Il mio parto in CASA

Ecco la storia di Diamante Adele (3220 gr – 49 cm), tutta di emozioni e coincidenze, cominciando dal giorno e dall’ora precisa di nascita:

31.5
ore 3.15

e dal nome combattutissimo tra me e mio marito: Andrea voleva chiamarla Diamante, non ricordo nemmeno dove l’ha trovato, come gli è venuto in mente… io invece ero dell’idea di chiamarla Cassandra o Anastasia (sempre di origine greca come Sophia ed Elettra), oppure Adele, come entrambe le mie nonne, una delle quali morta 1 anno fa ed a cui ero molto legata…

Poi certo, Diamante è il “destino” del mio tatuaggio, perfettamente in linea con gli altri 3 ideogrammi che ho fatto:
Amore – Andrea
Saggezza – Sophia
Energia – Elettra
ed infine Destino – ed ecco Diamante

ma mi sembrava troppo new age, un po’ da soup opera… invece Andrea mi ha subito informata bene: anch’esso di origine greca e molto usato nel medioevo, insomma, non potevo più dire di no…

Però:
però ecco una delle coincidenze…
la notte in cui è nata la piccola, un’ora prima, è morta anche la seconda nonna… uno scambio di anime insomma, dunque Andrea voleva accontentarmi e chiamarla Adele, ma io non volevo fosse solo per me, era così convinto della sua scelta prima! È così è diventata Diamante Adele… firmerà un po’ lungo un giorno, ma pazienza, spero ci perdoni!

Quindi veniamo a noi, a me ed al parto di questa creatura, insieme ad un grande papà ed a 2 ostetriche che ringrazierò sempre!

Sono le 11 di sera, sto guardando un film che non mi piace molto, sarà per questo che la signorina si ribella e fa rompere le acque? (Grazie Diamante!)
sento un tac, ma non ci faccio caso, poi dopo qualche minuto mi viene il dubbio, mi tocco, sembra tutto normale, mi alzo dal letto e… comincio a colare come un rubinetto!
Mi scappa una risata “ehm… Andrea… direi che ho rotto le acque!”
che tempismo, giusto perchè non dovevo partorire proprio questo week end, dato che c’è il saggio di musica di Sophia e di mio marito e che mia cugina (che dovrebbe visitarla se nasce a casa) va ad un corso!
“Pazienza, mica posso mettermi un tappo!” gli dico… e poi rido… rido e ripenso al fatto che quella mattina sono passata in ufficio e una collega mi ha detto “dai che secondo me nasce stanotte”, esattamente come accadde per Elettra!
E poi altre 2 coincidenze: anche di Elettra il travaglio è iniziato alle 23 e nello stesso momento fuori iniziava a piovere!

Decidiamo di chiamare subito i miei genitori, visto che non è tardissimo sono sicuramente svegli, così possono venire a prendere le bambine: tempo 15 minuti sono a casa nostra, Sophia prende 2 cose da mettersi (lei neanche dormiva ancora), Elettra è tutta eccitata anche se l’abbiamo svegliata, mi bacia, mi abbraccia, va via serena… quella meno serena di tutti è mia madre, che piange già, eppure io non ho nemmeno ancora le contrazioni…

Nel frattempo ho chiamato anche Laura, l’ostetrica, che mi aveva visitata al mattino, era tutto ancora chiuso, la testa incanalata, ma secondo lei mancava ancora qualche gg, circa come da DPP (4 giugno), quindi non si aspettava fossi io, bensì l’altra mamma che sembrava aver cominciato a travagliare piano piano dalla sera prima…
Invece no… sorpresa… verso le 11.30 arriva anche lei (i miei per fortuna se n’erano già andati).

Prima però che arrivassero tutti, ecco le ns prime pazzie di coppia: qualche gg prima avevo preparato la casetta-fiocco nascita, compreso il timbro “home-made” (quello che uso per i biscotti), che però per scaramanzia non avevo incollato. Peccato che quest’ultimo in fase asciugatura fosse stato toccato da qualcuno e rotto e… mio marito proprio in quel momento mi fa notare che non l’ho rifatto!

Nessun problema: mentre arrivano i primissimi doloretti di poca durata e pochissima intensità gli do la ricetta della pasta di sale (mio marito “ma sei in travaglio!!!!” e io “tu non preoccuparti, segui le mie istruzioni che facciamo in fretta!”), lui mescola gli ingredienti e ne prepara un altro… et voilà, è pronto un nuovo timbro nell’eventualità che davvero questa bimba nasca a casa!

Quando arriva Laura facciamo 2 parole e ridiamo su questa sempre mia voglia di fare, le mostro il fiocco completo, il disegno della mamma che allatta, i piedini ancora da incollare fatti con le pietre bianche e nel frattempo arriva anche Valeria, la seconda ostetrica.
Alle 11.40 circa arrivano le vere contrazioni, comincio a segnare durata e distanza, ormai durano circa un minuto e sono a 6/8 min una dall’altra… ci siamo, iniziano le vere danze.

