Recensione di “L’età difficile” di Mario Grasso

"L'età difficile" di Mario Grasso

“L’età difficile” di Mario Grasso

“Più che nella vista, il senso di quel ritorno era nell’olfatto, negli odori familiari che la rassicuravano di essere di nuovo a casa.”

Lenuccia viene travolta dagli odori di una vita passata fra le mura della casa che la riaccoglie dopo una lunga assenza. Pareti, oggetti, piante e paesaggi che sono impresse nella sua memoria e a cui l’odore del rosmarino, della citronella e dei pomodori fanno da contorno. Una vita, la sua, in cui ha dovuto lottare per capire se stessa prima di capire gli altri.
L’età difficile” di Mario Grasso (Casa Editrice LE MEZZELANE) si apre con il ritorno di Lenuccia a Monopoli, la cittadina pugliese che l’ha vista crescere e nella quale la sua fame di ragazza facile l’ha etichettata con un po’ di leggerezza. Un’assenza non voluta, ma che è stata l’epilogo di una vita di scelte più o meno sbagliate, ma sempre volontarie.
Tutto ha inizio con la perdita della madre Luce, una figura chiave nella vita della protagonista.

“Non avvertire più quel vuoto che non so bene dove localizzare, quel qualcosa come una buca nella sabbia che si cerca di riempire d’acqua sapendo che non ci riuscirà.

Luce si rende conto, a un certo punto, di non avere motivi per restare in quella vita che inizia a starle stretta e si convince che non ci siano altre alternative. Lenuccia porterà con sé il ricordo di questa donna che le ha trasmesso la sua stessa fragilità, la sua stessa insicurezza nell’intimità con l’altro sesso. Una frase significativa è quella che ascolta dire alla madre quando questa chiede al marito “Non hai più voglia di me, ti faccio forse schifo?” e che sembra un’impronta che si trascina dentro l’anima, quasi appiccicata dentro le ossa e che le impedisce di sentirsi accettata e realizzata come donna.

“Come spiegarsi il bisogno di essere desiderata che andava oltre l’impulso incontenibile e la disperazione di non sapersi fermare? Oppure la paura di essere ignorata e di diventare anonima?”

Tutto ruota, durante la sua adolescenza e la sua vita adulta, sul desiderio di sentirsi appagata, di trovare nell’intimità con l’altro sesso quella sensazione di contentezza che le sembra la vita le abbia negato. Quattro uomini le gravitano intono durante questa fase della sua vita, anche se in realtà i suoi incontri fugaci con amanti occasionali non si contano. Sono figure che lasciano un segno forte nella sua esistenza, anche se nessuno riesce a tenerla legata a lui: né il primo amore Chelino, né Matteo, l’uomo maturo che dà una prima svolta alla sua visione di coppia; non riesce nell’intento neppure Gaetano e la sua visione di vita sessuale più ricercata, o il sognatore Cataldo.
Uomini diversi, individui che entrano nella sua vita con facilità perché è lei stessa a volerceli, ma nessuno riesce a darle quella sicurezza, quell’appagamento che la sua anima tormentata cerca.

Un’adolescente, una ragazza che sa della sua cattiva fama, che conosce i suoi limiti e che non vorrebbe infangare il buon nome di quelle due donne con cui è cresciuta, ma che l’hanno abbandonata troppo presto. È soprattutto la nonna Oronza che sente più vicina, nella sua assenza: una donna che si è dovuta rimboccare le maniche e crescerla cercando di non sbagliare, di cogliere il meglio di lei in quell’età difficile che dà il titolo al romanzo. Una figura importante, come solo le persone che ci stanno al cuore e che ci crescono con amore sanno essere e il cui ricordo, la cui voce, per Lenuccia resta come una lezione di vita.

“Non devi aspettare che il destino venga a bussare alla tua porta, perché ha tanto da fare, devi andare a cercarlo e obbligarlo ad aiutarti per realizzare i tuoi obiettivi”

“L’età difficile” è un romanzo molto intenso che mette a nudo la vita di una ragazza che ha cercato l’amore e l’affetto in un modo che la società forse non comprende ancora: quelle come Lenuccia sono da sempre considerate donne facili, donne che i guai se li cercano. In realtà la protagonista dimostra in ogni passaggio di aver fatto delle scelte d’amore, magari sbagliate, ma senza altri obiettivi che non fossero quelli di colmare quel vuoto che scavava dentro la sua anima. Una vita che la porterà ad affrontare eventi di una portata troppo grande: Lenuccia affronterà ancora l’abbandono, e ancora la morte busserà davanti alla sua porta, rendendola protagonista di qualcosa che gli artefici del destino hanno intrecciato a sua insaputa.

“Che strane vie percorre la vita intrecciando l’esistenza di persone diverse, una specie di gioco d’azzardo che accomuna e poi allontana gli uni da gli altri, in un’altalena di avvenimenti”

Un romanzo forte, introspettivo, che ci rivela come la fragilità sia un bagaglio scomodo da portarsi dietro, soprattutto per Lenuccia che altro non è che solo un’adolescente alla deriva.

“Restava in fondo,un’adolescente alla ricerca della perfezione amorosa”

E se ci sia riuscita, solo il lettore, alla fine, potrà dirlo. Buona lettura.

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