L\abitudine


"Si può perfettamente concepire un mondo dominato da una dittatura invisibile nel quale tuttavia siano state mantenute le forme esteriori del governo democratico." L'impiego della manipolazione psicologia in campo politico non è, naturalmente, una scoperta degli ultimi anni, né, a dire il vero, del ventesimo secolo. Napoleone istituì un organismo di stampa e propaganda al quale diede il nome, forse in un momento di buon umore, di Bureau de l'Opinion Publique. Suo compito era di fabbricare su ordinazione dei movimenti d'opinione. Perfino in Machiavelli si possono trovare interessanti spunti in tal senso. La manipolazione del pubblico da parte di un tiranno, data una società irreggimentata e controllata, non è impresa difficile, e può essere condotta con mano più o meno pesante, secondo i gusti.  Il vero problema nasce allorchè si tratta di operare efficacemente sui cittadini di una società libera, i quali col voto possono detronizzarvi, ignorando, se lo desiderano, tutte le vostre sollecitazioni e negandovi il loro appoggio. In questo tipo di situazione, la manipolazione politica e la persuasione di massa dovettero attendere, per riuscire veramente efficaci, l'arrivo dei manipolatori di simboli.  Costoro non rivolsero la loro attenzione al mondo politico fino al 1950. Poi, nel giro di pochissimi anni, che culminarono con la campagna presidenziale del 1956, essi introdussero nella vita politica americana dei mutamenti addirittura sbalorditivi.  A tal fine, si servirono a piene mani degli studi di Pavlov sui riflessi condizionati,  degli studi di Freud sull'immagine paterna, della teoria di Riesman sull'elettore americano come spettatore- consumatore di politica, e dell'analisi del mercato di massa condotta dall'agenzia Batten, Barton, Dustine e Obsorn etc etc V. Packard