CHAT

Chiacchiere nascosti dietro a uno schermo. Chiacchiere, confidenze, fantasie, giochetti, tutto dietro a uno schermo.

Anonimato che protegge dal pericolo di un coinvolgimento reale.

Paura di compromettersi, meglio restare nascosti, anche se solo parzialmente.

Scappatoia al tradimento reale e all’impegnarsi in una nuova relazione affettiva.

Incapacità di comunicare onestamente, utilizzo dell’altro per la propria temporanea soddisfazione personale.

Triste epilogo dei rapporti umani.

Semplicemente coinvolgente

 

Io ti verrò a cercare.

E lo sai che lo farò. Ma la domanda è: tu faresti lo stesso con me?

E’ questo che devi capire. Perchè un giorno la smetterò di inseguirti.

(Ethan Hawke)

 

VINI

Patrizia amava il vino, preferibilmente rosso, fermo, corposo. Sul bianco era critica, non andava matta per le bollicine, a meno che non si trattasse di un Pas dosé o meglio ancora di un Satin. Ma il rosso la rappresentava e lo sentiva consono al suo temperamento.

Non beveva quotidianamente, ma quando lo faceva, le piaceva bere bene. Non era un’esperta e spesso dimenticava i nomi, ma sapeva cosa cosa le piaceva e cosa non voleva.

E amava tenere il calice in maniera differente: il bianco dallo stelo, per non scaldare il vino fresco, il rosso dal calice, quasi a sentire con tutto il palmo il calore e la forza del nettare, ad afferrarli e farli suoi.

Reggeva bene l’alcool lei e non le interessavano i super alcoolici. Il vino aveva un certo fascino ed era convinta che chi amava mangiare e bere bene, sapeva anche fare bene l’amore.

E quella sera avrebbe voluto avere qualcuno con cui bere…


SCELTE

Strano come spesso ci fissiamo su persone che non ricambiano il nostro interesse o peggio, che sono già impegnate e quindi si barcamenano senza scegliere.

Destino? Sfortuna? Io sono una specialista di questi amori impossibili e a volte dubito che in fondo sia perché nel profondo so che non si realizzeranno e questo mi eviterà di soffrire intimamente, nel corpo e nell’anima. Perché io credo che quando ci si innamora veramente, ogni cellula del nostro corpo è come se si dilatasse pervasa dall’amore. Al contrario, quando un amore finisce, le cellule si contraggono quasi ad abbracciarsi per consolarci.

Ma questa paura, che indubbiamente ha radici lontane in una fiducia tradita che spesso è quella di un genitore e non di un amante, ci inchioda e ci impedisce di scegliere persone diverse, con la speranza che l’oggetto del nostro desiderio trovi il coraggio di scegliere… ovviamente noi.

OGNI SCELTA E' UN BIVIO DELLA VITA | iTiVu Abruzzo Internet Television

ABBANDONI

E già, la vita è anche questo, una serie di abbandoni. Gli abbandoni non sono come le perdite: queste sono casuali, gli abbandoni prevedono un’intenzione, quindi in qualche modo finiscono per essere più difficili da metabolizzare. 

Io credo che i rapporti umani siano preziosi e non riuscirei a sparire da un momento all’altro senza nemmeno salutare. Eppure il web ci ha abituati anche a questo. Conosci persone in chat, scambi delle idee, con alcune si instaurano perfino rapporti speciali e poi un giorno puff, spariscono e ti chiedi perché, cosa è successo, cosa l’ha fatta scappare. All’inizio non mi capacitavo di questo meccanismo, poi mi sono resa conto che non tutti danno valore alle persone, c’è chi le usa e quando passa l’entusiasmo della novità, si defila.

Non mi abituerò mai a questo meccanismo, facilitato dall’essere nascosti dietro a uno schermo. Condizione ottimale per chi non ha il coraggio di giocarsi fino in fondo e si tiene pronta la via di fuga. Persone codarde, prive del coraggio di ammettere una fine.

Io però non mi arrendo a questo sistema e continuerò a investire nei rapporti umani perché quello che interessa a me è il cuore delle persone e finché intuisco che un pezzetto di cuore batte, io continuo a crederci, nonostante le delusioni.

Come scegliere il monitor migliore per risoluzione dello schermo -  Navigaweb.net

CAMBIAMENTI

Rosa studiava la sua immagine allo specchio: non poteva lamentarsi, vero, ma lei era molto esigente e non si rassegnava a vedere le sue forme cambiate e qualche chilo in più. “Dovrei mettermi a dieta” pensava, ma ci volevano intenzione, impegno e costanza e il momento giusto per iniziare.

