“Una festa ci vorrebbe”, tanto per rompere la triste monotonia che sembrava non volere abbandonare le sue giornate.
AVANCE
La sua mano si appoggiò con delicatezza sulla coscia di Cecilia sotto il tavolo. Lei sobbalzò impercettibilmente, tanto che solo Stefano se ne accorse e sorrise sotto i baffi.
Gli amici seduti con loro non se ne accorsero.
Stefano sentì il muscolo sotto le sue dita irrigidirsi… aspettò un momento e quando lei lo rilassò, lui riprese a muovere le mano facendola scivolare lentamente lungo l’abito fino al ginocchio di lei.
La vide girarsi verso di lui, ma non disse nulla.
Lui prese con abilità il tessuto dell’abito e lo fece scivolare verso l’alto fino ad infilare la mano tra le gambe di lei, che leggermente arrossì trattenendo il respiro.
Gli amici ridevano e continuavano a parlare.
La mano di Stefano saliva lentamente accarezzando la pelle di Cecilia che lo lasciava fare. Arrivata al pizzo della sua biancheria si fermò un attimo in attesa… lei lo guardò di sfuggita e lui ebbe l’impressione che lei lo incoraggiasse a proseguire… infilò le dita sotto il pizzo e la accarezzò… il respiro di lei si fece più veloce, anche se continuava a tenere sotto controllo le reazioni che quel tocco le suscitava. Lui proseguì e cominciò a sentire caldo…
Lei si alzò e si diresse verso l’uscita a prendere una boccata d’aria…
Poco dopo lui la raggiunse…
DUBBIO
Sofia si era girata e rigirata nel letto fino ad addormentarsi…… Noooo, anche la maledetta zanzara! Nessuno le aveva detto che l’estate era finita e la temperatura era crollata? Conclusione perfetta di una giornata storta.
I bilanci erano la sua specialità, ma alla fine non servivano gran che, almeno non a lei. Erano solo un esercizio mentale fine a se stesso, le serviva per non pensare a quello che non l’aveva fatta dormire, pensare a lui.
Com’era iniziata? Quel maledetto lockdown aveva fatto anche danni collaterali, non solo di tipo sanitario. Il web, le chat, era iniziata così, per compagnia, per ingannare la noia nell’attesa del ritorno a una normalità che tardava ancora a manifestarsi, che forse non sarebbe mai tornata. Un gioco che pian piano, senza preavviso né intenzione, si era trasformato in qualcosa di non definito di cui Sofia non poteva più fare a meno.
E allora cosa c’era che non funzionava? Forse la paura che non fosse reale, forse il dubbio che potesse non essere vero. Già, perché alla fine non si erano mai incontrati di persona, anche quando si sarebbe potuto, e lei non sapeva perché. Eppure era come se fosse successo, perché la chimica che si era scatenata tra di loro le annebbiava le idee e solo pensare a lui le suscitava reazioni fisiche incontrollabili mai provate, almeno così da lontano.
Lei non riusciva a darsi una spiegazione e in realtà non le interessava. Voleva solo potersi trovare faccia a faccia con lui e scoprire cosa sarebbe successo, voleva vedere se si sarebbe persa in lui e lui in lei… o magari non sarebbe successo niente, magari lei non gli sarebbe piaciuta o lui non sarebbe piaciuto a lei, chissà…
…ma almeno nei sogni il lieto fine doveva trionfare…
REGALO
Camminava da sola verso casa tornando dal negozio di cornici e rifletteva. Quella cornice le era costata un botto rispetto alla tela, ma non le importava. Il quadro aveva un valore affettivo così importante che non aveva voluto arrangiarsi come al solito con qualcosa di pronto acquistato al Brico o al Leroy Merlin, così aveva cercato un corniciaio vicino a casa e l’aveva trovato. Quello che non si era aspettata era che la titolare fosse una vecchietta over 80 che stava a mala pena in piedi e si muoveva lungo il bancone appoggiandosi per sostenersi. Si erano capite subito. Lei era rimasta affascinata dal soggetto del quadro, un misto di tenerezza e ironia, e Anna le aveva raccontato la storia senza entrare nel dettaglio del suo rapporto con il pittore. Ma la vecchietta aveva senz’altro capito e con lei aveva cercato e trovato l’idea migliore.
