Recensione “Il gioco” di Franca De Angelis

Il Destino può essere gabbato? E quante “possibilità” abbiamo?

Il gioco di Franca De Angelis

Il gioco
di Franca De Angelis

Cinque pezzi di carta, cinque possibilità. Un gioco, un metodo, la soluzione, l’inizio. Tutto dipende dall’interpretazione che si vuole dare, il risultato non cambia. A farlo sarà la vita, l’approccio a quelli che riteniamo i muri insormontabili della nostra esistenza.
Franca De Angelis, autrice de “Il gioco” (edito presso la Casa Editrice Le Mezzelane) ci mostra come la nostra fragilità possa essere solo una scusa se messa di fronte alle varie possibilità della nostra stessa vita.

Il lavoro teatrale che il lettore si trova davanti ha come protagonisti Agata e Paolo, dirimpettai nello stesso condominio. Sembra che a lei, Agata, le cose non vadano per niente bene: passa le giornate a dormire in un appartamento che non può più permettersi perché non ha nemmeno più un lavoro. Poi un giorno Paolo irrompe nella sua vita, quasi con gentile prepotenza, risollevandole il morale e insegnandole il “gioco”. No, niente carte o dadi, e nemmeno giochi di società, bensì qualcosa che la Dottoressa Zeta, come la chiamano affettuosamente i suoi pazienti, ha insegnato a lui. Si tratta di riservarsi delle possibilità, delle scelte che si potrebbero fare nella vita e che spesso, per pigrizia, non ci si concede. È la stessa dottoressa che nei suoi monologhi al pubblico, che a sua insaputa veste i panni delle forze dell’ordine, spiega le regole. lei prova a farci capire le implicazioni di quello che sembra solo un gioco, ma è quasi uno stile di vita. Perché una volta scelto il bigliettino bisogna portare a compimento quello che vi troveremo scritto, che sia lasciare un fidanzato o visitare un museo, addirittura compiere azioni poco oneste o buone. Non vi sono tranelli, forse solo un po’ di dipendenza, la stessa che contagia Paolo e fa disperare Agata fino a un epilogo inaspettato che poi, caro lettore, è solo un’altra possibilità della nostra vita.

Un lavoro superbo, avvolgente e che fa battere il cuore mentre ti chiedi cosa scriveresti tu nei famosi cinque biglietti e mentre sei lì a meditare ti rendi conto delle possibilità che hai davanti senza preoccuparti di metterle in atto. Una vera sfida lanciata al Destino per prendersi beffa di lui e riprendersi in mano le redini della nostra esistenza…o è anch’esso scritto in qualche Libro della Vita?

Quest’opera teatrale porta davvero il lettore a riflettere se tutto ciò che ci circonda l’abbiamo voluto noi, sia solo il frutto del caso scelto da qualche entità divina o sia solo la libera scelta di un bigliettino con una possibilità scritta da noi.

Ho trovato magistrale (non poteva essere diversamente data l’esperienza in campo dell’autrice) il modo in cui il lettore si sente catapultato dentro a quelle vite che non gli appartengono mentre si chiede se per lui “il gioco” funzionerà, se ha senso provarlo e se troverà il coraggio di fare ciò che pescherà. Ma soprattutto, ci serve? Non posso, infatti, non ricordare che spesso sappiamo esattamente cosa vogliamo, anche se non ce ne rendiamo conto:“Quando ti trovi davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché nell’esatto momento in cui la moneta è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando” diceva Bob Marley… e la cosa dovrebbe farci riflettere.
Buona lettura.

Puoi acquistare “Il gioco” qui:
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Recensione “Pieve Cipolla” di Gianpiero Pisso