La sostanziale differenza tra il travaglio di Elettra e quello di Diamante è che sono stata lucidissima tra una contrazione e l’altra, sempre, fino all’ultimo momento, anche se è stato davvero intenso, tutto di schiena come nel vbac, senza potermi riposare e sedere un attimo…

I dolori sono diventati subito ravvicinati, hanno provato a farmi impacchi di sale caldo sui reni (piccola parentesi: avevamo finito il sale grosso, allora Andrea è sceso a farsene dare un pacco dal panettiere che era già al lavoro e lui invece di capire che era per un impacco ha capito che era per la pasta, quindi 2 gg dopo, quando sua moglie gli ha chiesto se sapeva qualcosa di me lui ha risposto “ma no, l’altra sera a mezzanotte facevano ancora la pasta con gli amici!” e gli amici erano il via vai delle ostetriche!), ma il peso mi sembrava peggiorare la situazione e il dolore era davvero forte comunque: a momenti alterni le ostetriche e Andrea mi premevano le mani sui punti dolenti, altrimenti premevo io con una mano o con l’altra, sia sulla schiena che sul basso ventre che sembrava mi si aprisse come fossi squartata in 2.

Ho sempre parlato nel frattempo, guardando l’ora, restando sempre in piedi, appoggiata con i gomiti sul tavolo in cucina o sulla poltrona in salotto: le mie gambe e le mie braccia chiedevano pietà…
Mi sono aggrappata a mio marito più volte, restando in piedi, chiedendogli anche se secondo lui la ragazza del piano di sotto mi sentiva gridare, ma lui tranquillo mi ha risposto di non pensarci, di rilassarmi, di lasciarmi andare, che andava benissimo così…

Ho provato a sdraiarmi un attimo: dopo una contrazione in quella posizione ho visto le stelle, quindi mi sono rimessa in piedi, mi era impossibile stare così.
Mio marito ha fatto una tisana alla frutta lasciata raffreddare e ogni tanto chiedevo da bere, con molto zucchero, stavo morendo di caldo e la bocca la sentivo asciutta e arsa, a forza di regolare il respiro e i vocalizzi…

Dopo 2 ore e mezza di dolori ormai vicinissimi Laura mi ha visitata perchè continuavo a dirle che mi sembrava di dover spingere e anche di dover andare in bagno (ci ho pure provato, ma stare seduta sul wc era impossibile anche quello!): ero di 4 cm circa, quindi mi ha detto di non spingere troppo, dovevo ancora aprirmi bene…

Allora ho richiesto conferma ad Andrea “Dimmi che sono brava!” gli ho gridato e lui mi ha risposto che ero uno spettacolo, che stavo facendo una cosa meravigliosa e quasi incredibile; quelle parole, proprio in quel momento mi hanno ridato forza, ho di nuovo ragionato lucidamente sulla situazione e mi sono detta “Sara, avanti così per altre magari 2/4 ore non ce la fai, sei stanca e non hai tregua… devi dilatarti, aprirti, pensare a tutte le grandi voragini della terra, focalizzare che ti devi aprire tanto, tantissimo, per far uscire la bambina, come dice Ina May – ti aprirai enormemente – forza!!!”

E così ho fatto: ho pensato a sentirmi grande dentro, come quando canto, “dovete sentirvi come una cattedrale” dice sempre la mia insegnante, a fare i vocalizzi giusti per aprire e fare spazio, ho pensato a grotte, gallerie, gran canyon e di botto la voglia di spingere è diventata ancora più intensa!

Mentre mi giravano intorno le ostetriche (controllando ogni tanto il battito della bambina, sempre perfetto), parlando sottovoce, mi sono lasciata andare del tutto, ho deciso con tutta me stessa che dovevo sopportare quell’enorme dolore ancora per poco, che tanto più forte di così non sarebbe stato, dovevo solo concentrarmi e regolare il respiro… ed ecco arrivare una voglia di spingere fortissima: ero di nuovo aggrappata a mio marito, in piedi, con le gambe che quasi tremavano e con una contrazione lunga e una spinta pari ad essa ecco che l’ho sentita scendere e ho urlato “esce, esceeeeee!!!” e tutta d’un botto è uscita la testa della mia cucciola, si è fermata lì e con altre 2 (forse 3) spinte altrettanto intense è uscita del tutto, con Laura che la prendeva al volo sotto di me (mi ha poi raccontato mio marito) come un pesciolino bagnato…

Eccola la mia bellissima bambina!
Lei ha fatto appena uno strillo e si è subito calmata, mi hanno fatto sedere, con il cordone ancora attaccato, me la sono messa sulla pancia, era pulita, profumata, morbida… che sensazione! Il mio cuore impazziva di gioia! Mio marito si è messo al mio fianco a rimirarci, a baciarci… che momento fantastico! Avrei voluto durasse un tempo infinito!

