Recensione B&B “Li Suluri” a Lecce

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Una buona vacanza ha sempre alla base il posto dove ci si ferma a riposare e passare la notte. Anche se poi devi ripartire, anche se è un “tocca e fuggi”, ma è una cosa essenziale. Per questo bisogna scegliere con cura e oggi voglio parlarvi di questo spicchio di paradiso nella bella Lecce barocca.

Si tratta di un B&B dal nome originale e da un significato per nulla banale: “Li Suluri”,ossia “le sorelle”, perché è gestito proprio da due sorelle, Emilia e Raffaella che, a pochi passi dal centro storico di Lecce, hanno creato con maestria questo luogo così incantevole.

Verrete accolti in un vero e proprio appartamento a pian terreno, con due camere da letto che permettono il pernottamento anche a chi viaggia con più persone; il posto, inoltre, è davvero ad uno schiocco di dita dal centro leccese (dove vi invito ad ammirare la bella statua di Sant’Oronzo e il grandioso anfiteatro romano!) in una bella città dove tutto si può raggiungere a passo d’uomo!

Non troverete nulla di dozzinale a “Li Suluri” né il solito aspetto che in un bed & breakfast ci si aspetta di trovare, perché l’appartamento a cui si accede non ha nulla da invidiare ai più stellati e caratteristici Hotel della zona. Anzi, vi troverete quel tocco in più che in ogni vacanza si cerca: la disponibilità, la squisita accoglienza di due sorelle che hanno investito in un progetto del genere con gusto e passione, e delle ottime colazioni (eh, si, vi prenderanno per la gola grazie alla bravura di Raffaela!)
 Quindi, cosa aspettate? E se avete ancora dubbi, date un’occhiata al loro bel sito! B&B “Li Suluri”

Recensione “Ritratto di signora” di Henry James

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Ritratto di signora”è stato un romanzo molto ricercato da me e letto con cura, anche se all’inizio ho faticato a sentirmi coinvolta: i personaggi mi apparivano complessi, anche se mai banali e avevo l’impressione di guardare un bel quadro senza capirlo.Sono bastati pochi capitoli per cambiare la prima impressione e ritrovarsi con Isabel a passeggiare nella bella tenuta di Gardercourt, in Inghilterra. È lei la protagonista della storia, lei la musa che spinge l’autore Henry James a delineare quel ritratto che si spiega man mano nel corso della storia e che ci permette di sbirciare nei pensieri della signorina Archer. Isabel è una giovane donna americana che segue una zia sconosciuta nell’altrettanto poco nota Europa. Una ragazza intelligente, risoluta, diretta, moderna direbbero i contemporanei di James; una fanciulla che sembra avere chiaro in mente lo scopo della sua vita: quello di visitare il mondo, conoscere la gente e di godere delle novità che le sono piombate addosso assieme alla zia, senza badare ai pretendenti che vogliono privarle questo salto mondano.
La seguiamo nel suo viaggio a Parigi, poi Firenze e Roma e la si ritrova sempre pressata da parenti e amici, da conoscenti e pretendenti. Come Lord Warburton, che si dichiara suo innamorato fin da subito, o come il tenace americano Goodwood che non accetta i suoi rifiuti. Sullo sfondo invece la figura del cugino malato Ralph, l’unico che sa di non avere chance, ma anche il solo a preoccuparsi affinché lei sia davvero libera e felice: sarà lui a creare la svolta nella vita della cugina, con tutte le conseguenze che si scoprano man mano.
I personaggi di questo romanzo, torno a ripetere, sono complessi, così alla fine il lettore non sa come giudicare Madame Merle e i suoi fili da burattinaia, o se ammirare l’ingegno troppo decantato di Gilbert Osmond

Quello che emerge da questa storia è una protagonista che  appare come una creatura eccezionale, ma spesso è lo stesso autore a convincerci che lo sia. Per tutto il romanzo ricorre all’idea che Isabel sia ritenuta fuori dal comune, ma a me sembra che se lasciata a se stessa avrebbe brillato in una luce migliore. Si percepisce a tratti l’oppressione di una donna che deve vivere secondo gli schemi già prefissati da un’educazione severa e una moralità falsa e corrotta. A tratti ci si sente schiacciati come lei.

Seppur il pensiero di James sul gentil sesso non sia dei più positivi (fra le righe, a volte poco velatamente, descrive le donne come esseri frivoli e volubili) con questo libro ha voluto esaltare quella figura di donna moderna che si iniziava a intravedere nel mondo alla fine dell’ottocento: Isabel è l’incarnazione di una società che sta per fare il salto che permetterà di arrivare al voto e alla parità dei diritti per tutte le donne, anche se il cammino, si intuisce bene alla fine del romanzo, non è semplice né scontato.

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