Pieve Cipolla
di Gianpiero Pisso
Pieve Cipolla di Gianpiero Pisso

Pieve Cipolla di Gianpiero Pisso

Una ridente località della Val Seriana, pittoresca quanto lo sono i suoi abitanti, con tante storie interessanti celate fra i suoi paesani: questa è Pieve Cipolla, piccolo paesello immerso nella natura che da il nome al romanzo di Gianpiero Pisso, edito presso la Casa Editrice LE MEZZELANE. Qui il lettore potrà respirare la sana aria “di paese”, dove tutti conoscono tutti e dove è lecito affibbiare sopranomi agli amici più o meno scherzosamente e bere un bicchiere di vino mentre si intraprende una partita a carte.
La storia è per lo più corale, accarezzando di volta volta i personaggi più in vista del piccolo paese, ma tutto ruota, più o meno palesemente, intorno ai quattro avventori del bar di Brunetto: il professore, chiamato così nonostante non abbia titoli di studio adeguati, ma che elargisce perle di saggezza all’occorrenza; il Rosso, dalla ramata capigliatura, apicoltore e con un matrimonio fallito alle spalle; c’è poi Giannino, con una moglie ipocondriaca e Teo, allevatore di mestiere e il più navigato dei quattro in fatto di donne. I famosi “quattro amici al bar”di Gino Paoli, insomma, che conducono vite così normali che il lettore non può che sentirsi loro amico.
Persone normali, semplici e con tanti difetti, ma vere proprio per gli stessi identici motivi. Dal brigadiere Annunziata, al parroco don Roberto, passando per gli amori fuori dall’ordinario di Bianca, tutti, ma proprio tutti i personaggi del libro hanno storie da raccontare e lo fanno nella loro quotidianità.
La località, spiega l’autore, non esiste nella realtà, ma ha poca importanza, perché Piave Cipolla potrebbe essere un paesino del sud quanto del centro Italia, senza per questo perdere le sue bellezze naturalistiche o culturali. Ogni piccolo centro meriterebbe di essere riscoperto, attraverso i suoi abitanti e le attività locali: il libro cerca di fare proprio questo, “adescando” il lettore in un posto magico, ma immerso nella normalità.
A tratti si respira la stessa aria dei libri e dei film di “Don Camillo e Peppone”, di quelle pellicole di registi come Monicelli o De Sica:ci si aspetta di vedere le scene in bianco e nero, con una voce narrante che guidi lo spettatore in quella vita sconosciuta ma speciale.Si respira la stessa intensità, gli stessi scorci di vita normale che non per questo è banale.
È un romanzo da scoprire, che fa sorridere e ti dona ore piacevoli di lettura, che porta a galla gli aspetti tipici di località piccole che nascondono tuttavia storie davvero uniche.Apparentemente un piccolo mondo questo Pieve Cipolla, dove la vita degli abitanti parrebbe monotona e grigia…ma non lasciatevi ingannare e preparatevi a scoprire come è bello essere un suo abitante.
Buona lettura.
Il libro è acquistabile presso:
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Recensione “Il grande saccheggio” di Francesca Mereu

“Il grande saccheggio. Da zar Boris alla presa di potere di Putin, diario di una democrazia mancata”

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La storia siamo noi/nessuno si senta offeso/ siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo/ la storia siamo noi,/ attenzione nessuno si senta escluso” (F. De Gregori)

La storia siamo davvero noi, con la memoria che possiamo tramandare; un piccolo tesoro che bisogna diffondere per le nuove generazioni.
Io amo la storia, ma conosco poco quella degli anni in cui sono nata e che pure ha avuto un’eco mondiale. Sembra strano, ma a volte si resta affascinati più dalle imprese di un imperatore della Roma antica piuttosto che dalle scelte politiche di uomini moderni le cui scie condizionano la nostra vita attuale. Ovviamente non è una verità assoluta perché occorre solo trovare l’approccio giusto per ognuno. Il mio “ponte” verso la storia contemporanea è stato “Il grande saccheggio- Da zar Boris alla presa di potere di Putin, diario di una democrazia mancata” di Francesca Mereu, pubblicata dalla Casa Editrice LE MEZZELANE: un lavoro che pone le sue radici nei fatti di cronaca, nei resoconti di gente comune e nelle proprie osservazioni e conversazioni familiari.
L’autrice è una giovane donna che si è lasciata conquistare dalla “terra degli zar”, la Russia, che ci mostra nelle fragilità del post comunismo quando la popolazione si è ritrovata catapultata in un clima capitalista, con negozi pieni di merce che nessuno può permettersi e immersa nella privatizzazione, di cui nessuno sembra ben conoscere le regole. Una Russia allo sbaraglio, dove un giorno si possono acquistare i voucher dello stato per migliaia di rubli e il giorno dopo questi non valgono nulla,  dove la gente pur di tirare avanti accetta la protezione della krisha, letteralmente “tetto”, termine che indica la mafia, sempre con più accoliti perché permette di avere una vita lussuosa che il governo non è in grado di soddisfare. Una frase riassume il profilo tracciato dal 1990 al 1994:

“Come possono sperare il governo e il presidente che il libero mercato possa operare nell’assoluta mancanza di leggi appropriate per proteggere il business, senza un sistema bancario efficiente, una borsa valori e, soprattutto, senza che la popolazione sia stata preparata ed educata alle regole competizione?”