E quello non era il momento giusto…

Di Rosa si diceva fosse sensuale. La prima volta che lei aveva sentito questo complimento era scoppiata a ridere. Chi, lei? sensuale??? Alla fine però forse era vero, perchè la sensualità non aveva tanto a che fare con la bellezza estetica, ma era piuttosto un insieme di caratteristiche. Rosa amava ridere, mangiare di gusto e bere bene ed era imprevedibile e anche un po’ selvaggia. E questo scatenava la curiosità  ma nello stesso tempo a volte intimoriva e Rosa ne era sorpresa e divertita. 

Ma lei era così e in fondo si piaceva, con i suoi dannati chili in più, i suoi sbalzi d’umore e le sue risate improvvise, con i su e giù della vita e il coraggio di affrontare ogni nuovo giorno come una sfida.

 

DUBBI…

La perfezione: un mito. Eppure, fin dalla nascita, siamo tutti in qualche modo, chi più chi meno, indirizzati a questa meta. Puoi fare di più, devi fare di più. Se poi sei un pochino più dotato della media, apriti cielo! Così, spesso inconsapevolmente, esponiamo i nostri successi con orgoglio, senza renderci conto che chi ci sta davanti può sentirsi inferiore già per conto suo.

Sicuramente l’ho fatto anch’io, ma non te ne rendi conto finché non sei  dall’altra parte della barricata, quella di chi è un po’ più sfigato, passatemi il termine.

E poi perché essere perfetti? Non ci sono medaglie in palio e non si vincono premi e sicuramente lo sforzo di essere perfetti per fare quel che è giusto in assoluto non porta automaticamente alla felicità, né la nostra né quella delle persone a cui vogliamo bene.

Fare quel che è giusto. Ma chi stabilisce cosa è giusto e cosa no? Non parlo di legalità, ma di quello che è giusto per ognuno di noi, adatto al nostro carattere, alla nostra personalità. L’errore è credere che esista un “giusto assoluto” applicabile a tutti indistintamente e a cui tutti dobbiamo adeguarci Ma noi siamo diversi gli uni dagli altri e quel che è giusto per me, adatto alla mia essenza, alla mia anima, non è detto che lo sia anche per te.

E allora smettiamola di rovinarci la vita cercando di essere perfetti per fare la cosa giusta o facendo la cosa giusta per essere perfetti! Guardiamoci allo specchio e chiediamoci un po’ più spesso se siamo felici e se non siamo perfetti, chi se ne importa!

dubbi-attività-alimentari-punto-di-domanda

ROSSO PASSIONE

Tante sfumature: porpora, vermiglione, carminio, scarlatto, corallo, cremisi, pompeiano… ma alla fine rosso fuoco e rosso passione. 

Colore difficile da indossare… anni fa avevo un bellissimo abito rosso con una storia. 

Un pomeriggio d’estate giracchiavo senza meta guardando le vetrine e improvvisamente un abito rosso attrasse la mia attenzione, “E’ mio, lo voglio!” Entrai e chiesi il prezzo… per poco non svenni, era fuori dalla mia portata. Ringraziai e uscii. Ma l’abito mi rimase in testa e decisi che dovevo trovarne uno che “mi parlasse”, come aveva fatto la mia rinuncia. Da quel momento non so quanti pomeriggi trascorsi alla ricerca dell’abito rosso, ma nessuno mi sembrava speciale e così vagavo, rifiutandomi di prendere in considerazione un altro colore, rosso o niente!

Era un periodo in cui stavo proprio bene e volevo un vestito rosso per essere notata. Già, perché con un vestito rosso non passi di certo inosservata. E alla fine lo vidi, era lui! il mio vestito rosso! Abito a sirena, fasciante, lungo sotto al ginocchio con uno spacco discreto davanti. Scollo a V, legato dietro al collo, taglio maniche all’americana. E un prezzo più che abbordabile. 

Entrai in negozio e chiesi di provarlo. Mi guardai: non ci potevo credere, ero io? Potere di un colore, avrei conquistato il mondo, mi vedevo bella, cosa che per una come me con un livello di autostima piuttosto basso era un bel  salto.

E quella fu l’estate del vestito rosso. Quando lo indossavo (e un abito rosso non si porta tutti i giorni, bisogna essere pronte, coraggiose, sicure di sé, perché tutti ti vedranno), andavo alla conquista del mondo.

Tutte dovremmo avere un abito rosso, perché tutte abbiamo diritto di stare un po’ al centro dell’attenzione. Anzi, adesso che ci penso, non ho più avuto un vestito rosso… sarà venuto il momento di comprarne uno?

PERDITE

La vita è fatta di perdite. Non tutte le vite ne annoverano lo stesso numero, ma tutti ne abbiamo. Non tutti le vivono allo stesso modo perché siamo tutti diversi e ogni perdita lascia in ognuno di noi una traccia indelebile, unica come le impronte digitali.

