Compagni dedicati su qualsiasi strada. E il vento che gli batteva in faccia ero lui, era tempo e la libertà più selvaggia di guidarci. Il paradiso ci proteggeva e l’infinito ci perdevamo nel sorriso, nella paura e nel coraggio che erano quei frattali casuali che andavano e venivano con noi sulla strada. Era ancora un ragazzo e io l’universo di entrambi ascoltavamo quella canzone. Gli occhi chiusi e le luci che si accendevano erano allegorie multicolori che brillavano e sbattevano le palpebre in un cielo che ci seguiva in ogni direzione. I percorsi che ci inseguivano e che mi guidavano erano lui e magnetizzati nel mio abbraccio, abbiamo perso noi stessi e noi. La velocità è stata immersioni e decollo e questo è ancora molto grande oggi perché in bellezza, le immagini non vanno mai via. E poiché sento questa stessa canzone, ritornano. Era un ragazzo e mi vestivo con il suo corpo e lo riscaldavo con le mie braccia. I compagni dedicati sono come capi comodi sulla pelle. L’abbigliamento che anche i vecchi abiti si spoglia e accarezza e accarezza perché fedele, modella e si modella al nuovo corpo che è sempre lo stesso nel ricordo degli abiti che conservi. Una coccola che hai e che ami perché trattieni l’odore del tempo che va e viene ogni volta che i tuoi occhi si chiudono e il tuo ricordo si spegne e si addormenta in un’altra stagione. È un uomo che tengo segreto ragazzo nell’armadio accanto ai jeans dedicati che non do a nessun altro. Una coccola che hai e che ami perché trattieni l’odore del tempo che va e viene ogni volta che i tuoi occhi si chiudono e il tuo ricordo si spegne e si addormenta in un’altra stagione.