Amber Heard se l’è cercata

Amber Heard rompe il silenzio dopo il verdetto: «Sputatemi il veleno in faccia, non sui social» | Vanity Fair Italia

La violenza domestica, che non di rado sfocia nel femminicidio, (fiduciosi, restiamo in attesa di un più degno conio semantico) è un’emergenza nazionale giacché non risparmia nessuna area geografica e, con buona pace dell’importanza attribuita alla cultura, nessuna classe sociale. Le istituzioni fanno quello che possono guadagnandosi, però, continue parole di biasimo da parte delle vittime e delle associazioni che si dedicano alle donne in difficoltà. Ora, se è vero che in tanti, troppi casi la donna vessata, maltrattata, umiliata non ha i mezzi economici per allontanarsi dal suo aguzzino, nel caso di Amber Heard le cose erano ben diverse; la pessima attrice americana – pessima almeno per quanto riguarda le performance in tribunale che mai potrebbero valerle un Oscar – aveva tutti i mezzi per allontanarsi dall’inferno che la vedeva pesta e infelice. E invece ha preferito restare e provocare Johnny Depp, come se di suo il pirata non fosse esagitato abbastanza da prodursi in sfuriate epiche, queste sì da Oscar. E dunque, in coscienza, chi se la sentirebbe di affermare che la scialba Amber ha fatto mostra, durante il processo, di indubbia levatura morale? Ma questo è il meno. Poteva sottrarsi al dramma finché era in tempo, e invece ha preferito indulgere nell’anacronistica retorica dell’io ti salverò, salvo poi tornare sui suoi passi e tentare di annientare l’uomo che tra le mura domestiche aveva assecondato il suo comportamento passivo-aggressivo.