Il nostro è stato storicamente un paese molto maschilista, eccessivamente incline a usare attributi sessuali maschili e la sua lunga serie di sinonimi come esempio di virilità e coraggio, e dove i santi uomini non hanno mai pianto, per l'amor di Dio, è perché avevo messo qualcosa nella loro occhio.
Tuttavia, da qualche anno siamo chiaramente aperti riguardo all'immagine trasmessa dalla popolazione maschile, che si traduce in un apparente rilassamento della mandibola, dei bicipiti e del rimboccamento dell'intestino. Meno braccia incrociate e più braccia sui fianchi, cioè.
La metrosessualità, quell'invenzione di stilisti mega-intelligenti che riuscirono a conciliare l'uomo con lo specchio, sedusse legioni di maschi iberici. E lo ha fatto per il semplice motivo che era una corrente pubblicizzata, in larga misura, dalle stelle del calcio (leggi David Beckham). Come è noto, il calcio non può mai incorrere NELLE SCELTE DI SESSO, e se proponeva tagli di capelli impossibili, torsi rasati, una profusione di cosmetici e vestiti che, pur costando un sipario, violavano i precetti del buon gusto, ci si doveva arrampicare in fretta a quel treno, dal momento che avrebbe sicuramente fatto tendenza. E ragazzo l'ha fatto.
Tra gli artisti si è notata anche questa "femminizzazione". I musicisti non imitano più Bruce Springsteen, il paradigma del “macho man”, né gli attori Clint Eastwood, il gesto sempre serio e la rivoltella XXL pronta a qualunque cosa accada. Ora, finalmente, viene preso un altro tipo di uomo: sensibile, empatico, dialogante, fallibile.
Tuttavia, ci sono ancora dei nostalgici che prendono le distanze dalle vetrine imperanti -un po' un inchino, va detto tutto- e rimangono fedeli ai loro principi virili. Inguaribili romantici che continuano a radersi con il rasoio e che pensano che il dopobarba sia uno di quei club scaduti a cui si va fino a tarda mattinata