Thomas Mann
La montagna incantata (1924).
Diviso in due volumi, è un romanzo pericoloso. Fa star male fisicamente.
La malattia, il tempo, il sentimento presunto, la bellezza e la rinuncia alla vita, il crogiolarsi nell’essere accudito, il far parte di una comunità, lo scontro di idee e ideologie, l’amore perso o peggio mai avuto, l’amicizia, il duello, la guerra.
Leggendo, vivi le stesse emozioni del protagonista. Stanchezza cronica e sonno che sfocia in incubi angoscianti e fastidiosi. Non ti fa pensare, lo fa per te.
Sentirsi male è meglio che stare bene, più completo.
Cosa c’è di più facile se qualcuno si occupa di te e ti accudisce come nell’infanzia? Quando tutti ti dicevano cosa fare e come vedere le cose.
Accettarlo di buon grado era la cosa migliore, più comoda per tutti.
Ora però misuro la febbre anch’io.
E’ l’instabilità della vita e di quando il tuo umore dipende da un buongiorno smozzicato o da una nuvola che passa.
Sale la pressione, sale la temperatura quando sei in balia delle cose intorno a te e perdi stabilità.
Sei sferzato dal vento e dagli eventi e dalle persone che ti guardano le scarpe o ti carezzano con gli occhi salutandoti.
Continuo a leggere, da pag. 302 a 316 assoluto capolavoro.
Nel secondo volume la morte si fa viva, dalla minaccia alla concretezza.
I mille pensieri e le filosofie espresse dai protagonisti, tutto vero e tutto falso al tempo stesso.
Fatali illusioni che dividono e minacciano la bolla del sanatorio del romanzo e il mondo intero.
Fino a farlo scoppiare.
E’ un bene?
E’ un male?
Poco importa, si resta lì ad ammirarlo.
Incantati.
Non lo leggete
Non lo leggeteultima modifica: 2024-02-04T16:52:44+01:00da