Diamante si è attaccata subito al seno, perfettamente, come natura comanda ha saputo subito dar retta al suo istinto primordiale, siamo state così almeno mezzora, io stavo benissimo, nessun giramento di testa, nessuna perdita di sangue, la placenta si è staccata da sola e con una spinta è uscita e io di nuovo niente lacerazioni, nessun punto, nulla di nulla… era tutto perfetto, la chiusura del cerchio.

L’ostetrica Valeria ha tagliato il cordone ormai bianco e messo la placenta in un sacchetto nel ns. freezer, mentre Laura mi massaggiava l’utero per farlo contrarre bene e io… mi facevo fare un panino! Avevo una fame pazzesca e una felicità addosso da toccare il cielo con un dito!

Alle 5.30, dopo aver pulito e buttato tutto le ostetriche andavano via, io mi mettevo a letto con Diamante e mio marito nella stanza delle bambine per lasciarci tutto il lettone a disposizione: la piccola ha dormito beata tutto il tempo, io ho riposato a tratti per un’oretta e poi me la sono guardata tutto il tempo, ripensando al mio percorso ed a questo bellissimo parto…

Ho ripensato a quanto ho aspettato questa gravidanza, a quanto ho sofferto per le perdite e per il tc di Sophia, a quanto ho gioito per il vbac di Elettra e adesso addirittura per un parto in casa perfetto, quello che tutte le donne e mamme si meriterebbero, senza paura, senza persone estranee, solo con la persona amata vicino e con la consapevolezza di dare e fare il meglio per la propria bambina.

Avevo una tale emozione addosso quella notte, sono stata così bene subito che quasi non potevo credere di essere così attiva, così serena, così in forma nel corpo e nella mente, mi meritavo tutto questo idillio?

Sì me lo merito: ho fatto un gran percorso negli anni, ho lavorato tanto su di me, sulla mia famiglia, ci siamo tanto amati e tanto scontrati io e mio marito, adesso può andare solo tutto bene, ce lo meritiamo entrambi questo “gioiello”, questa bellissima Diamante Adele che piange davvero poco, che sta in braccio a tutti, che dorme e ciuccia come un angioletto, che ha dei fratellini e 2 bisnonne lassù che vegliano su di lei.

“Benvenuta piccola mia, ti amiamo tanto io e il papà, ti adorano le sorelline, con tutto il cuore.”

La mattina alle 10.30, fortuna delle fortune, mia cugina è riuscita a venire a visitare Diamante, perchè sarebbe partita per il corso al pomeriggio!
Io stavo così bene che mi sono fatta la doccia e ho messo a posto un po’ di cose mentre la cucciola dormiva beata.

La montata lattea è arrivata prestissimo, dopo nemmeno 30 ore dal parto, Laura dice perchè l’ossitocina era altissima e si respirava serenità in casa, mi ha fatto piacere sentirlo.

Il giorno dopo facevo già il pane e stavo più che bene, a vedermi qualcuno ha avuto l’impressione che io non avessi nemmeno partorito ed era così che mi sentivo ed è così che mi sento, nonostante le notti metà in bianco! Questa bambina mi ha dato una carica che non mi aspettavo, forse perchè la natura sapeva che dovevo badare a lei e ad altre 2, anche se grandi, sempre da sola.

Sono felice, sono appagata, sono serena, spero che tutto continui così…

Il mio VBAC

OVVERO
LA NASCITA DI ELETTRA  a 40 settimane
(3120 gr – 49 cm)

Giovedì mattina, 15 maggio: la mia collega (incinta anche lei) mi invita a fare un giro al mercato.
Ho la scadenza domani, ma sto benissimo, ci vado.

Da tutta la settimana ho degli strani mal di pancia che mi fanno andare al bagno anche 2/3 volte al giorno, ma la pancia è così alta che tutti mi dicono che la belva nascerà dopo il 20 maggio almeno, d’altronde è una femmina e deve cominciare fin dall’inizio a far girare le scatole…

L’indomani, il 16, è pure il giorno del compleanno della mia collega incinta, io intanto non credo proprio che per me questa nascita possa essere così puntuale!

Mentre gironzoliamo e ci guardiamo a vicenda le pance ne conveniamo che sembra lei quella che deve partorire per prima (ma è di 6 settimane meno!) talmente striscia “sta panza”!!!

