Willy De Ville, il pirata del rock (Stamford, 25 agosto 1950 – New York, 6 Agosto 2009)

Willy De Ville, il pirata del rock

(Stamford, 25 agosto 1950 – New York, 6 Agosto 2009)

La scomparsa di Willy DeVille è passata un po’ in sordina perché  il personaggio non era così famoso da invadere la carta stampata e la TV, ma per chi lo ha amato la sua perdita ha lasciato il segno. La sua avventura iniziò nella New York  nevrotica ed elettrica dei Ramones, dei Talking Heads e dei Television, di fine anni 70 sul palco del leggendario  CBGB, il club che ha visto nascere il fenomeno punk. Il suo gruppo si chiamava Mink  De Ville ma solo lui ne incarnava l’anima. Magrissimo capelli lunghi, camicia da corsaro e orecchini, il meticcio Willie si presentava sul palco per proporre un rock ibrido, contaminato, un mix di punk e musica latina, violenza ma anche poesia e lirismo, suoni forti e taglienti a cui si contrapponevano  morbide  ballate, un genere che sarebbe diventato una delle sue migliori espressioni. I primi album dal 1977 al 1981 («Cabretta», «Return To Magenta», «Le Chat Bleu») fanno emergere  un grande artista con una forte componente di  versatilità. Il suo motto era fare una musica con più ispirazioni, da «cane randagio» come si definiva. Non era un «chicano» come si poteva pensare ascoltando molti dei suoi brani. Era nato infatti a Stamford, nel Connecticut, sua nonna era un’indiana irochese, ma c’era in lui anche sangue irlandese e basco. Queste radici, in qualche modo, devono aver contribuito a farne un musicista eclettico. Successivamente  pubblica «Coup de Grace», uno degli album migliori della prima parte di carriera. Il cambio di etichetta coincide con il  cambio definitivamente del nome da Mink De Ville a Willy De Ville, trova definitivamente un suo stile personale che gli regala di discreto successo con l’album «Miracle» del 1987. Trasferitosi a New Orleans nel 1988, è influenzato dallo stile e dal suono  prodotto dalla prima colonizzazione francese (la musica cajun e lo  zydeco) e il R&B della zona del Delta, pubblica, quindi,  «Victory Mixture» (con la presenza di grandi musicisti di quell’area) e «Loup Garou» (1995). Dalla Louisiana un nuovo trasferimento, questa volta in New Mexico, con un ritorno a musiche ispirate alle tradizioni del Sud degli Usa e alle melodie di ispaniche. Tra i brani più famosi della sua lunga carriera c’è la bellissima e latina «Demasiado Corazon» (in Italia usata come sigla di Zelig) ma anche una versione «mariachi» del classico «Hey Joe» di Jimi Hendrix. La sua vita privata non è stata molto fortunata. Sposato tre volte, le sue due prime mogli sono entrambe morte. Willy De Ville era tornato a vivere a New York dal 2003. La sua carriera si chiude con il suo ultimo album “Pistola”, del 2008, un album dignitoso forse meno ispirato degli altri, ma gradevole. A tutti gli appassionati di musica resto il ricordo di un musicista atipico capace di stupire per versatilità e genuinità musicale, da riascoltare i suoi album migliori, in particolare quelli di inizio carriera o il live del 1993. Personalmente di lui mi resta il ricordo del suo concerto di Firenze, nella splendida cornice del Piazzale Michelangelo, in cui il pirata con la chitarra sguainata come una spada, sulla prua del galeone, mi ha traghettato  verso posti esotici e sconosciuti perché in quel concerto antologico aveva  accantonato  le cupe sonorità per recuperare quelle ballate solari e vibranti che avevano caratterizzato tutta la sua produzione degli ‘80, sfoderando una  voce energica, viva e tanto maledettamente black.                                    Thank you Willie  da JANKADJSTRUMMER

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Willy De Ville, il pirata del rock (Stamford, 25 agosto 1950 – New York, 6 Agosto 2009)ultima modifica: 2020-05-24T23:24:01+02:00da giancarlopellegrino