per fortuna oggi è venerdi

Si è vero, oggi non è venerdi ma è come se lo fosse.

Domani è festa, festa nazionale, per cui questa settimana, lavorativamente parlando avrà due sabato.

Sabato o sabati?

Io preferisco dire due sabato ma sinceramente non so in italiano quale sia l’utilizzo più corretto,  a dire la verità non so neppure se entrambe le soluzioni siano valide.

Comunque sia, oggi è giovedi ma è come se fosse venerdi e domani anche se sarà venerdi per me sarà sabato.

Non so quale giorno della settimana ho saltato, sicuramente non martedi perché, cosi come ogni martedi, sono rimasto in ufficio sino alle 18:00.

Quindi tra le possibili soluzioni restano lunedi, mercoledi e giovedi, ma giovedi è oggi, quindi restano lunedi e mercoledi.

Però ieri era mercoledi, ho anche fatto una camminata veloce lunga quasi 11 km, quindi mi ricordo bene di avere vissuto il mercoledi.

Quindi è palese, questa settimana non ho vissuto il lunedi!

Ma come si fa a dire di non avere vissuto il lunedi?

La giornata in cui più di tutte le altre si soffre a sentire suonare la sveglia, la giornata per cui anche Vasco Rossi diceva di odiare quel giorno lì.

Impossibile quindi avere saltato il lunedi!

Impossibile quindi avere saltato il martedi!

Impossibile quindi avere saltato il mercoledi!

Impossibile avere saltato il giovedi!

Però per fortuna oggi è venerdi, domani sarà sabato e anche dopodomani sarà sabato!!

amo e odio

Amo il silenzio mattutino.

Amo alzarmi in silenzio, fare la doccia e la colazione senza essere disturbato da radio o tv.

Amo arrivare in ufficio e per i primi 10-15 minuti non sentire nessuna voce.

Amo riappropriarmi della giornata senza essere aggredito da essa.

Odio i rumori mattutini.

Odio la mia collega e il mio collega che, dalle 7,30, inveiscono quotidianamente contro il mondo.

Odio il mio collega che, alle 7,30, viene a raccontarmi del nulla che ha vissuto il giorno prima.

Odio la mia collega che, alle 7,30, guarda  i video sullo smartphone col volume alto.

Amo il silenzio mattutino, odio chi non lo rispetta.

lunedi mattina

Ore 7,20 di un lunedi mattina, oggi.

Mi restano da percorrere pochi chilometri e quattro rotonde per arrivare ai parcheggi del mio ufficio.

La mia tabella di marcia è perfetta per timbrare il mio ingresso in servizio puntualmente alle 7,30.

Tutti fermi dietro una macchina ed un furgone che si sono affiancati all’uscita di una rotonda bloccando il traffico.

Il mio primo pensiero è: sicuramente uno dei due si è perso e sta chiedendo informazioni, anche perché il guidatore della macchina scende e si affaccia al finestrino del furgone.

Si crea una piccola colonna, i primi clacson iniziano a suonare.

Il mio secondo pensiero è: certo che per chiedere informazioni potevano anche accostare e non intralciare il traffico.

La colonna da piccola diventa grande, i clacson che si sentono si sono moltiplicati.

Il mio terzo pensiero è: minchia certo che questi due sono proprio due idioti.

L’automobilista si stacca dal finestrino, manda a quel paese il guidatore del furgone e rivolgendosi verso la colonna chiede scusa.

Il mio quarto pensiero è: cazzo, ma si può iniziare la giornata litigando per una manovra?

La colonna riparte, percorro i chilometri e le quattro rotonde che mi separavano dal traguardo mattutino, scendo dalla macchina, arrivo al timbratore e sono le 7,33.

Il mio quinto pensiero è stato: vaffanculo a quei due coglioni!!!

sabato sera in pizzeria

Sabato pomeriggio, da buon italiano medio, propongo alla mia compagna di andare a mangiare una pizza in qualche locale della zona.

Proposta accolta quasi con entusiasmo, ma si in fondo una pizza è sempre una pizza.

Inizia la cernita dei locali, perché abbiamo deciso per una volta di abbandonare il solito locale.

Io propongo un posto, lei un altro.

Il mio è figo, giovanile, forse anche caotico, e ovviamente con una vasta scelta di birre.

Il suo non è figo, è signorile, forse anche un poco elegante anche se di un’eleganza datata.

Capisco che il mio locale non la intriga minimamente per cui chiamo nel suo, il telefono è occupato, riprovo ed è ancora occupato, riprovo per l’ennesima volta ma niente, continuo a ricevere il segnale di occupato.

Sono pronto a comporre il numero del mio locale, ma in un momento di sano altruismo o masochismo ricompongo il numero del suo locale, è libero, mi risponde Alice e prenoto il nostro tavolo per le 21.00.

Arriviamo nel suo locale, ci fanno accomodare nella saletta pizzeria, l’arredo, tavoli e sedie, è più alla moda di quanto non sia quello della sala ristorante, mentre la controsoffittatura è invece tipicamente anni 70, ricorda parecchio la sala bar delle navi della tirrenia, ma in fin dei conti la cosa importante è che la pizza sia buona.