Io compro pollo e patatine per il pranzo (ma ne sgranocchio un po’ passeggiando) e proseguo, come la pace nel mondo, sentendo però che in questa strana mattina le consuete contrazioni che mi seguono dal 5° mese si susseguono una dietro l’altra a distanza di 10 minuti circa, ma sono sempre le solite e non ci bado… mi hanno detto che capirò decisamente quando sarà l’ora…

Proseguo la mia giornata con il pranzo a casa, nel pomeriggio vado a prendere Sophia a scuola, la porto da un’amichetta, poi di nuovo a casa alle 19 a preparare le cena, poi quasi quasi mi metto anche a stirare (sto tenendo tutti i lavori domestici sotto perfetto controllo per non lasciare nulla di trascurato in virtù del nuovo arrivo che non mi lascerà gran tempo!!!), ma cambio idea, ce ne andiamo tutti sul divano e mi rilasso…
Guardo un po’ di TV, poi, credo intorno alle 22.30 perché mi pare di sentire appena prima le campane, mi addormento di un sonno veramente riposante… e chi ci pensa al parto…

Ore 23: mi sveglio di colpo con uno di quei forti mal di pancia che mi fanno andare al bagno.
Mentre scendo ancora mezza addormentata, Andrea spegne la tele e porta Sophia nel suo letto già bella dormiente da un po’ anche lei, quindi dopo qualche minuto ci ritroviamo entrambi in cucina.
Io mi siedo sulla poltrona a meditare un secondo, pare vada tutto bene e allora ce ne andiamo a letto.

Passano 5/7 minuti al massimo e mi coglie un altro mal di pancia, credo sia di nuovo il momento di tornare al bagno, continuo a non pensare assolutamente all’ora fatidica, però solo per scrupolo dico ad Andrea di prendere l’orologio che ha la lancetta dei secondi per vedere quanto dura questo dolore piuttosto forte: oltre un minuto e 10 secondi.
Intanto di tornare al water non ne sento il bisogno, meno male, non ho voglia di star male stanotte.

Stiamo a vedere quando si presenta il prossimo mal di pancia, se ci sarà (io sempre incredula che la belva sia così puntuale… ho sempre avuto il ciclo sballato e in ritardo!): e c’è eccome, non passano neanche 5 minuti!!!
Andrea è tranquillissimo, ma mette le mani avanti, crede sia il caso di far venire a prendere Sophia da sua sorella, visto che l’ora non è ancora così tarda, al limite passa una notte in più fuori casa, ma non muore nessuno…

Io continuo a dirgli che non mi sembra il caso, se sono le vere contrazioni (e adesso sì che le sento! Mi sa che son proprio quelle!!!) chissà per quanto tempo ne ho e fuori diluvia a più non posso, dobbiamo proprio fare tanto casino già adesso magari per niente???
Altri 4/5 minuti e di nuovo mi piego in due appoggiando i gomiti sul tavolo, perché nel frattempo per stabilire cosa fare o no siamo tornati in cucina, che sdraiata nel letto non riesco proprio a stare… cavolo che mal di schiena! Cavolooooooooo!!!!

E che mal di pancia…. AH AH che male, fa malissimo e non mi lascia tregua!
Sarà il caso di sentire anche Laura, la mia ostetrica? propone sempre Andrea… tra un dolore e l’altro in cui riesco ancora a ragionare e organizzarmi.

Ma vah… figuriamoci, sono già le 23.20 circa, non è il caso… tra qualche ora magari…(io sempre tranquilla, mentre lascio libero sfogo alle mie contrazioni, ringhio, urlo, non me frega nulla se sveglio il vicinato… perché non riesco a trattenermi dal MAAAAALEEEEE! E poi ho letto Ina May, devo aprirmi no?).

Andrea è sempre calmo, non lo vedo proprio farsi prendere dal panico, anzi mi istiga con qualche battuta, ce la ridiamo insieme nelle pause, poi insiste, dato che i dolori sono vicini, anche solo avere un parere, descriverle al telefono cosa sento, per me è la prima volta, che ne so… ok telefono.

Le dico che ho questi mal di pancia forti al basso ventre che vanno fin dietro e mi fa tanto male la schiena e i reni, che durano oltre il minuto e arrivano ogni 5 minuti circa… di certo non ho mai provato queste sensazioni prima d’ora e non somigliano per niente alle contrazioni che ho avuto in gravidanza.

Lei resta un po’ perplessa e dice che è meglio venga a vedermi.
Dopo pochi minuti ancora (saranno le 11.40 al massimo) arriva la sorella di Andrea a prendere Sophia, che lui nel frattempo aveva chiamato così: stavi dormendo? È ora… no tranquilla scherzavo, volevo vedere se eri pronta… anzi fai che venire a prender Sophia che siamo al buono!

E la poveretta che mezza dormiva sul divano non sapeva più che fare, poi è arrivata, trovandomi nel mezzo di una contrazione e piegata sempre in 2 con i gomiti sul tavolo…

Sophia non capisce bene cosa succede: la sua borsa “da viaggio” è già pronta da giorni, la coprono alla veloce (fuori continua a venir giù acqua a secchiate) e via… una è andata.