Adesso doveva scoprire la posizione giusta dove appenderlo, cosa non facile dato che le pareti di casa sua erano già piene, ma Anna era sicura che avrebbe capito qual era il posto di quel quadro. Già, perché lei era convinta che ogni quadro avesse un’unica posizione giusta nella casa dove doveva essere esposto, bisognava fare qualche prova ma alla fine ce l’avrebbe fatta.
Dopo aver staccato e riattaccato un paio di tele, decise di spostare un po’ più in alto due stampe di nudi di Egon Schiele e sotto, in mezzo tra le due, appese il suo regalo di compleanno. Poi si allontanò e lo ammirò soddisfatta. “Domani farò una foto e gliela manderò, così vedrà dove l’ho messo”… il quadro, perché lui, anche dopo dieci anni, un posto nel suo cuore ce l’aveva sempre, anche se lei si era nuovamente innamorata e forse anche lui. Quel pezzetto di cuore però era riservato e lo sapeva solo lei, che era certa che anche lui avesse un posticino speciale per lei nel suo cuore…
BRIVIDO
Il suo dito seguiva leggero la linea della schiena femminile, superando gli anelli della colonna vertebrale molto lentamente, così che Ludovica potesse godere di quel tocco delicato ma costante. Quando il dito si fermava, lei tratteneva il respiro fino a quando Giorgio non riprendeva e allora lei si rilassava e sospirava lievemente.
All’ennesima sosta, indugiò più a lungo per poi chinarsi su di lei e depositare un bacio a fior di labbra proprio alla base della schiena, da dove iniziò a risalire solleticandola con la punta della lingua. Ludo rabbrividì di piacere, mentre Giorgio sorrideva ad occhi chiusi sentendo la pelle d’oca della donna. A dire il vero, anche lui era eccitato almeno quanto lei e faticava a trattenere il desiderio, ma voleva che fosse lei a fare la prima mossa…
Arrivò così alla base della nuca della donna, allontanò la bocca e attese… finchè lei si girò e gli sorrise con aria d’intesa…
Incontro
IMPREVISTO 2
Greta nuotava verso la barriera di scogli senza fretta, nuotare la rilassava e se necessario, le schiariva le idee. A volte le era venuto il dubbio di essere stata una sirena in una vita passata… mah!
Luca non l’aveva persa d’occhio, la trovava interessante e gli sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere, ma il classico approccio “Ci conosciamo?” lo faceva sentire stupido. Così optò per lo “scontro in mare” e nuotando puntò diritto verso Greta, la raggiunse e fingendo una sbadataggine, si scontrò con lei.
“Mi scusi, ho calcolato male gli spazi, quando nuoto tiro sempre un po’ a destra”.
“Niente, niente, capita”, rispose lei, “anch’io vado sempre un po’ storta”.
“Arriviamo agli scogli? Così poi possiamo anche scambiare due parole più comodamente”.
“D’accordo”, rispose lei sorridendo e pensando “Metodo di approccio banale, ma funziona sempre” e i due ripresero la nuotata…
IMPREVISTO
Sdraiata sul lettino sotto l’ombrellone, Greta leggeva un curioso romanzo sul suo e-reader… che grande invenzione l’e-reader! Potevi aumentare/diminuire la grandezza dei caratteri a seconda della stanchezza della vista, il display s’illuminava e potevi portare con te tutti i libri che volevi con il peso di uno solo…
Mentre rifletteva pigramente, sentì che qualcuno la osservava. Alzò lo sguardo per scoprire se era solo una sua sensazione o se davvero qualcuno la guardava e lo vide… un tipo brizzolato, pizzetto impertinente sul mento, Ray-Ban sul naso e un libro in mano. I loro sguardi mascherati dagli occhiali da sole s’incrociarono e subito dopo tornarono alle rispettive letture.
