TUBULAR BELLS DI MIKE OLDFIELD – A OPERA ROCK- 1973 by JANKADJSTRUMMER

 

TUBULAR BELLS

TUBULAR  BELLS

Michael Gordon Oldfield nasce come chitarrista folk-rock, dopo una breve parentesi di lavoro con il fratello Terry e la sorella Sally ed un album del 1969 dal titolo “Children Of The Sun”, lavora con la band di Kevin Ayers ex Soft Machine dedita molto alla sperimentazione del suono cosiddetto di Canterbury. Inizia a lavorare con molti strumenti e a fare le prime sovraincisioni amatoriali fino a che non riesce a creare un opera rock strumentale molto particolare in cui convive sia l’anima folk che quella rock progressive. In quel periodo nessuno punta su questo lavoro, non convince questa suite di 50 mInuti ritenuta poco commerciale, fino a quando non viene proposta alla nascente etichetta VIRGIN che farà poi la fortuna con questo disco. Iniziano così le elaborate sessioni in sala d’incisione dello stupefacente “ Tubular bells “e dopo una lunga gestazione nel 1973 il disco viene pubblicato.

E’ l’inizio dell’astro nascente di Oldfield che raccoglie l’agognato successo per un disco elaborato  ma di gradevole ascolto: una successione di frammenti musicali, creati dalla sovrapposizione di strumenti suonati perlopiù dallo stesso musicista, entrati  di diritto nella storia della musica. Su tutti, il tema d’apertura con una tastiera quasi ossessiva che unita ad un giro di basso ti immette in un clima molto sinistro, un introduzione che è calzata bene come colonna sonora del film “ L’esorcista”  oppure la fine della prima facciata, ove vengono chiamata ad uno ad uno gli strumenti che si sovrappongono e preparono per il gran finale che culmina, le con le campane tubolari, le Tubular bells appunto. I 50 minuti del disco, diviso in due parti, pare, si ispira al Bolero di Ravel, la musica scivola via con i suoi continui cambi di tempo ma la cosa che più risalta è l’assenza in tutto il lavoro della batteria e della parte cantata ad eccezione del finale della 2 ° parte dal sottotitolo”The Piltdown Man Section”, dove Oldfield, dopo essersi scolato mezza bottiglia di whisky, esterna tutta la sua frustrazione al mondo intero con i suoi grugniti da uomo delle caverne. Simpatica è anche la conclusione dell’opera, affidata al traditional “The Sailor’s Hornpipe”  meglio famosa come sigla dei cartoon di “Braccio Di Ferro”.

Recensire dal punto di vista musicale questo disco non è facile: la 1° parte subito dopo il tema iniziale si apre con doppi fraseggi di tastiere conditi con fiati andini e chitarre in libertà fino a che la musica diventa gioiosa e serena e culmina in un tema di mandolino quasi partenopeo che la dice lunga sul magnifico bagaglio musicale di Oldfield, il tema centrale resta invariato ma si arricchisce di echi mediorientali e variazioni sul tema fino a raggiungere l’apice con delle incursioni di chitarre lancinanti. La suite continua e si addolcisce con dei richiami alla danza indiana e le chitarre diventano quasi folk mentre in secondo piano si odono rintocchi d’organo. Il finale della prima parte è quella stupenda reintrè degli strumenti che ad uno ad uno riprendono le poche note e che culminano con le Tubular bells di cui si parlava prima e si chiude con degli arpeggi di chitarra classica. Nel secondo tempo dell’opera si riprende il clima acustico quasi sognante, le chitarre si intrecciano fino a che un organo intona un minuetto folk che ti guida in un viaggio fantastico verso verdi paesaggi inglesi reso quasi epico da un crescendo di mandola e da  un bel coro femminile. La suite scivola poi armoniosamente sul classico, su suoni antichi su cui i timpani reggono il tempo, poi ancora una miriade di suoni che sembrano suonati da una band e diventano un preludio ai grugniti animaleschi, riff di chitarra di cui si parlava prima fino a sprofondare su un assolo di organo di chiesa. Il finale, dopo questa parte particolarmente tetra e sinistra, è affidato ad tema allegro e spensierato che ne stempera l’atmosfera.

Tubular bells è un opera geniale, ponte tra il progressive rock e la new age che verrà, è il disco con cui il rock strumentale varca definitivamente la soglia dell’ arte maggiore e  che non deve mancare in nessuna cd-teca che si rispetti. Vani sono stati tentativi di ricreare questa atmosfera e sull’onda del successo planetario Oldfield ha pubblicato varie versioni di questo lavoro: “Orchestral Tubular Bells” (1975), “Tubular Bells II” (1992), “Tubular Bells III” (1998), “The Millennium Bell” (1999) e “Tubular Bells 2003” (2003), dischi che confermano che i capolavori sono irripetibili.

Buon ascolto o riascolto da JANKADJSTRUMMER

 

https://youtu.be/KXatvzWAzLU

TUBULAR BELLS DI MIKE OLDFIELD – A OPERA ROCK- 1973 by JANKADJSTRUMMERultima modifica: 2021-01-15T17:51:20+01:00da giancarlopellegrino