Un’analisi veritiera che ci mostra un popolo che spesso non ha saputo a chi credere, che si affidava più ai media che al governo perché il loro presidente, Yeltsin, pur avendo incentrato la sua campagna elettorale sulla libertà che avrebbe concesso loro, cerca di censurare testate giornalistiche e tv, imparando nel tempo che “per vincere qualsiasi conflitto, bisogna per prima cosa tenere la stampa sotto controllo, e poi pensare alla strategia militare”.

Attraverso interviste, riportando sprazzi di vita normale di gente che ha davvero vissuto quegli anni, Francesca Mereu ci mostra i passi che hanno consegnato la Russia a un “uomo di Yeltsin” negli anni in cui le ostilità con le Cecenia sono spesso contraddittorie: Vladimir Putin, personaggio chiave nella polita mondiale dei nostri giorni, una figura che tranquillizza e da sicurezza rispetto al precedente presidente, spesso troppo ubriaco per rappresentare al meglio la nazione.

Con domande importanti (dietro agli attentati c’era la Fsb o Putin è stato solo l’uomo giusto nel momento giusto?), con risposte legate a ciò che è emerso quando molti uomini-chiave hanno ammesso alcune macchinazioni, e attraverso la sua osservazione dirette l’autrice accompagna il lettore a conoscere una Russia che sta cercando di rimettersi in piedi, di dare al suo popolo la sicurezza necessaria per non ripiombare nel caos degli anni novanta. Ma a quale prezzo? E Putin è la soluzione, o il problema?

Una lettura interessante, chiara anche per chi come me è a digiuno di politica; anzi, il libro mi ha portato a informarmi e a ricercare articoli dell’epoca, per integrare ciò che ancora non coglievo. È indispensabile comprendere la storia, perché solo conoscendo il passato si può fare i giusti passi nel futuro.
Il lavoro di Francesca Mereu offre la possibilità di essere informati su quella fetta  importante di storia per la nostra comunità europea perché, non scordiamoci che “la storia non ha nascondigli/la storia non passa la mano/la storia siamo noi” come canta De Gregori.
Buona lettura

Dove acquistarlo:
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Concorso “La pelle non dimentica”

III° Concorso “La pelle non dimentica” Casa Editrice LE MEZZELANE

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III° Concorso “La pelle non dimentica”

Anche quest’anno la Casa Editrice LE MEZZELANE ha indetto il concorso, arrivato alla sua terza edizione, “La pelle non dimentica“:

“[…] per sensibilizzare la popolazione verso un problema che affligge i nostri giorni: la violenza sulle donne, lo stupro e il femminicidio.[…] (Regolamento del concorso)

Tra gli elaborati che partecipano c’è anche il mio, intitolato “Il primo giorno” dove parlo di una donna e delle violenze che subisce e accetta dal marito perché crede di meritarsele.
Date un’occhiata al sito LA PELLE NON DIMENTICA dove troverete anche il mio contributo IL PRIMO GIORNO_DORA MASI
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Grazie

Recensione “Sanguisuga” di Beppe Perrier

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Un letto, due persone, un portone blindato chiuso alle proprie spalle. Forse solo punti e linee. È ciò che il lettore vede attraverso gli occhi di Marcello, il protagonista di “Sanguisuga”, romanzo scritto da Beppe Perrier e pubblicato dalla Casa Editrice Le Mezzelane.
Passione, tormento, carnalità fanno da cornice alla vita di un ragazzo che vive una complicata storia a tre con due uomini; un rapporto, il loro, complesso, impregnato di opportunismo, di amore e sottintesi; una relazione intrapresa con leggerezza ma il cui peso schiaccia il protagonista fino alla fine.
È attraverso le parole di Marcello che il lettore si addentra per le strade di Parigi in compagnia di pensieri, ossessioni e ricordi. Come quelli che ruotano intorno a loro tre, Marcello, Francesco e Lorenzo, a quell’aggrapparsi a un amore che amore non è.

