Cerco di spiegarmi tutto.
Riassumo nella testa l’insieme raccattando pezzi sparsi e sensazioni vissute che,
come macchie di sudore sotto le ascelle lasciano un alone duro a smaltire e orribile da raccontare.
E passo passo, mollica a mollica cerco di contenere nelle mani tutto il contenibile.
Qualcosa sfugge, cade attratto dall’oblio vorticoso del tempo famelico, filtra tra le dita
e cola negli spazi più infimi, nelle cantine più buie.
E perdo il tutto!
Ricominciando ancora da capo nella raccolta con la consapevolezza e la forza della sconfitta.
Ricordo un tuo ciao ciao ciao ciao sbaciucchiandomi.
Una lacrima calda in quel silenzio folle di un orgasmo.
Quelle scale dietro il Campidoglio dove rincorrevo le tue natiche dure.
Le bugie. Le gioie, la vergogna e la follia.
Polline e fiori svolazzano, l’aria calda di un’estate rovente ammorba i ricordi.
Vedo mamme correre trascinando bambini attoniti e rassegnati, cani ben vestiti in cerca di un osso da mordere e soprattutto da mostrare, belle donne profumate che non possederò mai, occhi persi e gesti consumati dal tempo e dalla noia.
Volo in alto, forse troppo. Sento il fruscio del vento tra i capelli e le piume, l’aria ora è frizzante,
la visione del tutto è completa, la dimensione delle cose quella giusta… respiro bene.
Si lo ammetto, è una fuga ma da quassù il relativo è legge e le sfumature addolcendo i contorni
rendono le cose più belle.
E il bello si sa…