La cancel culture continua a fare danni: il suo furore moraleggiante ha investito anche il pittore americano Philip Guston che tra gli anni Sessanta e Settanta dipinse tele contro il razzismo e dileggiò Richard Nixon in quanto presidente corrotto. Quanto di più politicamente corretto mente umana potesse concepire. Ma lo scorso anno la National Gallery di Washington ha cancellato una sua retrospettiva perché in alcuni quadri compaiono dei personaggi che, incappucciati come i membri del Ku Klux Klan, potevano trarre in inganno il pubblico che avrebbe potuto ravvisarvi un’apologia del razzismo. Ovviamente, ma sarebbe stato palese per chiunque tranne, a quanto pare, per i fautori della cancel culture, l’intento di Guston era far capire che la malvagità può (tra)vestirsi di normalità, e andarsene in giro fumando una sigaretta. Grazie al cielo la mostra si farà nel 2024. Nel frattempo chi l’ha cancellata dovrebbe prendere in prestito i cappucci delle tele di Guston e nascondere la faccia.
“Annullare o ritardare la mostra è probabilmente motivato dal desiderio di essere sensibili alle presunte reazioni di determinati spettatori e dalla paura di una protesta. Tuttavia, questo è estremamente paternalistico nei confronti degli spettatori, che si presume non siano in grado di apprezzare le sfumature e la politica delle opere di Guston“.
Così Mark Godfrey, senior curator alla Tate Modern di Londra su Instagram, poi sospeso per aver criticato il museo.