 “Non ricordo se Dante abbia descritto un girone degli inferi dedicato agli incompresi, se lo avesse fatto, però, sono certo che sia il posto che mi è stato assegnato per aver accettato di prendere parte  a quella storia, a quella fottuta liaison dangereuse che mi perseguita”

L’incontro con Aubin sembra restituirgli quella voglia di contatto umano lasciata al di là della porta blindata insieme ai due amanti e al suo segreto. Un uomo che vuole aiutarlo, che cerca di tendergli la mano quando il baratro si apre, profondo, davanti ai suoi sensi di colpa. Marcello, però, è un’anima fragile, che si allontana dalla tenerezza tanto agognata per difendersi dal mondo anche se il suo peggior nemico è proprio sé stesso.

“Ormai non mi sopporto più. Mi odio e mi vivo come il mio peggior nemico.”

“Sanguisuga”, dal titolo già molto evocativo, è una storia cruda, senza filtri né finti perbenismi che illudano che nel mondo esista solo il lieto fine: in ogni parola, in ogni pensiero, il lettore troverà fragilità e tormento impresse, come piaghe, sulla pelle. Il lettore viene catapultato in una vita sospesa in cerca di risposte le cui domande tormentano, e riempiono, le giornate di chi voleva solo un po’ di amore nella propria vita e l’ha cercato nel posto sbagliato.

Una lettura interessante a cui vi invito per cercare di cogliere e capire come dentro ogni persona c’è un tormento intimo che spesso non trova via d’uscita; un romanzo vero racchiuso dentro una narrazione che incanta e ti lascia soffermare su pensieri profondi, spesso delirante, a volte sospesi.
Buona lettura.

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Recensione “Il cavaliere di bronzo” di Fedor Galiazzo

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Animali fantastici e dove trovarli…no, non sto parlando dell’ultimo film della saga di Harry Potter, ma dei personaggi di “Il cavaliere di bronzo” di Fedor Galiazzo,  edito presso la casa editrice Le Mezzelane, dove i protagonisti e le loro esistenze hanno qualcosa di davvero straordinario una volta che il lettore varca la porta di mondi sconosciuti.

Tutto ha inizio, però, con l’umano Eddo, bibliotecario del re di un regno dalle forti tinte medievali. Quando l’uomo entra in possesso di un libro che non dovrebbe esistere né trovarsi lì sembra scomparire nel nulla, inducendo il soldato Galenor, suo primogenito, a mettersi sulle sue tracce insieme alla sorellastra Domiziana. Insieme varcheranno un portale di cui ignorano l’esistenza, ma che li porterà a conoscere un mondo dove gli animali conducono una vita molto simile alla loro, un luogo governato e abitato solo dagli animali e guidato da una famiglia reale di esseri fatti di oro dall’aspetto simile a quello degli umani, ma con forti pregiudizi verso la razza umana.

L’incontro con gli animali antropomorfi non avviene, però, senza problemi: la diffidenza nei confronti di Galenor e Domiziana arresta la ricerca del padre, calando i due fratelli in vite fino a quel momento neppure immaginate, ma che sono scandite proprio come le loro anche se i protagonisti hanno le ali o il becco, pur conservando le stesse caratteristiche della loro razza. Conosceranno amici come il cane Keawan, la famiglia del coniglio Agenore, il possente cavallo Klaus, ma anche personaggi ambigui come il console del re e alla guida della città di Gavelle, il topo Golan, da subito ostile nei loro confronti.

Nonostante la straordinaria scoperta di quel posto quasi magico, Galenor ben presto intuisce che le vite di quel mondo hanno a che fare con un famoso libro che ha indotto forse Eddo a far perdere le sue tracce. Un libro che non avrebbe dovuto conoscere, un testo importante che svela i segreti che muovono i fili di quella realtà parallela e che guida Galenor, passo dopo passo, a scoprire una verità scomoda e pericolosa, persino per la sua stessa vita. Non solo, ma la comparsa del famoso Cavaliere di Bronzo apre scenari e infittisce un mistero che neppure gli animali sembrano conoscere: chi è il misterioso personaggio fatto di bronzo? Perché vive confinato nella foresta con unica compagnia la fama di essere un assassino e un essere terribile? In un susseguirsi di eventi che porteranno a galla anche il passato di Galenor, la narrazione diviene incalzante, lasciando tutto in sospeso fino al finale rivelatore.

Questo romanzo ha solo l’apparenza di una fiaba destinata ai più piccoli, perché il lettore di ogni età ben presto ne subisce il fascino; chi legge segue i progressi di Galenor e Domiziana nel tentativo di svelare un segreto che passa di bocca in bocca ma di cui il lettore rimane ignaro fino alla fine.

