Fantasmi

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Una vita fa era un classico: se costretti a letto, si leggeva un libro per ingannare il tempo. In alternativa la televisione. Due o tre vite fa, ovvero all’epoca in cui visse Edith Wharton (1862-1937), l’alternativa boomers style neppure c’era. Così, novenne, la futura scrittrice che si sarebbe aggiudicata il Pulitzer (prima donna ad ottenerlo), mentre era a letto a causa di una febbre tifoidea, lesse una storia di spettri, germe fatale che avrebbe dato vita a Fantasmi. Molto più di un omaggio al gotico perché, a corollario di undici racconti perturbanti, troviamo la critica alla condizione femminile e alle convenzioni borghesi, temi a lei cari che infatti riprese magistralmente ne L’età dell’innocenza, titolo noto ai più per la trasposizione cinematografica di Martin Scorsese.

Ecco, con l’inverno alle porte non sarebbe una cattiva idea, nelle serate cozy, fare i conti con i propri fantasmi diseppellendo quelli della scrittrice americana. E se solo fossimo più coraggiosi, più ardimentosi, li guarderemmo in faccia quei fantasmi, magari scoprendo che non sono altro che storture, concrezioni, innesti. E che portano il nostro nome.

L’altro giorno ho letto in un libro di un saggista alla moda che i fantasmi si sono spenti quando è entrata in scena l’elettricità. Che stupidaggine! Lo scrittore, per quanto ami dilettarsi in modo letterario col soprannaturale, non ha nemmeno raggiunto la soglia del suo soggetto. Perché tra castelli muniti di torrette pattugliate da vittime senza testa con sferraglianti catene, e una confortevole casa di periferia con frigorifero e riscaldamento centralizzato dove senti, appena sei dentro, che c’è qualcosa che non va, datemi quest’ultima e mi farà venire un brivido lungo la schiena! E, tra l’altro, non avete notato come di solito non sono gli ipersensibili e i fantasiosi a vedere i fantasmi, ma le persone calme e pragmatiche che non ci credono, e sono certe che non le turberebbe vederne uno? Ebbene, proprio questo era il caso di Sara Clayburn e della sua casa”.

Edith Wharton, La vigilia di Ognissanti

traduzione di Tiziana Lo Porto