A volte ti sembra di averla dimenticata, in realtà è solo nascosta, accucciata in un angolo del cuore, e il dolore che avevi sofferto al tempo della perdita è pronto a rifarsi vivo quando meno te lo aspetti, anche se con una gradazione differente: una parola, un’immagine, un ricordo ti riportano là, ma da lontano.

Quando mio padre se ne andò di casa per un’altra donna e un altro figlio avevo 19 anni. E per andarsene lui aveva scelto il giorno in cui uscivano le materie della mia maturità, che tempismo! Mi ricordo ferma davanti al tabellone con l’assegnazione delle materie, le lacrime che mi rigavano silenziosamente il viso e mi appannavano la vista.

Poi ti abitui all’assenza, o almeno credi di esserti abituata, fino a quando non vieni nuovamente colpita. A me è successo con il primo figlio, quello desiderato, atteso con gioia e un po’ d’incoscienza perché non ti viene in mente che potrebbe andar storto qualcosa. Una malformazione cardiaca se l’è portato via dopo due mesi. E il dolore per la perdita riaffiora e si somma al precedente e tu pensi che non ce la farai, che il tuo cuore non può reggere un tale peso, che non è giusto. Ma poi, pian piano, ti risollevi. Arrivano altri figli e la gioia è così grande che non ci pensi più così spesso. Ma lui resta lì in un angolo, zitto zitto. Fino alla perdita successiva.

E arriva la separazione, la fine dell’amore, di quello che credevi sarebbe durato tutta la vita. E crolli. Una serie di abbandoni più o meno scelti o subiti, che improvvisamente fanno sentire il loro carico e ti accorgi che niente sarà come prima. Ricomincerai, avrai altri amori, ma la leggerezza del cuore, la speranza e la fiducia saranno sempre all’erta, timorose che qualche imprevisto rovini tutto. Avrai le spalle ogni volta più larghe e ogni perdita sarà più facilmente superabile, ti riprenderai più in fretta, si impara, ma non dimenticherai.

Mai.

Lutto e perdita - Dr.ssa Patrizia Cammarota

L’ATTESA

Un gioco, era iniziata così, un gioco per ingannare la noia e la solitudine… soprattutto la solitudine e il bisogno di contatto umano, quello che ormai era venuto a mancare. Tutto si era trasformato in virtuale, anche il contatto fisico e quando ci pensava, Ines non riusciva a darsi una spiegazione.

Come era arrivata al quel punto, non lo sapeva. Troppo facile dare la colpa all’isolamento imposto dal lockdown, agli amici ormai rinchiusi nelle strette cerchie familiari. La realtà era che lei si era sempre sentita diversa, più indipendente e più curiosa delle sue amiche e di sua sorella; Ines era sempre alla ricerca o in attesa di qualcosa di nuovo, di una qualche sorpresa che le facesse scoprire un altro lato della sua molteplice personalità. In qualche modo era amante del rischio, seppur misurato, l’affascinava e l’attraeva…

Durante gli ultimi mesi aveva scoperto lati di sè ignoti che le avevano rivelato una donna molto diversa da quella che era sicura di conoscere perfettamente. All’inizio si era un po’ spaventata, non si riconosceva, e non capiva se era in atto una trasformazione o se era sempre stata anche così senza saperlo. Poi pian piano aveva accettato l’idea di essere come un puzzle, fatta di tanti pezzi diversi che componevano un insieme.

E tuttavia questa inquietudine, che ormai aveva pervaso la sua parte più intima, non l’abbandonava e le teneva compagnia nell’attesa di una svolta. Questa sorta di insoddisfazione, di sensazione di incompletezza, aveva preso possesso anche del suo corpo fisico trasformandosi nella consapevolezza di  una mancanza. Proprio per questo c’erano momenti in cui era certa di poter oltrepassare qualsiasi limite, ma erano subito seguiti dal timore razionale che frenava ogni iniziativa. Il cosiddetto buon senso, che spesso le tarpava le ali inibendo salti nel vuoto che avrebbero potuto solo farle del bene.

Ma la domanda era “Avrebbe osato?”. Si trattava di arrivare a quel punto che la sua amica Amelia aveva descritto tempo prima come il momento in cui ti trovi in una situazione imprevista e ti chiedi “Cosa cazzo sto facendo?” e subito dopo non ci pensi più e ti lasci andare. Ines aveva già provato quella sensazione folle molti anni prima e nel profondo si augurava le succedesse ancora. Chissà, forse doveva solo dimenticarsene per lasciarsi sorprendere un’altra volta…

Il valore dell'attesa - Il potere della pazienza secondo il pensiero di Maria Montessori - Giorno dopo Giorno