Con piacere ho ritrovato in questo romanzo quel pizzico di curiosità che mi influenzava da bambina, quando sognavo di parlare con i gatti e poter capire il loro linguaggio. Il libro mi ha inoltre fatto ricordare le belle e fantasiose atmosfere di “Pomi d’ottone e manici di scopa” il film Disney con protagonista Angela Lansbury, dove anche lì gli animali vivono in comunità spesso meglio organizzate delle nostre.

In un’atmosfera dalle tinte medievali, questo fantasy ci porta a conoscere mondi paralleli, animali antropomorfi e altre forme di vita sconosciute all’uomo: il tutto senza stravolgere i personaggi che appaiono speciali solo perché sono tali, non perché possono parlare nonostante nel nostro quotidiano non possono farlo. Non ci sono bacchette magiche, poteri sovrannaturali, o draghi che sputano fuoco: è una realtà diversa, quasi surreale, ma dove il lettore trova quel pizzico di magia in esistenze ordinarie che crescendo spesso ci siamo lasciati alle spalle.

Immergetevi in questo mondo magico e speciale, imparando quelle lezioni che sono le più importati non solo nel nostro mondo e che spesso dimentichiamo: quelle dell’amore, verso chi abbiamo al nostro fianco qualunque sia il ruolo che riveste, e dell’amicizia, quella che unisce razze diverse anche in mondi paralleli.
Buona lettura.

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Recensione “Nero corvino” di Roberto Ricci

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Sant’Agostino diceva che “O è il male ciò di cui abbiamo paura, o il male è che abbiamo paura”. Anche se spesso è impossibile non averne, specialmente quando si annida in posti che, apparentemente, non hanno nulla di pauroso. Come quella che troviamo nelle pagine di “Nero corvino” di Roberto Ricci, pubblicato dalla casa editrice Le Mezzelane. Una raccolta di racconti che esplora l’animo umano attraverso delitti e spargimenti di sangue dove il male citato da Sant’Agostino veste i panni di una psiche disturbata che regge i fili di un macabro gioco.

Le storie qui contenute hanno poco a che vedere con la malvagità che siamo abituati a vedere dietro ad alcuni episodi di morte e terrore perché si mostra attraverso soggetti che nulla hanno di mostruoso, ma proprio per questo fanno venire i brividi. Come per Sonia, protagonista del racconto “La ballerina”, che vuole a tutti i costi far parte del saggio di fine anno tanto da costruirsi un mondo parallelo dove il suo desiderio è possibile: una realtà distorta, macchiata del sangue di vittime ignare della sua follia. Eppure, chi potrebbe mai avere paura di un’innocua adolescente che piroetta sulle punte?

Roberto Ricci fa leva sulle nostre sicurezze, quelle che vestono di abitudine e quotidianità, che trasforma in situazioni di puro terrore. Così ci mostra assassini dal volto familiare alle loro vittime, psicopatici che hanno rapporti amichevoli con chi ammazzeranno poco dopo, come nel racconto “La goccia”: l’amore finito sarà la molla che porterà la protagonista a rivendicare il suo amato fino alla morte.

Tra tutti, poi, spicca il racconto “L’acconciatura sbagliata”. Una serie di omicidi interessa la categoria dei parrucchieri della città. Nessun apparente filo conduttore al di fuori dal mestiere in comune delle vittime e una serie di piste spesso dispersive. Come risolverà il caso il commissario Calcinacci? Chi si cela dietro l’efferato assassinio e soprattutto, perché il responsabile uccide solo parrucchieri?

I mostri che sotto il letto ci hanno spesso terrorizzato appaiono quasi esseri insignificanti davanti ai profili presentati dall’autore. Con la maestria dei registri dietro la macchina da presa, Ricci ci mostra le debolezze umane che sconvolgono la mente e lo fa con uno stile incalzante; crea suspense e curiosità per risolvere i misteri dietro alle storie, convincendoti di aver trovato l’assassino e mostrandoti che ti sei sbagliato con colpi di scena magistrali.

Un lavoro davvero interessante, a tratti intimo e introspettivo, che scava dentro l’uomo e porta immancabilmente a porsi delle domande: siamo davvero al sicuro una volta chiusa la porta di casa? L’orrore, quello vero, quello che si attacca alle ossa, si cela solo fra l’inchiostro e la carta?

