Ei fu

La cattura di Messina Denaro, ecco le foto in cui il superboss firma il verbale del suo arresto

Benché il solo pensiero abbia un che di sacrilego, bisogna ammettere che la morte di Matteo Messina Denaro, ancora per poco tra noi, susciterà un interesse maggiore di quello che sta investendo in queste ore la morte del presidente Napolitano. Repubblica ha pubblicato quanto riportato in un pizzino risalente al 2013, e basta una scorsa superficiale per concludere che a quest’uomo potremmo rimproverare molto ma non potremo mai imputarlo di incoerenza, perché le sue ultime volontà parlano chiaro, il pentitismo non lo riguarda. E nelle spietata pacatezza delle sue parole la sublimazione di sé:

Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato. Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime. Non saranno questi a rifiutare le mie esequie. Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono (…) Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità. Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità”.

La biblioteca del boss

Inside mafia boss Matteo Messina Denaro's secret Sicilian hideout - English - www.abdpost.com Amerika'dan Haberler

Invece di fare illazioni pecorecce sul Viagra ritrovato nel covo di Campobello di Mazara, sarebbe stato più avvincente, per chi prova a capire cosa nasconde un cervello umano, disquisire dei libri di Matteo Messina Denaro, perché la cinquantina di titoli che hanno sorpreso in primis gli investigatori avrebbero fatto luce su un mafioso lontano, almeno in parte, dagli stereotipi a cui ci hanno abituato figure come quelle di Riina e Provenzano.

Dal libro sulla vita di Vladimir Putin alla biografia di Andre Agassi, passando per il racconto che l’ex pm di Milano Ilda Boccassini fece della sua l’amicizia con Giovanni Falcone, Messina Denaro ha letto o perlomeno comprato non solo i best-seller contemporanei, ma anche classici come Baudelaire, Dostoevskij, Bukowski, Mario Vargas Llosa, Céline, Levi, Orwell.

Ora, piaccia o meno, anche il Male ha una sua complessità che solo per paura o superficialità non amiamo scandagliare. La si può liquidare, quella complessità, come un dettaglio che non arricchisce la nostra vita, eppure, se l’intento è andare oltre i meri dati della cronaca, le sue sfaccettature offrono più chiavi di lettura, un po’ come accade nei film in cui si dà la caccia al serial killer. Ma se Messina Denaro resterà in eterno una delle incarnazioni del Male, noi, che siamo stati più fortunati, con Pessoa ragioneremo in questi termini:

Tutti noi abbiamo

una vita che è vissuta

e un’altra che è pensata,

e l’unica vita che abbiamo

è quella che è spartita

tra la vera e l’immaginata.

Quale sia però quella vera

e quale l’equivocata

non potrà dirlo nessuno;

noi viviamo in tale maniera

che la vita che ci è data

è quella che si deve pensare.

Il montone è di moda se è come quello del boss

Rita De Crescenzo e il montone "di" Messina Denaro

Il romanzo non è morto. Anzi. Persino un insospettabile come Matteo Messina Denaro ne sta scrivendo uno. Certo, a favore di telecamere, ma questo è un dettaglio e ognuno fa come gli pare. Tra le altre cose, il boss ci tiene a far sapere di non essere soltanto l’assassino spietato arcinoto alle cronache, ma di conoscere bene il sentimento per eccellenza, l’amore. Quell’amore che lo lega alla figlia mai vista: “Il destino ha voluto così. Spero che la vita si prenda tutto da me per darlo a lei. Non conoscere i propri figli è contro natura“. Peccato che dei figli degli altri non ha avuto nessuna pietà, derubricando le loro esecuzioni a incidenti di percorso, tant’è che dal carcere,  per quei reati come per tutti gli altri, ha fatto sapere che non si pentirà. Chissà se nel libro che, vogliamo sperare, non avrà mai sembianze cartacee, Messina Denaro parlerà di quando si rapportava al personale medico con gentilezza ed educazione, se dirà delle chemio durante le quali si mostrava affabile e garbato, o se magari accennerà al profilo basso che lo accompagnava da anni, mentre si aggirava per le vie di Campobello di Mazara.

Ora, “u siccu” può  parodiare se stesso o per assurdo raccontare la verità, ma nei suoi riguardi è importante non indulgere in sentimentalismi perché idealizzare il male è un attimo. E andrebbe altresì ricordato che pure buttarla in caciara è un atto empio, come ha fatto la tiktoker Rita De Crescenzo che si è filmata con un montone simile a quello del boss, ironizzando: “Me l’ha mandato lui dal carcere”. La signora si inserisce a pieno titolo nel trend social che richiede di mostrarsi fieri di indossare un montone simile a quello di Matteo Messina Denaro al momento dell’arresto a Palermo lo scorso 16 gennaio.

Molti cittadini ci hanno segnalato un video dell’ormai nota tiktoker che indossa il montone simile a quello del boss Matteo Messina Denaro al momento della cattura facendo ironia su una moda infame e vantandosi addirittura, ironicamente, che glielo avrebbe mandato il boss dal carcere. Da settimane segnaliamo questa assurda nuova moda diffusasi anche nel Napoletano di emulare l’outfit di un criminale sanguinario. In tanti, approfittando della “moda”, hanno messo in vendita questi capi anche qui a Napoli. Uno schifo. E di certo la De Crescenzo non poteva farsi sfuggire una roba simile, spiegando pure dove andare a comprarlo. È l’ennesima vergogna di una tiktoker che, non dimentichiamolo, ha un passato legato ai clan. Inaccettabile continuare ad idolatrare boss e criminali vari, basta con queste azioni indegne che infangano la morte delle tante vittime della mafia“. Francesco Borrelli