Recensione “Cose che nessuno sa” di Alessandro D’Avenia

Cose che nessuno sa: amore e abbandono, ma soprattutto il ritorno. Come quello di Ulissa a Itaca.

COSE CHE NESSUNO SA di Alessandro D'Avenia

COSE CHE NESSUNO SA
di Alessandro D’Avenia

Una quattordicenne, un professore sognatore, un giovane ragazzo abbandonato, un padre che cerca altrove l’amore familiare. Personaggi di una storia chiamata Vita, ma soprattutto persone con sogni e desideri, e paure. Tante e spesso troppo grandi per poterle gestire. Sono loro i fili conduttori di “Cose che nessuno sadi Alessandro D’Avenia: un romanzo sulla “misericordia per l’uomo” come dice lo stesso professore siciliano nei suoi ringraziamenti. È la sua seconda opera questa, dove possiamo seguire quello stile delicato con cui narra la vita e il dolore, dove la nostra bella lingua si scioglie dentro al cuore, un po’ come la neve davanti al sole.

Protagonista del romanzo è Margherita, convinta che l’inizio del primo anno delle superiori possa essere il suo più grande problema, ma non ha fatto i conti con la realtà e le sue pieghe. Perché scoprirà sulla sua pelle l’abbandono, quello paterno, senza poter capire cosa sia successo, costretta anzi ad affrontare la sua quotidianità senza più nessun entusiasmo. Nella sua corazza fragile di adolescente il mondo le apparirà cattivo, sua madre debole, Andrea, il suo fratellino, solo un’altra vittima di quell’amore familiare che non ha saputo proteggere tutti loro. Neanche il nuovo professore di lettere e latino, che la incanta con la storia dell’Odissea, può nulla contro quel fuoco che le cova dentro. Anzi, lui stesso appare al lettore troppo fragile, fin troppo sognatore e impaurito dalla vita vera. Persone e personaggi, dunque, di un dramma reale che li porta sui fili incerti come un funambolo a cercare quell’equilibrio spezzato dalla paura e l’abbandono. Una nuova vita, quella di Margherita, che dovrà riemergere e fare da collante per un amore che si è smarrito, mentre lei stessa si fa scudo con l’esperienza di nonna Teresa e quel sentimento nuovo e delicato che le ispira Giulio.

Questo romanzo parla delle “stanze segrete dell’amore” nelle sue varianti e sfumature: quello filiale, simile a quello che porta Telemaco a salpare per cercare Ulisse; un sentimento forte verso la famiglia, contornato dalle perle di saggezza della nonna siciliana che impasta i dolci con tutto il cuore che ha; c’è l’amore fatto di sguardi e protezione per Giulio, che cerca e si salva nei suoi occhi; e infine c’è il ritrovarsi, c’è la misericordia di capire i propri errori e afferrare la mano di chi si sente alla deriva.
Un libro pieno di parole magiche che la nostra Lingua ci regala, che attinge a quella classica che Omero e Dante hanno trasmesso ai posteri; un romanzo pieno di similitudini con un libro intramontabile come può esserlo l’Odissea e che racconta come si formano i cerchi della perla, non altro che la vita, quella vera, nelle ostriche, tra l’amore e il dolore della sua nascita.

Credo che nel nostro panorama letterario D’Avenia, come pochi, sappia raccontare come facevano un tempo i cantastorie: con la pazienza e l’amore del narratore attento e partecipe di ciò che sta suscitando nel suo pubblico. Ogni volta è bellissimo calarsi nelle storie di questo professore che ci insegna ad amare la nostra terra, la nostra storia, le nostre radici. E come faccia risulta forse un mistero da annoverare fra le cose che nessuno sa.

Buona lettura.