Ora si tratta di aspettare Laura.
Deve farsi qualche km di curve sotto il temporale, ma arriva in fretta, manca ancora un quarto a mezzanotte (credo).

Anche lei entra e mi vede piegata dal male, mentre ringhio a qualcuno di invisibile che fa un sacco maleeeeeee! Tiro giù tutti i santi del paradiso, ma nella mia mente penso soltanto al mio corpo, al mio tunnel vaginale che si sta aprendo come una galleria rosa che fa passare un tir altrettanto rosa ma che ci passa appena… è un’immagine che rimane costante davanti a me…

Laura si ferma e dice che sembrano un po’ fortine.
UN PO’ FORTINE??? E QUELLE FORTISSIME COME SONO???
Mi dice che appena mi passa prova a visitarmi.
Ok, siamo d’accordo, fin dagli incontri avuti in precedenza, che non mi darà brutte notizie (tipo: non c’è ancora dilatazione dopo ore ed ore di travaglio e roba simile), ma quelle belle sì.

Velocissima mi sdraio sul divanetto e lei delicatamente mi controlla.
SONO GIA’ A 3 CM DI DILATAZIONE!!!
Fantastico, ma allora tra poco vedrò la mia cucciolina!
Allora sto per partorire, ma mica riesco a rendermene conto!!!

Restiamo lì sul divano: io sempre piegata, stavolta con le ginocchia per terra e i gomiti sui cuscini del divano, Laura dietro di me mi massaggia la schiena, Andrea di fianco che osserva silenzioso e chiede di tanto in tanto se abbiamo bisogno, ma non passa molto, che decidiamo tutti insieme di prepararci per andare in ospedale, a Vercelli: ci sono 40 km…

Andrea va su e giù secondo i miei ordini: la valigia nera, la borsa a fianco, la roba da mettermi per uscire (quale??? Ho preparato un cambio estivo, invece fuori ci saranno 15 gradi!!! Azz…) le calze, no non quelle, portami la scatola che le prendo da me…. Ahihaaaaa che maleeeeeeee!!!!

Com’è difficile star dietro alle contrazioni e alle cose da fare, fortuna che avevo già preparato tutto prima e nel minimo dettaglio…
Ci siamo, sarà mezzanotte e 15 o giù di lì, siamo stati a casa poco, Laura crede sia meglio andare, siamo pronti, mi aiutano a vestirmi, per sicurezza lei dice a mio marito di prendere un po’ di asciugamani… Andrea sbarella gli occhi… effettivamente…
Io non faccio una piega, non mi rendo più conto di nulla.
La macchina è già sotto casa, ma devo fare due piani di scale: certo, come no…

Faccio il primo alla veloce, ma poi mi devo fermare.
Siamo fuori, mica dentro un condominio, a piano terra c’è già il panettiere che lavora e sente senza il minimo dubbio una delle mie contrazioni: mi appoggio alla ringhiera e non riesco a trattenere un ruggito clamoroso, con Laura che mi incita a lasciarmi andare così che va bene… mi sa che avrò svegliato anche qualcuno nel vicinato… Non me ne può fregà de meno!!!

Eccoci in macchina… ma una più comoda mio marito non la poteva comprare?
È una coupè, quindi dietro è senza porte ed è pure tutto tranne che larga e comoda… come caspita mi metto?
Seduta non riesco a stare, allora mi appoggio carponi, anche qui come riesco: con i gomiti allungati sul sedile, un ginocchio sul sedile e uno giù…. Ah beh… una comodità…

Laura è davanti con Andrea, mi dice di star tranquilla che adesso col viaggio rallenteranno di certo un po’ le contrazioni, che ormai sono ancora più vicine, non passano 2 minuti tra una e l’altra!
Non ho pace!!!

Si parte: a pochi km troviamo la strada chiusa, io tiro di nuovo giù i Santi del Paradiso (che mi perdonino) per il male che ho e per la benedetta strada chiusa che ci fa tornare indietro e fare un giro più lungo… NON SIAMO ANCORA ALL’OSPEDALE!!!!???
Il viaggio è tremendo… come fanno quelle che si sparano 200 km per partorire???

No, per me è impensabile… sto tremendamente, sono scomodissima, ho un mal di schiena da impazzire, Laura viene dietro con me (senza fermare l’auto, passa in mezzo tra i sedili, roba da film) per massaggiarmi e farmi aggrappare a lei se ne sento la necessità… MA NON DOVEVANO RALLENTARE LE CONTRAZIONI NEL TRAGITTO IN MACCHINA????

