Lo ammetto

Spezzo il pane che smollica sul tavolo liscio come una selce levigata,
la vita scorre all’esterno, dentro un tubo che ne attutisce il clamore.

Ascolto il ticchettio della vecchia pendola
che svogliatamente compie il suo ottuso lavoro
tic tac tic tac tic in un circolo vizioso e viziato
ci porta dal calore uterino sin nella tomba fredda ad ogni richiamo.

E ancora vita che succhia la morte e riproduce se stessa in mille e mille forme
energia vibrante che appare e scompare nella materia e nella probabilità di esistere.

Seduto ad ascoltar storie con scarso inizio e ancor meno fine
smuovo le molliche con un dito,
tra poco saranno secche,
ossidate,
inutilmente in attesa.

Fermo la pendola, con quel rumore è impossibile dormire
“na pisciatina, na sarvereggina e me ne vado a letto”

Sono il primo a non capire

Ti spogli tranquilla, da donna, coprendo l’imbarazzo con un sorriso accennato che ti riga il viso.

mi strappo i vestiti di dosso come chi ha fretta di fare una doccia,
li getto sulla sedia di fianco il letto,
lascio su le mutande non sapendo se ho fatto bene.

chiudo gli occhi, sei vicina, ti bacio, mi baci
sento il calore del tuo corpo liscio
riapro gli occhi tra le tue gambe,
soffoco un po’ schiacciato sul tuo sesso umido, succoso, profumato.

mi vuoi nella bocca, nel corpo, nella testa

ti lamenti stringendomi così forte da sentirti il cuore attraverso le ossa
esplodo dal ventre urlando come un maiale al macello

sulla schiena, il soffitto, il sudore, la tua mano, il respiro, le non barriere, il sonno, la fiducia, il piacere… l’amore?

Semplicemente piove

piove a raffiche come fosse una punizione meritata bagna testa spalle ossa e occhi socchiusi
la pozzanghera di fronte riflette l’immagine del mio corpo distorto dai colpi delle gocce
il buio è trafitto dalle luci artificiali grondanti anche loro lacrime lente
tutto è sospeso e indefinito