I cent’anni di quei sei personaggi in cerca d’autore

Quei Sei personaggi in cerca d’autore debuttarono cento anni fa, esattamente il 9 maggio 1921, e fu tutt’altro che un successo: all’uscita dal Teatro Valle di Roma il loro creatore, Pirandello, venne salutato dalla folla inferocita al grido di manicomio! manicomio! Sarebbe passato molto tempo prima che la pièce a cui apparterranno per l’eternità fosse annoverata tra le più importanti del Novecento.

Nell’ambito delle riletture più interessanti di quest’opera di Pirandello, c’è quella di Francesca Malara: “A distanza di cent’anni esatti dalla sua prima rappresentazione, l’opera continua ad essere scambiata per un testo innocuo, quasi melodrammatico, con madre vedova e figli disperati e piangenti, mentre è un trionfo di oscenità, che abbiamo sempre faticato a vedere perché occultata dall’invenzione barocca e fumosa del cosiddetto teatro nel teatro. Basta invece eliminare dal copione i noiosi battibecchi tra il Padre e il Cappuccino per ritrovare il nucleo nudo di una storiaccia fatta di pedofilia, di voglia di incesto e di perversione sessuale di un personaggio, il Padre, che getta la moglie fra le braccia del suo segretario, e dopo vent’anni se la riprende e se la rimette nel proprio letto come se nulla fosse“.

Cosa aggiungere? Solo che è dovuto passare un secolo prima che qualcuno trovasse il coraggio di offrire un’interpretazione perturbante dell’opera, anche se è facile dedurre che la chiave di lettura di Malara possa non essere così originale come sembra. Sia quel che sia, l’importante è che non finisca nelle grinfie della cancel culture.