Andrea guida come un pazzo, fortunatamente con l’ora notturna non c’è alcun traffico, però se ci fermano i carabinieri sono pronta a lanciare qualche insulto gratuito e a farmi scortare con la sirena fino in ospedale!
Quei minuti non passano mai… mi aggrappo al sedile, sempre girata verso il lunotto posteriore, continuo a non badare a niente e lascio uscire ogni genere di verso, intanto nella mia mente è sempre presente l’immagine del “tunnel rosa che deve essere attraversato dall’altrettanto tir rosa che ci passa appena”…
SIAMO ARRIVATI????
Sembro “ciuchino” del cartone animato Shrek 2…
Finalmente!

Andrea entra in pronto soccorso, io e Laura scendiamo, lui va a parcheggiare.
Mi fanno sedere su una poltrona per farmi un monitoraggio…
COSA??? SEDERMI???
No, no, no… non ce la faccio a stare messa così… NON CE LA FACCIO, FATEMI ALZARE!

Intanto arriva Andrea, lui e Laura si guardano, l’ostetrica di turno intanto mi attacca il monitoraggio, mi dice di non agitarmi… qui le cose si mettono male… ma io ho portato settimane prima il piano del parto, se è il caso glielo faccio ripassare a suon di insulti…

Passano pochi minuti, il tracciato è ok, io salto di continuo dalla sedia, arriva il ginecologo, uno con una faccia che nemmeno ricordo… ma con un naso!!!

Mi visita, io intanto ho incominciato a perdere le acque miste a sangue… è tutto un pasticcio là sotto… MA SONO A 7 CM DI DILATAZIONE!
E saranno passate sì e no 2 ore dall’inizio del travaglio!!!!
È favoloso!!!

Forse si rendono conto che le mie non erano tutte storie e urla per niente, cosa pensavano, che facessi tanta scena per 2 doloretti????
Il gine “simpaticissimo” vede la mia cicatrice da cesareo e post visita mi chiede se voglio tentare un parto naturale. Scusi, sta scherzando??? Vorrei proprio chiederglielo!

CERTO CHE Sì! Mi sono mica sparata viaggio e dolori per cosa se no????
Per arrivare a 7 cm e poi fami tagliare la pancia???
Bah…
Mi mettono su una sedia a rotelle e mi portano in sala parto direttamente, mentre Andrea e Laura mi seguono, a questo punto titubanti della situazione.
Io non vedo l’ora di scendere e di rimettermi carponi perché la mia schiena non ce la fa più.

La sala parto (che avevo già avuto modo di vedere) è quella piccola, senza la vasca, ma non mi importa, la mia mente è già preparata a quello che può trovare, cioè tutto di mio gradimento: tutto bello, pulito, azzurro (il mio colore preferito), tranquillo…

C’è silenzio ovunque perché il reparto è in rifacimento, non ci sono altre stanze operative oltre le 2 sale parto, quindi io me ne sto beata (si fa per dire) mezza nuda carponi, con le braccia sullo sgabello olandese (mi ci sono gettata sopra appena l’ho visto e nessuno mi ha fermata), a meno di un metro dalla porta, che è del tutto spalancata sul corridoio, ma nessuno passa a disturbare il mio delirio!

Siamo solo in 5 adesso: io, alla mia destra seduta accanto a me c’è la mia ostetrica, alla mia sinistra sempre seduto accanto a me e con le mani nelle mie c’è Andrea e poi dietro chissà dove a fare il loro lavoro ci sono l’ostetrica di turno ed un’infermiera.

Da qui i ricordi si fanno molto sfocati, i miei dolori sono intensissimi e non mi lasciano tregua.
Il respiro è molto forte, mi mettono sotto monitoraggio (ma quello senza fili, per lasciarmi fare quello che voglio) e da qui le cose sento che prendono la piega che desideravo, tutto fila liscio come l’olio…

Tanto per cominciare nessuno vieta ai miei 2 accompagnatori (Andrea e Laura) di presenziare entrambi, nessuno interviene per dirmi cosa fare, anzi l’ostetrica dell’ospedale si presta molto per massaggiarmi anche lei la schiena, per chiedermi se voglio cambiare posizione, per sapere come sto, cosa voglio, se ho sete, e visto che mi ostino a voler stare in ginocchio mi procura dei cuscini e mette uno specchio sotto di me per vedere cosa succede senza farmi mai girare.

L’atmosfera sento che si rilassa anche perché lei e Laura si mettono a chiacchierare, Andrea è sempre accanto a me mentre gli stritolo le dita e grido a più non posso che fa MAAAALEEEEE!!!
Ancora un po’ di contrazioni sempre uguali, va tutto alla grande, faccio tutto da me e non so neanche come sia possibile… poi cominciano le spinte… sono una cosa così strana!

Perché dopo la spinta, con la testa della bambina che si ferma allo stretto fra le gambe (il famoso tir rosa nel tunnel rosa) non fa più male???
Laura e l’ostetrica dell’H le sento discutere su come mi muovo e come si vede che devo spingere dalla forma che prende la pancia e dalle smorfie che faccio ed insieme si prodigano in continui “brava brava” tipo Katiana e Valeriana di Zelig, che non so se ridere o urlare ancora più forte perché sento solo tanto male!

