Chi come me ha amato “La Maledizione dello spirito” e “La messaggera dellel anime” non può farsi sfuggire anche questo terzo volume della saga scritta da .
A differenza dei due che lo precedono però, non ritroviamo i personaggi già noti di Cazaril o Ista, le cui storie si intrecciavano seppur a distanza di anni, ma siamo comunque davanti a delle vicende che interessano allo stesso tempo sia la stessa ambientazione sia le stesse divinità.Protagonista del romano è Lord Ingrey che viene inviato a indagare sulla morte del principe Boleso, nobile stravangante allontananto precedentemente dalla corte per affievolire alcuni scandali che lo riguardavano. Sembra un lavoro come altri per chi è al servizio del Guardiasigilli, ma la realtà avrà delle sorprese. Ingrey, infatti, custodisce dentro di sè lo spirito di un lupo, conseguenza di azioni passate azionate a sua insaputa di cui vuole solo scordare tutto, ma che invece sarà costretto a riportare a galla quando sul suo cammino incontrerà lady Ijada, responsabile della morte di Boleso e con qualcosa che li accomuna.
In un crescente di spirtualità magica e passato che riaffiora passo dopo passo, Ingrey scoprirà come gli Dei possano avere piani precisi al di là della volontà degli essere umani e come spesso il passato possa ritornare più prepotente di prima con sorprese e conseguenze tangibili.
E’ un libro questo, come gli altri due, che ho letto voracemente, suggestionata dalle parole e dalle immagini di magia e storia che trapelano nella storia. Oltre all’mabientazione e alla presenza delle 5 divinità, non ci sono paralleli con le altre due storie, ma questo non diminuisce il piacere della lettura.Lo consiglio non solo a chi già conosce la scrittrice, ma anche a tutti coloro che amnao il fantasy diverso da quelli in circolazione, dove la storia può fondersi con la fantasia e produrre così delle ottime storie.