Il deserto dei Tartari (1940).
Recensito migliaia di volte, quindi non porto nulla di nuovo se non sensazioni strettamente personali.
Ipnotico, non vorresti mai finire di leggerlo. Siamo un po’ tutti Giovanni Drogo, bloccati in un ufficio o in una fabbrica, davanti un televisore o a fianco della persona sbagliata, con un telefonino in mano pieno di luce e di nulla, fermi ad aspettare la fine consumando le ore e i giorni, gli anni e le stagioni bruciate nel forno famelico del tempo che passa. Inesorabile, corre verso una fine incognita solo nelle modalità, peraltro sempre drammatiche. Così il finale del romanzo. Quando sembra arrivato il momento atteso da una vita, arriva l’infamia dell’impossibilità, l’ingiustizia rappresentata dai nuovi arrivati, la presa di coscienza della sconfitta e infine della resa. Sul volto un sorriso, forse non troppo amaro.
Dino Buzzatiultima modifica: 2022-10-05T18:37:18+02:00da
cassetta2 dice:
è interessante ricordare che Dino Buzzati scrisse “Il deserto dei tartari” quando aveva trentatré anni e lavorava al Corriere della Sera di Notte, quando sembra che il tempo passi inesorabilmente invano.
kevinkart dice:
Non lo sapevo. Il tempo a volte passa inesorabilmente invano un po’ dappertutto.
Oppure è tutto il contrario, illudendoci che non sia così. Se mai fosse, facciamo davvero bene 🙂
Forse è scritto un po’ confusamente e non rende, ma tant’è, mi perdonerai.
miss.sorriso.candy dice:
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.( Charlie Chaplin )
Un dolce sorriso di buona serata…
,clikka….da miss.sorriso…
kevinkart dice:
Che poi, se uno buono e dolce è pure intelligente… :)))
Buona serata a te