Ad un certo punto sento un “crac” proprio là sotto, mentre la testolina continua a scendere, ma non dalla parte del perineo, anzi sopra, proprio sotto il clitoride… dentro di me penso di essermi aperta in 2 come una mela…

Intanto a volte mi alzo in piedi e l’ostetrica sento che si prepara se dovessi sputare la bambina lì così e lei dovesse prenderla al volo… poi non si fida, nonostante i cuscini, mi richiede di abbassarmi carponi se ce la faccio… va benissimo, in piedi non resisto, non so come tenere le gambe aperte abbastanza!

Laura è sempre lì, ogni tanto mi sussurra qualcosa, so che se insorgesse un problema me lo direbbe, sono tranquilla, la sua presenza dà quell’ultimo tocco di fiducia che completa il quadro e lo perfeziona, anche Andrea è sereno, credo che si scambino qualche occhiata positiva da sopra la mia schiena…

Le spinte saranno al massimo 5 o 6, almeno così mi pare di ricordare.
Continua il coro di “brava brava” e io continuo a ringhiare.
Andrea intanto vede tutto.

Più tardi mi racconta di aver visto la testolina uscita per metà, solo col naso fuori e una manina sulla fronte, poi tutta intera, incastrata solo al collo, infine eccola uscire tutta, viscida come un pesce, CON LA CAMICIA!
Sono le 2.35 del mattino… in 3 ore e mezza ho fatto tutto!

Che liberazione, che sollievo, che meraviglia! E di colpo fine di tutti i dolori immensi provati fino a quel momento!

Eccola la mia cucciolina… sta benissimo, apgar 10, tutta bagnata me la posano sulla pancia, facendomi alzare e sedere (finalmente fa la sua funzione) sullo sgabello olandese.

La mia piccola Elettra urla fortissimo (tutta sua madre), mi guarda, si avvinghia al capezzolo… com’è dolce, morbida e profumata!
Ci coprono con un telo caldo e ci lasciano così per aspettare l’uscita della placenta, mentre la signorina pensa bene di farmi pipì addosso… sarà emozionata anche lei?

Andrea ci guarda, è di certo molto coinvolto anche lui… che esperienza! Che cosino perfetto e speciale si è creato dentro di me!
E com’è stato bellissimo fare tutto noi due insieme, da sole… anzi noi 3… Andrea per me è stato importantissimo e così vicino!!!

Purtroppo io perdo molto sangue, mi devono togliere la piccola e farmi sdraiare…
La porgono a mio marito che se la tiene in braccio tutto il tempo, dopo aver tagliato lui stesso il cordone …Elettra se ne sta tranquilla tra le sue braccia mentre si succhia un braccio da sola.
Non arriva mai nessuno ad interferire.

Io non sto molto bene, mi gira la testa anche se sono sdraiata per terra, la placenta stenta ad uscire e cola sangue dappertutto… uff questa non ci voleva, andava tutto così bene!

Poi finalmente ce la facciamo, una placenta grande e brutta se ne esce, mi fanno una puntura anti-emorragica, mi mettono sul letto e finalmente posso abbracciare la mia piccolina senza più doverla abbandonare…
Restiamo così a lungo, nessuno dalla pediatria si precipita a venirla a prendere.

Passa davvero molto tempo, non so quanto, non ho più la sensazione di che ore sono… poi Andrea e Laura la prendono e le fanno loro stessi un bagnetto di sola acqua senza toglierle la vernice caseosa, mentre il ginecologo (quello col nasone) fa capolino e mi viene a vedere soltanto ora.
Mi fa una visitina gentile e mi dice che sono un po’ rossa (fai un po’ te!!!! Hai idea di cosa sia passato di lì???) ma non ho bisogno di nessun intervento, in sostanza NEANCHE UN PUNTO!
EVVAI! Cosa posso desiderare di più?

Purtroppo con il giramento di testa avuto non posso andarmene con le mie gambe, ma mi ridanno Elettra sul petto, tutte coperte al calduccio ci lasciano insieme, con Andrea che ci coccola, mentre l’ostetrica dell’H e l’infermiera sistemano la sala parto.
Sono ormai quasi le 5 quando ci portano in stanza!

Soltanto giunte qui un’altra donna prende la piccola per vestirla, ma ci mette pochissimi minuti, non c’è fretta per visite, o quant’altro, si farà l’indomani.
Ora mio marito e Laura possono tornare a casa…
Io mi godo tutti quei momenti, dormiamo insieme io e la mia bambina e così restiamo, avvinghiate l’una all’altra, io a lei e lei al mio seno, per i prossimi giorni.
Dopo sole 48 ore ce ne torniamo a casa.