Poco dopo però Greta avvertì la stessa sensazione di prima e alzò gli occhi per guardarsi intorno, questa volta sapeva in quale direzione. Lui sembrava impegnato nella lettura e la donna pensò di essersi sbagliata. Tornò al suo e-reader. Eppure si sentiva degli occhi addosso ed era a disagio. Cambiò la posizione del lettino seguendo il sole e con la coda dell’occhio controllò, ma lui continuava a leggere. Lei però non riusciva più a concentrarsi, così ripose l’e-reader e gli occhiali in borsa, prese gli occhialini per nuotare e si diresse verso il mare per una nuotata, facendo attenzione a passare vicino a lui per cogliere una qualche reazione.
Dentro di sé Luca sorrideva, quella donna lo incuriosiva… forse avrebbe fatto un bagno…
RUGHE
Michela si guardava allo specchio attentamente, il viso struccato, lo sguardo indagatore alla ricerca delle piccole rughe che contornavano gli occhi e la bocca e solcavano la fronte. “Queste non valgono”, pensava “sono rughe di espressione, le ho sempre avute”. Le altre invece no, erano comparse subdolamente, senza quasi che lei se ne accorgesse e adesso le vedeva tutte. Sospirò rassegnata pensando che non ci poteva fare niente, c’erano e bisognava conviverci.
Sulla porta della stanza, Davide la osservava. Sapeva esattamente cosa pensava lei, ma a lui non importava, la amava così com’era, con le sue imperfezioni e le sue rughe. Anche lui aveva i suoi difetti, ma si rendeva conto che per una donna la decadenza fisica aveva un significato diverso.
Quella donna però lo attraeva ancora come quando l’aveva conosciuta dieci anni prima e la conferma era che anche solo guardarla al naturale senza trucco lo eccitava e la cosa era evidente. Conosceva ogni curva di quel corpo, ogni piega, ogni nascondiglio e la desiderava intensamente. Si mosse lentamente verso di lei e si fermò alle sue spalle. La osservò nello specchio posando le mani sui suoi fianchi… li accarezzò mentre le sfiorava la nuca con le labbra. Lei sorrise e lo lasciò fare, godendosi il momento. Davide mosse le mani verso l’alto e raggiunse i seni, li accarezzò provocando in Michela un sussulto di piacere, poi la prese per le spalle e la incollò a sè, premendo il corpo contro il suo… e lei si abbandonò dimenticando tutte le sue imperfezioni.
DUBBIO
Il bicchiere di caffè freddo in mano, Alba guardava fuori dalla finestra il traffico cittadino e si domandava “Ci incontreremo mai?”, ma la risposta restava un’incognita.
Volevano veramente incontrarsi quei due o si facevano bastare gli scambi di battute più o meno serie in chat?
Era ormai una sfida, ognuno dei due restava inchiodato alla sua posizione: Michele insisteva per una serata in casa, quale delle due poco importava, mentre Alba voleva un incontro fuori, un caffè…
Si erano scambiati qualche foto, ma non si erano mai parlati nè incontrati, solo messaggiati, e questo creava un problema ad Alba, che avrebbe voluto fidarsi e accettare l’invito, ma non era sicura fosse sensato.
Michele si era risentito quando lei gli aveva spiegato che psicopatici e serial killer non si riconoscono da una scritta in fronte. Lui non era uno di loro, le aveva risposto, ma Alba cercava di restare razionale. Con tutto quello che si leggeva e si sentiva…
Alla fine era trascorso un mese e mezzo ed erano ancora lì, arroccati come due cozze allo scoglio, curiosi l’uno dell’altro, ma testardi come due muli. Eppure sarebbe stato semplice mollare, se veramente volevano incontrarsi.
Ma il punto era proprio questo: volevano veramente conoscersi o avevano paura di scoprirsi diversi da come si erano figurati?
Bambini, entrambi, incapaci di giocare fino in fondo… o no?………