Ho il ciclo, resto a casa

INDIA Salesiano indiano: Il “parlamento dei bambini” per evitare il fenomeno delle spose precoci

La situazione economica e sociale dei Paesi poveri potrebbe avere dell’incredibile per certa parte dell’Occidente viziato, eppure le cose stanno così: secondo una stima di Save the Children, a seguito della pandemia, 11 milioni di ragazzine corrono il rischio di non tornare più a scuola; e non sarebbe solo, si fa per dire, una questione di mancata istruzione delle generazioni chiamate a rappresentare il futuro, giacché restare a casa significa quasi sempre ritrovarsi intrappolate in matrimoni precoci, e bambine offerte in spose in cambio di capi di bestiame, è un baratto che non può lasciarci indifferenti. L’Unicef ha stimato che 650 milioni di ragazze si sono sposate troppo presto, soprattutto in paesi quali Brasile, Etiopia, India e Bangladesh.

In alcuni Paesi la pandemia ha inciso maggiormente perché sussistevano i presupposti affinché la situazione diventasse catastrofica; in Libano, ad esempio, già colpito da una pesante crisi economica, dove mancano luce, benzina e acqua, le ragazze non riescono a comprarsi gli assorbenti perché costano intorno ai 15 euro; di conseguenza durante il ciclo a scuola non ci vanno.

Ma qualcosa si può fare, innanzitutto offrendo sostegno alle famiglie. In Malawi Action Aid tiene corsi di agricoltura e offre la banca delle sementi, mentre in Nepal, dove il 41% della popolazione ha meno di 18 anni, e solo il 16% delle bambine poverissime frequenta la scuola primaria, si punta sulla formazione delle maestre che sono quelle che poi incontrano i genitori ai quali spiegano il valore da attribuire all’educazione femminile. Magari riuscendo a cancellare tradizioni arcaiche come il chaupadi: durante il ciclo le ragazze, considerate impure, non possono andare a scuola e dormono fuori dalla porta di casa. Dalla consapevolezza generalizzata, il vero punto di svolta.