Osi il topless? e noi ti buttiamo fuori

Marilyn Monroe e la scena di nudo tagliata ritrovata - Tiscali Spettacoli

Probabilmente alla divina Marilyn uno sgarbo del genere non l’avrebbero fatto, ma a una signora tedesca che dopo il tuffo in piscina ha scelto di trasformare il bikini in monokini, malgrado le proteste in nome del diritto d’essere trattata come gli uomini che con i pettorali in vista prendevano il sole a bordo vasca, non è rimasto altro che prendere l’uscita accompagnata dalla vigilanza. Ma Berlino, luogo di cotanto fervore censorio, non era avanguardia pura già negli anni Settanta? A quanto pare dev’esserci stato un cortocircuito se ora il topless crea fastidio, irritazione, scandalo.

Con le femministe, quelle vere, in pensione da anni, non resta che confidare nell’attivismo nato dal #MeToo. Perché non c’è nulla di più liberatorio del mostrarsi, qualora lo si desideri, per come si è. Con buona pace dell’ipersessualizzazione da social.

P.S. Consolarsi pensando al burqa obbligatorio per le afghane, sarebbe ancora più deleterio.

L’episodio di cui sopra è avvenuto l’anno scorso. Il Corriere spiega:

“Il principio in base alla quale Lebreton ha fatto causa è dunque la non discriminazione di genere. Vietare il topless delle donne ma non quello degli uomini significa dare al seno delle donne un significato erotico che non riconosciamo a quello degli uomini. In base a cosa lo facciamo? La risposta è semplice: perché per millenni l’unico sguardo legittimo è stato quello degli uomini che desiderano le donne. Uomini che non reagivano ai seni maschili ma che evidentemente erano incapaci di controllarsi di fronte a un seno femminile. Per evitare le conseguenze della loro supposta incapacità di trattenersi, si è storicamente limitata la libertà delle donne. Oggi sappiamo che è una logica sbagliata (anche se riaffiora periodicamente nei vari «se l’è cercata»). E la causa di Berlino riflette questa consapevolezza”.