La sala è deserta e silenziosa, solo un’altra coppia occupa un tavolo centrale, noi invece ci defiliamo e iniziamo a studiare il menù.

Non so perché ma nonostante i menù delle pizzerie siano tutti abbastanza simili ogni volta mi ci perdo per poi salvarmi con una delle mie solite tre pizze, questa volta pomodorini freschi e bufala, lei, la mia compagna, pivella, pischella, squinzia  opta per la solita ortolana.

Io ordino anche una birra al frumento da 50 cl, mi viene inizialmente proposta con un banalissimo bicchiere da pizzeria, alla mia richiesta di poter avere un bicchiere da birra mi portano un bicchiere da birra alla spina da 25 cl.

I miei gioielli iniziano a friggere, ma a sollevare la fiamma ci pensa un cameriere che entra in sala, che ormai conta anche altri clienti, e accende la musica, musica… reggaeton.

Inizialmente ci scherzo su, speravo fosse un brano, due brani tre brani, e invece no per oltre 90 minuti mi hanno tartassato orecchie (e palle) con questo ritmo musicale che secondo me non può mai essere un piacevole sottofondo per chi mangia e spera di poter scambiare due parole coi commensali.

Terminato di mangiare le pizze e passati i primi 90 minuti sono iniziati anche i tempi supplementari, anche se in realtà il reggae ton aveva abbondantemente vinto contro di me.

Ormai i gioielli di famiglia sono praticamente carbonizzati.

Aspettiamo 5, 10, 20 minuti che qualcuno si avvicini al tavolo per chiedere se gradiamo un dolce o anche solo un caffe e un digestivo ma niente, dimenticati da tutto e da tutti.

Mi alzo, vado alla cassa, pago e chiudo la porta alle mie spalle con le palle rotte, l’umore di merda e la compagna incazzata nera col sottoscritto perchè convinta che tutto nascesse dal fatto che non siamo andati nel mio locale figo, giovanile, forse anche caotico, e ovviamente con una vasta scelta di birre…

mal di gola

Mal di gola, tosse e naso tappato.

Caramelle balsamiche, sciroppo e fazzolettini di carta regolarmente al seguito.

Sembra il bollettino medico di Gennaio ed invece è la mia situazione attuale.

Correre, sudare e non coprirsi perché comunque fa caldo, stare al sole, accaldarsi e poi entrare nei locali con l’aria condizionata accesa, mettere una felpa, avere caldo, toglierla e stare in t-shirt, guidare coi finestrini aperti col vento che invade l’abitacolo.

Tutto ciò ha fatto si che mi prendessi questo male di non stagione.

Certo che avere mal di gola a metà Maggio quando tutti iniziano ad andare al mare e a mostrare la prima abbronzatura è un po’ da sfigati.

Però passerà, si anche questo mal di gola passerà e anche io andrò finalmente al mare.

Scrivere un romanzo

E’ da anni che sono incuriosito dell’idea di scrivere un romanzo.

L’altra mattina mi sono svegliato con in mente un bell’inizio per una nuova storia, era perfetto, filava bene e da li si sarebbe potuto e dovuto dare il via verso un bel racconto.

Peccato che tutta questa magnificenza mi sia volata via di mente, non mi ricordo minimamente quello che avevo partorito in quello stato di semicoscienza.

A dire il vero anni fa avevo anche iniziato, avevo trovato anche un buon soggetto, il personaggio principale era un uomo, apparentemente molto vitale e dalla vita sociale apparentemente appagante ma nella realtà  solitario e deluso dalla vita, figlio di una coppia clandestina, cresciuto con la sola figura materna, abbandonato dalla sua amante la quale aveva preferito recuperare il suo matrimonio.

Insomma un po’ lo stereotipo del quarantenne di questi tempi.

Poi il progetto non ha avuto seguito, avevo scritto cinque o sei capitoli, non stava neppure venendo male, era un mix di vita contemporanea e flashback sul passato.

Insomma Alex iniziava a prendere una determinata fisionomia, la storia veniva pubblicata in maniera autobiografica su un blog, ma il progetto si è arenato a causa del prosciugamento della mia fantasia e della difficoltà di stare dietro a nomi, date, luoghi e situazioni.

Si perchè riuscire a scrivere un romanzo non è semplice, è facile raccontare ogni singolo momento ma è complicatissimo incastrare i vari singoli momenti.

Ora vorrei riprovarci, però non so se riprendere in mano Alex e le sue turbative interiori o cercare qualcosa di nuovo su cui imbastire trame e intrecci vari.

L’idea di scrivere un romanzo si è rimpossessata di me.

livello di guardia

Ho la vaga impressione che il mio stress da vita lavorativa stia per raggiungere il livello di guardia.

A parte il consueto sintomo di sconforto che attanaglia tutti i lavoratori d’Italia la domenica sera prima di andare a dormire, io inizio ad avvertire altri segnali che mi iniziano ad allertare.

