Poi sapete che libro ho comprato in libreria?
“L’invenzione della solitudine” di Paul Auster

Un piccolo assaggio:
” Digiuno di passioni per le cose, le persone o le idee, incapace o avverso a svelarsi in qualsiasi circostanza,
era riuscito a mantenersi staccato dalla vita evitando di tuffarsi nel vivo delle cose. Mangiava, andava a lavoro, aveva amici, giocava a tennis, eppure non era presente. Era un uomo invisibile nel senso più profondo e più concreto: invisibile agli altri, e molto probabilmente anche a se stesso.”

La Nostra Signora immancabile, vita o morte…?

Stanotte ho fatto un altro sogno, ho sognato di abortire. Entravo in una camera operatoria, che mi sembrava più un ambulatorio medico, e non un luogo veramente sterile, come deve essere una stanza in cui sta
per avvenire un’operazione chirurgica. Comunque io non ero molto preoccupata di questo, ero più preoccupata dell’opinione degli altri, della gente che conoscevo se avessero saputo della mia
interruzione di gravidanza volontaria, e mentre la dottoressa iniziava e portava a termine il tutto, guardando un liquido trasparente che a poco a poco scompariva in una boccetta di vetro attaccata al mio braccio, mi dicevo silenziosamente: ma cosa penso…di quello che penserà la gente di me, dovrei pensare a me principalmente, quello che sto facendo avrà ripercussioni forti solamente sulla mia psiche. Quando tutto era finito
e l’aborto era avvenuto, me ne uscivo dalla stanza, da sola come ero arrivata. Una volta uscita di casa, nella vita reale, con il ricordo di questo sogno ancora nella mente,
mi sono ritrovata ad ascoltare delle parole e la musica di una canzone nelle orecchie, questa era Forever young
ero entrata in un luogo pubblico, e la radio trasmetteva Forever young
Avete presente, Forever young?
E’ una canzone che ho sempre detestato, dalle prima volte in cui ho avuto modo di sentirla,
perchè più della giovinezza mi fa venire in mente la morte. Così hanno iniziato a venirmi in mente molti dei volti delle persone che ho perso duranti questi miei 42 anni anni di vita, dai morti più giovani, come la perdita di mio cugino morto a 22 anni in un incidente stradale,
a quella di mia nonna materna morta ad 87 anni.
Morte e vita, vita e morte cose innegabilmente presenti, e la vita contiene la morte, anche quando non la nominiamo da molto tempo.
Nonostante poi mi sia seduta ad un tavolino di un bar, per sorseggiare un caffè, in mezzo alla confusione di persone che parlavano allegramente fra loro, non mi sono sentita subito in compagnia e continuavo ad essere molto triste al pensiero delle persone che avevo amato e non c’erano più, erano del tutto irreperibili ormai. Ho dovuto entrare in una libreria
e acquistare un libro, per sanare quella necessità di colmare un vuoto…di comprensione e condivisione.

Note di testa…?Note di cuore?

Stamattina quando mi sono alzata ho avuto l’impressione che la mia coscienza mi volesse comunicare qualcosa attraverso il sogno della notte appena passata,
ma non sapevo con esattezza di cosa si trattasse, il sogno era strutturato in modo semplice, mi trovavo all’interno di un negozio per compare un profumo, la commessa mi sta mostrando un profumo particolare, e mi diceva che si chiamava Gioia, lo dovevo provare perchè
era delizioso: così lo facevo,  me ne spruzzavo sui polsi e sul collo. Mi sembrava buono e molto valido olfattivamente parlando il profumo: Goia.
Nella realtà non ho mai voluto comprare un profumo con tale nome.
In effetti ho costatato che la mia vita sta procedendo senza molte emozioni,
ed è abbastanza stabile e opaca nella sua omologata consuetudine, da mesi o di mesi?
A volte ho pensato che fosse anche un buon segnale il procedere senza scosse o turbini di stati emotivi divergenti da dover gestire, perchè è meglio
la serena e continuativa normale routine, che cambiamenti di rotta imposti dall’esterno,
giacchè il più delle volte questi mutamenti non sono del tutto soddisfacenti…
Ma poi, ho valutato che anche un assetto troppo monotono è anch’esso controproducente per l’anima umana. E proprio in merito all’avvalorare il suddetto pensiero, questa mattina, camminando
tra tanti diversi volti, la voce di una ragazza mi ha colpito (forse perchè stava
parlando anche di me..?) dicendo, ad un certo punto, al telefono: capisci…non ho più stimoli…
Dunque dove si acquisterà un po’ di improvvisa Gioia/felicità? Gioia inattesa e fuori programma… al posto dell’apatia?
Davvero in una profumeria, oppure un’agenzia di viaggi?
Virerei per la seconda… Ma nessuno mi domandi se ho dei programmi per spostarmi fuori città per qualche giorno…perchè no…perchè non so

