L’uccello del sole di Wilbur Smith

UNA CITTA’ PERDUTA. UN SACERDOTE E UN SOVRANO AMICI. UN ARCHEOLOGO SULLE LORO TRACCE.


Lo storico e militare ateniese Tucidide affermò che la storia si ripete.
S
pesso, infatti, le nuove generazioni, non conoscono il proprio passato e si ritrovano a commettere gli stessi errori dei propri avi. Ben Kazin, protagonista e narratore nel romanzo “L’uccello del sole” di Wilbur Smith, non può immaginare quanto sia vera tale affermazione.

"L'uccello del sole" di Wilbur Smith

“L’uccello del sole” di Wilbur Smith

Anni ’70. Ben è noto archeologo africano molto conosciuto nell’ambito, diviso fra la ricerca sul campo e gli studi che pubblica attraverso i suoi libri. Un uomo colto, intelligente, che la natura ha penalizzato con una gobba che nulla toglie alla brillantezza della sua mente. Da sempre è alla ricerca delle prove che avvalorino la sua teoria per cui, dopo la sconfitta di Cartagine a opera dei romani, un gruppo consistente di fenici abbia colonizzato l’area della Botswana moderna, in Africa.

Una tesi la sua che incontra lo sfavore della critica nonostante l’appoggio del milionario Louren Sturvesant, amico e finanziatore delle sue ricerche. Ma tutto questo sta per cambiare quando vengono trovate tracce della famosa Città della Luna che rimette tutto in discussione.

Piano piano Ben farà riemergere il passato. Grandi mura fortificate, una società attiva e florida dove la politica si intreccia con il culto del dio sole Baal. Un popolo ricco che ha lasciato tesori e testi a raccontare del suo inizio e della sua crescita, ma non solo. Aiutato dall’amico Louren, supportato dalla bella assistente Sally, l’archeologo africano porterà alla luce ben più di una comunità ormai estinta. Un forte legame, infatti, che crea un triangolo che sembra ripetersi a distanza di secoli di oblio. Quale filo unisce, infatti, il moderno archeologo con il sacerdote Huy Ben-Amon? Cosa si nasconde dietro i parallelismi tra passato e presente?

Wilbur Smith non racconta solo una storia, ma parla della sua terra, l’Africa, con un amore viscerale. In alcuni passaggi i riferimenti politici dei ribelli e le descrizioni di caccia non mi hanno molto entusiasmata e mi sono sempre chiesta se fossero utili, così come sono stati esposti, al fine narrativo.
Fra queste pagine, inoltre, si può cogliere un’istantanea del mondo di quasi cinquant’anni fa con una tecnologia che è ormai sembra obsoleta e metodologie di ricerca ormai superate.

Ho molto apprezzato le fasi di scoperta che portano il protagonista a ritrovare una città perduta, la gioia convulsa di far si che il passato abbia di nuovo la possibilità di farsi conoscere. Magistrale anche i parallelismi che portano il lettore a rivedere nelle gesta dei personaggi moderni l’eco del passato.

Si ha quasi l’impressione che il destino sembra dare a tutti una seconda possibilità e c’è una nota romantica in tutto ciò.

Perché, ricordiamoci sempre, che la storia si ripete. A volte pagando un prezzo troppo caro.

Buona lettura.

L’uccello del sole di Wilbur Smithultima modifica: 2019-07-07T09:50:49+02:00da tersicone0