua vera identità sessuale. C’è che i social, per restare nello specifico della dichiarazione di Louis, guardano con sospetto chi tende a ripiegarsi su se stesso, e alla fine lo rigettano. Eppure l’abbiamo attraversato tutti il confine che separa il nostro io più autentico da quello che ci vuole come gli altri, dunque dovremmo essere addentro alla materia. Tuttavia tornare indietro è possibile, basta procedere per sottrazioni, rinunciando il più possibile all’io in funzione tonante. Lo si pronunci sommessamente quel pronome, e solo se necessario. Perché è nell’ombra la luce più fulgida.

P.S. Ma se confessassi che mi inorgoglisce essere poco amata, risulterei patologica?