Vivo senza sapere…

Non so che cosa possa essere meno traumatico, se lo svegliarsi alle 3.13 della notte per l’irrompere di un forte boato di un tuono, dopo che ci si era faticosamente addormentati,
oppure lo svegliarsi e trovarsi come prima cosa  a fissare l’immagine di copertina qui di seguito riportata, con il viso serio di C. Jung  (dimenticarlo sul comodino accanto al letto, non è stata una buona idea…)IMG_20240721_070759

O ancora, aver affrontato la lettura di un testo di  Harold Pinter  “La serra”,

assurdo in molte delle sue battute e con dei personaggi che si “muovevano” internati in uno ospedale… ! Je_est_un_autre, è stato un testo di  lettura che mi hai consigliato tu…Ed è  stato divertente leggerlo, quindi ti ringrazio. A tutti: una buona domenica. pincher

Che cosa ti tiene compagnia in questo momento: un libro? Un ricordo? Una storia? …O che altro ?

Ho letto la parola Adonai, poco fa, sfogliando un libro che tratta il tema della “numerologia”,  la traduzione di questo termine è letteralmente: Signore. Sono certa che saranno innumerevoli le persone che avranno tradotto subito nel modo giusto la parola, ancora prima che lo scrivessi..
Leggendo questa parola la mia mente ha fatto un subitaneo collegamento con la Bibbia e il successivo pensiero mio, è stata la constatazione del fatto di aver letto la Bibbia solo in sue poche parti e in momenti diversi nel tempo. Ovvero: non ho mai affrontato una vera e proprio lettura della Bibbia,
completa, approfondita. Ricordo che ad una lezione di storia dell’arte al mio primo anno di università un professione
ci disse che studiare storia dell’arte non era un semplice studio della materia in sè, ma che dovevamo,
per analizzare il quadro/ l’opera, conoscere la sua storia completa:  il periodo storico e gli avvenimenti storici raffigurati, la storia politica e sociale del tempo ritratto e nel caso di certe opere dovevamo conoscere
anche i personaggi e le storie narrate in certi testi sacri, come la Bibbia.
L’opera che stavamo analizzando insieme in quel pomeriggio trattava di Giobbe, e delle sventure che il suo Dio non gli aveva risparmiato. Dovevamo citare anche il testo della Bibbia, per l’esame universitario.
Ricordo ancora la penombra di quella stanza, il viso pressappoco di quel professore e le depositive osservate.
Quante cose è in grado di contenere la memoria, immagino che se volessi concentrarmi di più su quel momento mi ricorderei più dettagli.
Ma in verità non è di questo che vorrei parlare e scrivere, ma di me da bambina. Di com’ero da bambina?
Perchè non lo ricordo molto bene, so che non ero una di quelle bambine e bambini (in questo caso non c’è differenza
tra maschi e femmine )
che si affezionano o meglio che si attaccano immediatamente alle figure che incontrano al di là della
loro famiglia d’appartenenza: ovvero le maestre, gli altri bambini, le “tate” -baby sitter, o altri tipi
di estranei alla famiglia che hanno la possibilità di entrare in relazione con loro, vuoi per motivi
di vicinanza fisica (vicini di casa) o di insegnamento(maestre), o di cura e assistenza (come tate, colf ecc).
E questo probabilmente non mi è mai successo un po’ per carattere personale ma in larga misura perchè
allora, da bambina, ossia sino ai miei 11 anni e mezzo di età, avevo una famiglia, che mi dava considerazione, affetto
e non avevo bisogno e necessità di cercarlo al di fuori di questa..
Dicono che i bambini che si legano facilmente ad altre persone…al di fuori del proprio nucleo parentale siano
poco amati e che siano trascurati. Questo l’ho letto in qualche manuale di pedagogia delle scuole superiori.
Chissà se è del tutto così, o magari, semplicemente ci sono bambini più bisognosi di affetto di altri? Che hanno
una fiducia totale nel loro prossimo…?
Anche, se devo dire, che ricordo di essere stata anch’io una bambina espansiva e affettuosa ma non cercavo di stringere un
legame troppo forte con degli estranei, avevo già i miei “cari” . Non avevo la necessità di cercare una famiglia che già avevo.
E che ad un certo punto, però,  fatalità ha voluto,  che si sia disgregata, improvvisamente, vuoi per la morte di mia nonna paterna
con la quale vivevo, vuoi per la separazione dei miei genitori e anche  per l’allontanamento di un altro parente che abitava
con noi. Tutto questo distacco, e vuoto mi ha “segnata”. Non sono riuscita ad accettare bene tutto questo vuoto
improvviso e al secondo anno delle scuole medie ho iniziato a soffrirne…nell’avere avere una casa  per me così “vuota”. Non sono mai riuscita a ri-crearmi una famiglia, anzi ormai ritengo che la mia solitudine esistenziale sia il mio sistema di vita definitivo.
Mi sono abituata in questo modo, all’età dei miei 12 anni, a fare affidamento su di me soprattutto, non so se questo sia stato un bene o no, ma è stato, semplicemente.