Al lettore la risposta e non stupitevi se, dopo aver letto “Nero Corvino”, vi guarderete intorno con occhi nuovi e sospettosi.
Buona lettura.

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Recensione “Maga per caso” di Manuela Chiarottino

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Vivacità, imprevisti ed emozioni che fanno battere il cuore. Questi gli ingredienti segreti che ritroviamo nel romanzo della collana Live&LoveMaga per caso” di Manuela Chiarottino, edito presso Le Mezzelane.
Lisa è la protagonista, una ragazza giovane e vivace alle prese con la ricerca di un lavoro con cui possa esprimere se stessa, ma che cerca spesso nei posti sbagliati. Come quello di cartomante in cui ci si imbatte per caso quando la precedente indovina la scambia per una persona interessata a sostituirla. Nonostante non abbia nessuna nozione della lettura del futuro, pur consapevole di barare un po’, Lisa alla fine accetta, travestendosi da Madame Vivienne per entrare meglio nel personaggio. Aiutata da Enrichetta, una zia estroversa e piena di voglia di vivere, e Greta, l’amica con i piedi per terra, Lisa cerca di calarsi nel ruolo di cartomante, scoprendo un mondo fatto di fragilità e insicurezza dove i tanti cuori infranti, più che il conoscere il futuro, vogliono solo essere ascoltati e indirizzati verso ragionevoli scelte. Quelle che lei sembra non seguire, incasinando la sua esistenza appena l’affascinate Brando farà capolino nella sua vita.
Con addosso i panni di Madame Vivienne Lisa scoprirà la sicurezza di essere qualcun altro, pur restando se stessi, facendo emergere quelle parti di sé nascoste dietro la paura e l’imbarazzo, mostrandoci quanto spesso le maschere che indossiamo per la società non ci appartengono totalmente, ma abbiamo dentro noi stessi molto più di quello che mostriamo.

“Maga per caso” è un romanzo fresco, che ti fa sorridere ma non solo: il lettore trova sentimenti forti come quello di una nipote verso la sua zia preferita, o come quello che fa battere il cuore a Lisa dal primo momento in cui incontra Brando. Ci sono imprevisti ed emozioni, risate e sorrisi in queste pagine che non possono non contagiare chi legge.Sembra di essere piombati nelle storie di Sophie Kinsella, ma con la piacevole consapevolezza di avere tra le mani un lavoro che nulla ha da invidiare alle storie anglosassoni e frutto del lavoro di un’autrice certo non alle prime armi.

Quindi non vi resta che seguire Lisa e la sua vita imperfetta, lasciandovi sedurre dalla letture di carte che spesso nascondono verità così piacevoli che bisogna svelare.
Buona lettura!

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Recensione “Come tele bianche” di Carla Parolisi

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Tutti noi siamo il risultato di scelte a volte difficili, spesso dolorose e a tratti evanescenti. Non sappiamo mai cosa ci sarà al di là di ogni singola decisione, arrivando alla fine di percorsi o periodi chiedendoci come sarebbe stata la nostra vita con una scelta diversa.
È questa la trama principale del libro “Come tele bianche”, edito presso la casa editrice Le Mezzelane, della scrittrice Carla Parolisi. Un tema forte che caratterizza la narrazione e dal quale si diramano storie di vite spezzate, esistenze diverse da quelle volute, avendo spesso davanti un riflesso che non ci appartiene.

Zoe, la protagonista di questo libro, rincorre la sua stessa vita, sempre alla ricerca di conferme, pronta ad affrontare la vita di petto insieme all’ansia, un’amica costante e quasi palpabile. Poi un giorno il suo mondo si capovolge quando un incidente le procura un’amnesia momentanea. E allora tutto si rimette in discussione, perché lei intuisce che nell’accaduto non c’è molto di negativo, ma solo un’occasione che non potrebbe avere più: quella di re-inventarsi, di scoprirsi nuovamente senza essere influenzata dalla vecchia se stessa. Una seconda possibilità, una vita bianca come le tele della sua nuova abitazione, che aspettano solo il tratto di pennello della sua nuova esistenza.
Affiancata da Akira, un’amica costante e che non potrebbe mai abbandonare per il segreto che cela, Zoe conoscerà la vita di persone speciali: quella di Adrien, nascosto dietro a un display, che l’affascina anche se non l’ha mai visto, con il quale sente di avere un legame forte; Mildred, l’amica cieca che sa apprezzare ciò che la sua memoria porta dietro, nonostante i suoi occhi le abbiano precluso questa facoltà; infine Hector, il venditore di libri, ma anche scrittore, che sembra lottare per qualcosa di inafferrabile e che avrà un ruolo decisivo nella vita della protagonista.
La nuova vita di Zoe, però, sarà caratterizzata anche e soprattutto da una domanda importante: se ognuno di noi potesse tornare indietro, cosa cambierebbe della propria vita? Un quesito troppo complesso per rispondere con leggerezza e che porta la protagonista a scoprire la vita di persone diverse da lei, ma impregnate di quella consapevolezza delle scelte sbagliate che accomuna un po’ tutti noi.