Il primo in assoluto, e per certi versi il più sconvolgente, è che sabato mattina  ho iniziato mentalmente a ipotizzare soluzioni a problematiche lavorative da adottare questa mattina al ritorno nel mio ufficio. Questo per me è un sintomo parecchio preoccupante, perchè significa che gli impegni lavorativi stanno prendendo il sopravento anche sui momenti che dovrebbero essere di svago.

Il secondo sintomo è quello che in ufficio non sopporto quasi più nessun collega, questa mattina sono arrivato a chiudere la porta della mia stanza, che è abitualmente aperta, pur di non sentire le voci che provenivano da altre stanze, ed erano appena le 7.30 del mattino.

Ora che sono le 10.00 e che mi sono regalato un break tra una pratica e l’altra, con una fuga in questo mio nuovo mondo, non ho trovato di meglio che parlare del mio livello di guardia.

Credo che la cosa sia abbastanza sintomatica…

 

allenarsi a 50 anni

Ammiro chi ha voglia di allenarsi a 50 anni.

Un giorno si, un giorno no alle 7.00 del mattino sorpasso uno di questi atleti che percorre minimo 30 km, ma in realtà non so da dove parta, per andare in ufficio sulla sua bicicletta, sfidando vento, acqua, freddo, sole, caldo e sopratutto le auto che percorrono una strada statale.

Proprio questa mattina, quando lo ho superato, ho realizzato che provavo questo senso di ammirazione verso questi personaggi.

Ammiro chi regolarmente va ad allenarsi, lo fa con devozione e con criterio, insomma ammiro quelle persone, per certi versi, maniache dell’allenamento che riescono a rispettare una dieta equilibrata, le tabelle d’allenamento, che si sacrificano e soffrono per partecipare ad una competizione, ottenere soddisfazione o magari restare delusi dal risultato finale.

Io tutto questo non riesco a farlo, ogni tanto ci provo, vado a correre ma correre non mi diverte, faccio delle camminate ma non servono per allenarmi, esco in mountain bike ma questo richiede una disponibilità di tempo eccessiva per farlo anche durante la settimana, insomma non riesco ad allenarmi con la dovuta regolarità.

I progressi che ottengo in una settimana svaniscono la settimana successiva perchè non ho metodo, non ho continuità, non seguo una dieta, fondamentalmente non ho la passione.

Insomma allenarsi a 50 anni è attività per gente estremamente volenterosa, pronta al dolore e al sacrificio.

Li ammiro ma io non ho voglia di soffrire.

 

salita, si, è una partenza in salita

la mia nuova vita da scrittore occasionale inizia con alcune difficoltà tecniche, in pratica si parte in salita.

mi spiego meglio, per scrivere su queste pagine devo collegarmi al mio profilo virtuale che è posizionato sulla piattaforma gratuita del server ospitante.

la anomalia sta nel fatto che al mio profilo non corrisponde alcun blog, quindi neppure questo, per arrivarci bisogna fare un complicatissimo giro di click e contro click.

speravo che dopo 15 anni le piattaforme che offrono, seppur gratuitamente, questi servizi fossero di più semplice gestione per chi come me non è un topo informatico.

probabilmente sono rimasto vittima di una qualche anomalia che rallenta il mio lancio virtuale.

pazienza, d’altronde siamo nel periodo in cui si corre il Giro d’Italia e quindi bisogna adeguarsi alle salite…

Il mio nuovo Libero blog!

Martedi pomeriggio, tardo pomeriggio, sono le 18.05, la giornata lavorativa è finalmente terminata.

Salgo in auto e nel percorrere la strada che mi riporterà a casa ascolto come mia consuetudine la radio, questa sera tra una canzone e l’altra si parla di blog. Il vecchio amato blog, si quel diario virtuale che tenevo on line prima che i social network facessero, prima breccia e poi, piazza pulita nella vita virtuale di ciascuno di noi.

Ieri intervistavano una blogger, non ho neppure fatto in tempo a prestare attenzione a quale fosse l’argomento di cui parla il suo spazio virtuale, la mia mente ha iniziato a viaggiare, insomma è tornata indietro nel tempo, a dieci, quindici anni prima.

Era il 2002 quando non so per quale motivo, forse solo perchè era la moda del momento aprii il mio blog, sostituiva il sito personale che invece era la moda di tre o quattro anni prima. Lo ho seguito e gestito per due o tre anni, con assiduità e soddisfazione, poi ho avuto la crisi di rigetto per poi appassionarmi di nuovo, poi però l’oblio…

Ieri pomeriggio ho avuto modo di invidiare la blogger intervistata, ma non per i tre, quattro minuti di popolarità che gli han regalato ma per il semplice fatto di avere avuto la costanza negli anni di continuare ad alimentare quel suo mondo.

Ho quindi pensato che non sarebbe stato male fermarmi 10 minuti al giorno e mettere, quando si ha motivo ed occasione, nero su bianco le sensazioni, le emozioni e i sentimenti che si provano e non solo limitarmi ai pochi input che scrivo, sempre più sporadicamente su facebook.

Per cui ho deciso che… IO CI RIPROVO!