Qual è una medicazione istantanea per l’anima?
Alcuni risponderebbero, immagino, il loro cibo preferito, tipo una brioche con il cioccolato?
Altri ,invece, direbbero la voce della persona amata sentita al telefono, dopo la conclusione di una giornata di lavoro, trascorsa quindi distanti (sono romantica?)
Altri lo scodinzolare del loro cagnolino, le fusa del proprio gatto
O ancora (e qui sono pratica) le luci dorate di alcune candele profumate dentro la camera da bagno, insieme ad una doccia fresca?
Etc etc
Per me, lo sarebbe anche iniziare la lettura di un libro ricercato e poi finalmente trovato,
ma questa mattina una vera medicazione istantanea per la mia anima
è stata l’ascolto della musica, e di alcune canzoni in particolare.
Lo so, che una delle considerazioni più ovvie o delle corrispondenze più naturali alla risposta:
quale sia una immediata consolazione per l’anima non poteva che essere una preghiera, o una meditazione
rivolta ad un’entità superiore, questo però presuppone una vera e propria fede. E in questo momento, mi sento di affidare questa mia speranza di ripresa e resurrezione dell’anima alla musica,
sarò blasfema? Chissà se esiste anche qualche divinità amante della musica? Siddharta Gautama?
Forse è meglio che mi interrompa qui, sulla dissertazione filosofica sopra gli dei e la musica, prima di sembrare particolarmente sprovveduta, e poco preparata.
Ma tornando alla sola musica, ci sono delle canzoni che sembrano rimanere sulla cresta dell’onda
per un periodo di tempo piuttosto lungo, o comunque sono ricordate e cantate da più generazioni,
come la prima canzone che ho ascoltato questa mattina, appena sveglia, la quale sosteneva:
“Mi sono innamorato di te, perchè non avevo niente da fare, la notte cercavo qualcosa da sognare, il giorno volevo qualcuno da incontrare ecc …
Forse non sarà la canzone preferita di qualsiasi teenager contemporaneo, ma probabilmente tanti ne conoscono il testo
e le note, d’altronde non è nemmeno una delle mie canzoni predilette, poichè, secondo me, si spaccia per romantica, ma non mi sembra per nulla cosi…dato il significato delle parole.
Avrei preferito: in mezzo a diverse situazioni da sistemare e sogni da realizzare ti sei presentato/a tu
e mi hai fatto dimenticare la mia realtà…
adesso come faccio? a ritornare dov’ero prima?
E a che punto ero?
Io vorrei provare te

(ma lo so che non mi ami, e non mi amerai mai)
Fine

Ps: So anche, che dovrei recarmi da uno psicologo?? Magari (ahahah ahah) Sono un’anima che soffre per amore…!

