Pellicce archiviate, difendiamo gli animali

   Portata a casa la vittoria contro l’uso delle pellicce attraverso la campagna Peta che aveva come slogan I’d Rather Go Naked Than Wear Fur, ora Ingrid Newkirk è pronta a dare battaglia su un altro fronte, ovvero quello di riuscire a far comprendere a tutti che “diventare vegani è una scelta non più rinviabile”. E lo spiega così: “La gente deve capire che, catturando e sfruttando gli animali selvatici e anche quelli domestici, non solo fa loro del male, ma porta questi virus animali tra noi con effetti catastrofici. Ogni influenza, compresa quella micidiale del 1918, ha avuto origine dallo sfruttamento degli animali. Gran parte delle influenze non nascono, come nel caso del coronavirus, da animali esotici, ma da galline e maiali. È ora di smettere di mangiare animali. Non solo per rispetto della natura, ma anche per il nostro egoistico interesse”. La naturalista inglese, trapiantata negli Usa, è speranzosa perché ha notato che “la gente ha cominciato a capire quanto è violenta la scelta di togliere gli animali selvatici dal loro ambiente naturale per portarli nelle case o esibirli nei circhi. Ringling Brothers, pubblicizzato come il più grande spettacolo del mondo non c’è più, ha chiuso. In Texas puoi ancora vedere un rodeo, ma in cento città spagnole le corride sono ormai proibite. Alla fine si è mossa anche la mia vecchia Inghilterra vietando la caccia alla volpe”.

  Gli orizzonti a venire, alcuni dei quali già perfettamente individuabili, obbligheranno tutti a un’inversione di marcia e benché io condivida appieno il punto di vista di Newkirk, sull’esortazione a lasciare in vita gli scarafaggi (“Sono innocui e anche intelligenti: quando vedono l’uomo capiscono che sono in pericolo e scappano” ) mi vedo costretta a rispondere come Bartleby  lo scrivano: Preferirei di no.

(Il virgolettato è tratto da un articolo di Massimo Gaggi)