Questa storia porta il lettore a riflettere, a porsi domande scomode e che rompono il muro dell’abitudine. Siamo davvero felici di ciò che abbiamo? Siamo noi quelli riflessi nello specchio, o l’immagine che vediamo è ciò che siamo diventati per accontentare gli altri?Delicatamente e con maestria l’autrice ci fa compiere un percorso interiore speciale, invitando il lettore a sbirciare in quell’anfratto di vita che potrebbe essere la nostra. Una storia che lei ha messo su carta giovanissima, seppur il romanzo ha visto la luce solo recentemente e che mette a nudo una sensibilità che, per chi legge, può essere balsamo e delizia. Buona lettura.

Potete trovare il libro qui:
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Recensione “Il mio demone” di Sara Marino

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Molte delle storie che conosciamo, siano esse attuali e moderne, o che affondino le loro radici nel passato, sono caratterizzate da fatti e leggende di esseri sopranaturali che interagiscono con noi umani. Che siano chiamati angeli, folletti, demoni o spiriti poco importa: l’uomo da sempre è affascinato da ciò che è diverso da lui, pronto a scoprire i misteri che si celano dietro a queste entità ritenute superiori.
Un po’ quello che fa Elena con i suoi studi sui demoni. È una ragazza normale, bella e studiosa, alle prese con una ricerca sulla storia dei demoni dal passato a oggi. Crede di sapere tutto su di loro, pensa siano il frutto della paura e la fantasia di chi non ha saputo spiegarsi meglio la realtà… ma è davvero così? “Il mio demone” di Sara Marino, edito dalla casa editrice LE MEZZELANE, ci porta a domandarci questo e molto altro.

Inizia tutto quando Elena conosce Derek e prova da subito attrazione per lui. Un incontro banale, uno scambio di sguardi semplice ma decisivo, perché coinvolge entrambi prepotentemente. Ma le cose non sono come appaiono. Il ragazzo è molto più di ciò che sembra, perché si rivelerà essere proprio una delle creature che popolano le ricerche di Elena: un demone superiore che, contro ogni previsione, le salva la vita. Non sarà una scoperta banale e senza conseguenze, perché nessun abitante degli inferi può rivelarsi a gli umani senza doverlo poi uccidere o subire la punizione del Consiglio dei demoni. E cosa accade se un demone preferisce piuttosto morire che uccidere un’umana che lo fa sentire vivo e protettivo nei suoi confronti? E cos’è il Patto che Elena si vede proporre per poter salvare l’affascinante demone?Può una ragazza mortale sfidare e combattere le leggi demoniache impregnate di inganni e crudeltà?

Il racconto di Sara Marino narra molto di più di semplici differenze fra razze diverse, esplorando sentimenti che un’umana e un demone non dovrebbero provare l’uno per l’altro e che sfidano leggi antiche impregnate dal sangue di potenti magie. Non solo, in queste pagine l’autrice ci mostra come spesso i pregiudizi possano essere senza fondamento, mostrandoci demoni con tratti spesso molto umani. Così possiamo apprezzare il simpatico Arthur, migliore amico di Derek, che ama le piante e la moda, nonostante si possa cibare anche di carne umana; conosciamo un demone donna che lotta contro tutti per amare senza le imposizioni familiari e si scopre, infine, come gli esseri che la tradizione ci ha tramandato come senz’anima e sentimenti sono invece creature attaccate alla famiglia e ai legami.

È una storia incalzante, fresca, che si impone per le tematiche di amicizia e amore che colorano le sue pagine e che conduce il lettore verso gli inferi, un luogo senza fumo e fiamme così come ci viene tramandato, ma anche un posto da considerare “casa”.

E allora, cosa aspettate? Immergetevi in questa storia! Buona lettura!
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