Senza Titolo

E l’uomo vive, si affanna, farfuglia,
prova ed è convinto, s’illude d’amare
e mette gli apostrofi.

S’arrampica sui monti e sprofonda negli abissi più neri,
nelle avventure più perverse, nella melma fino alla gola
nel marcio e poi risale leggero,
palloncino colorato verso il cielo
dove un gioco di pressione naturale lo inchioda.

Sparge seme nel vizio dell’immortalità,
sangue alla ricerca del perché della morte
e latte per vivere e nutrire speranze.
Per esse si muove come un pupo siciliano sul palco,
rigido e truccato sugli occhi e ancor più spesso nel cuore.

E poi affonda in lenzuola di seta profumate,
in un campo di fiori dorme profondo
con la natura che canta marcendogli la scocca.

Ed ecco un nuovo vagito che rompe l’aria,
coinvolge l’anima di chi lo ascolta
e due occhi e un sesso e gambe e braccia e linfa che scorre
forte e giovane ad alimentare la musica cosmica dell’essere

un nuovo giorno, una nuova vita, un passo in più