Bye

 

(Nemmeno io lo so… perchè sono qui… non ho voglia di scrivere)

Fai emergere alla luce quanto hai visto nella tua notte ” una frase- richiesta  o auspicio ? di – Caspar David Friedrich, che forse soltanto maestri dell’analisi della mente come Freud e Jung potrebbero far avverare. Tra l’altro preferirei senz’altro l’interpretazione del secondo perchè aveva una visione più ampia dell’individuo basandosi su archetipi collettivi inconsci, mentre il primo sarà stato si, un “genio” pioniere della psiche umana, ma  riduceva tantissime valutazioni a simbologie sessuali.  E l’essere umano, è molto di più, dato tutte le scoperte fatte su stesso e sul proprio habitat d’appartenenza, e la voglia infinita di imparare, di capire. Ma non volevo fare un elogio al genere umano, o a Jung, bensì mi piacerebbe comprendere che cosa mi succede di notte, quando mi addormento, perchè sogno e soprattutto perchè sogno quello che sogno?

Per esempio, perchè nella mia ultima visione onirica incontravo un maiale vivo, un tavolo e delle fotografie di antichi dei? E provavo paura in entrambe le situazioni nella quali mi trovavo.? anche se alla fine sceglievo il maiale…che avevo già conosciuto in precedenza mentre degli antichi dei…non avevo mai fatto esperienza prima, e non sapevo quale scegliere, e  che cosa fare al loro cospetto??

Descrizione del sogno:  mi trovavo in una grande casa di campagna, all’esterno, in una grande corte, da qui entravo in un luogo chiuso, un magazzino? Un garage? C’era un tavolo lungo in mezzo alla stanza, la stanza era spartana. Mi ero rifugiata qui perchè i proprietari di questa casa, amici miei, volevano farmi rivedere un maiale che era un loro animale quasi d’affezione, questo lo avevo già visto e conosciuto anch’io quando era più piccolo, ma era passato diverso tempo. Ora era cresciuto e io ne avevo un po’ paura, perchè pensavo potesse essere aggressivo alla stregua di un grosso cane da guardia o di un cinghiale, ma queste persone non lo capivano. Perciò mi nascondevo nella stanza descritta sopra, e sopra il tavolo lungo, trovavo delle grandi fotografie…le immagini mi erano note, capiì presto che rappresentavano degli dei antichi, vedevo alcune divinità greche…Apollo, Artemide etc. Queste immagini avevano la capacità di animarsi e in questo modo questi dèi comunicavo con chi li interpellava. La cosa mi aveva sorpreso e alquanto impaurita, difatti pensavo: come si stava davanti a degli dèi? E cosa dovevo chiedere?

Sceglievo di uscire, di vedere il maiale, che non era aggressivo, lo accarezzavo e facevo amicizia con lui, ma pensavo agli dèi dentro quella stanza, dovevo tornarci?

 

Che cosa si può fare per riprendere il sonno dopo un incubo?
A) Bere una tazza di camomilla
b) Guardare G. Marzullo che intervista qualcuno in tv facendogli domande incalzanti e filosofiche (alle 2.00 della notte)
c) Fotografare un cappello panama (appena comprato o nuovo di zecca)
d) Leggere le poesie di Sully Prudhomme

Altro?
….

(Ho un inconscio turbato da un mese all’incirca…, vorrà andare al mare??)

Ho comprato un cappello…un capello a falde larghe…di paglia? Sembra un Panama…?

Potrei anche scriverci una poesia su questo cappello? L’argomento di un cappello acquistato meriterebbe una poesia?
Forse no, ma certamente ne ho letta una di poesia, questa notte, dopo essermi svegliata a seguito di un incubo. Ero un po’ sconvolta e ho pensato bene di leggere un paio di poesie di S. Prudhomme. Siccome hanno funzionato abbastanza celermente per riprendere il mio sonno, ne trascrivo qua sotto una dal titolo: Gli occhi

-Gli occhi –

Azzurri o neri, tutti amati e belli,
occhi infiniti hanno visto l’aurora
Ora dormono al fondo delle tombe
e il sole sorge ancora

Le notti, più soavi della luce
occhi infiniti hanno affascinato.
La stella inesauribile riluce
ma quello sguardo d’ombra s’è colmato.

Per sempre la visione avranno perso?
Oh, questo certo no, non è possibile!
Guardano altrove, fissano introverso
ciò che usiamo chiamare l’invisibile.

E similmente alle stelle cadenti
ci lasciano, ma il ciel non le può sciogliere;
le pupille conoscono i tramonti
ma non è vero che diventin polvere.

Azzurri o neri, tutti amati e belli,
aperti a qualche immensa aurora,
dall’altro lato della tomba
gli occhi ormai chiusi vedono ancora.

(sperando che insonni con l’inconscio disturbato come il mio, al momento, possano beneficiarne…)