Ci hanno trattate veramente benissimo e tutto è stato fatto nella massima naturalezza: nessuna interferenza, nessuna pressione, nessun intervento negativo su di me o sulla bambina, anche per quanto riguarda l’allattamento.
Un’esperienza stupenda che mi porterò nel cuore per tutta la vita.

Posso dire grazie a:
Non saprei in che ordine mettere i ringraziamenti, di tempo con cui hanno partecipato o di importanza.
Sono stati tutti fondamentali per la riuscita del mio VBAC e la giusta miscela di tutti ha dato, come avete potuto constatare, ottimi risultati!

• Mio marito Andrea: perché mi ha accompagnata per tutto il percorso, dandomi appoggio e fiducia… ma soprattutto trasmettendomi serenità nelle scelte, contro tutto e tutti quelli che mi scoraggiavano e non capivano la mia ostinazione;
• Mia cugina Elena (pediatra all’H di Vercelli): perché mi ha coinvolta nei suoi corsi e mi ha trasmesso informazioni sull’ospedale e sui loro metodi naturali, infine perché mi ha raccontato (ed io ho assorbito come una spugna) tutto ciò che poteva essermi utile;
• Laura, l’ostetrica che ho trovato grazie a “parto naturale”: perché con lei sono riuscita ad avere un appoggio sicuro e chiarimenti su cosa stava succedendo al mio corpo, ho dato sfogo (in gravidanza) alle mie incertezze e paure, trovando conforto e positività… poi è stata di vero aiuto ad essere tutti più tranquilli durante il travaglio!;
• Il Forum di “parto naturale” perché lì ho conosciuto persone care, condiviso emozioni tristi e felici, trovato spunti, risolto dubbi, preso coscienza di me e di cosa potevo fare davvero;
• Il ginecologo Dr. Ventresca di Vercelli: pro-VBAC al 100%, con cui abbiamo parlato io e Andrea e trovato una persona di fiducia, che ci dato massima libertà di scelta e fornito informazioni importanti e ottimistiche nella riuscita dei VBAC.
• L’ostetrica dell’H: purtroppo il giorno dopo non l’ho rivista, non ho neanche saputo come si chiama e non ho potuto ringraziarla ancora per tutto quello che ha e che non ha fatto, ma di certo ha lavorato come desideravo e le sarò sempre grata.
• I libri che ho letto: grazie a quelli ho appreso ulteriori dati, statistiche, consigli pratici e molto altro sui VBAC, sul parto naturale in genere e sull’allattamento. Ho inoltre fatto un gran lavoro mentale di rilassamento, concentrazione e di visione ottimistica di come sarebbero andate le cose… e così è andata benissimo!

I miei allattamenti

Tutto comincia nel lontano 2001.
La mia prima bimba, Sophia, nasce con taglio cesareo perché podalica e tralascio i dettagli su quanto mi sono sentita presa in giro sull’argomento parto.

Ricordo perfettamente però che all’inizio non la sentivo davvero mia, la allattavo, la tenevo in braccio per un po’, ma poi la posavo abbastanza in fretta, come se fosse una bambola e in tutto ciò, anche se vagamente, ricordo che applicavo i consigli ricevuti in ospedale e da molta altra gente (mia madre compresa, perché la reputavo abbastanza esperta, avendo lavorato al reparto nido dell’ospedale per diversi anni e solo tempo dopo mi sono resa conto di quanto fossero assurde le sue affermazioni, visto che non aveva allattato né me, né mia sorella), su orari, tempi, ciucci, latte che va via, produzione aumentata bevendo birra, doppia pesata, bimbi che si viziano, bimbi che piangono solo per fame, e potrei continuare.

Dopo un mese però comincio a sentirmi davvero “mamma” e a provare piacere nell’allattare mia figlia, ma lei pare avere reazioni strane al seno: si agita, piange, la sera non ne vuol sapere di staccarsi… si calma solo col ciuccio, così comincio a pensare di non avere abbastanza latte e, come si può immaginare, in virtù dei consigli ricevuti, con mio enorme rammarico dopo circa 40 gg passo all’aggiunta di latte artificiale.

Prima di rinunciare del tutto all’allattamento al seno mi informo e gioco la carta della consulente IBCLC che c’è in zona, che mi consiglia di dare a Sophia l’aggiunta con il bicchiere e di attaccare la bimba il più possibile al seno; nel tentativo di farmi sostenere da mia madre (almeno fisicamente per qualche giorno, per potermi dedicare solo alla piccola) mi sento dire che sono pazza a dare da mangiare alla bimba con una tazzina invece di un biberon, che la faccio solo soffrire.

Sono abbandonata a me stessa, troppo insicura, troppo spaventata dalle circostanze, non ho nemmeno il supporto di mio marito perché disinformato più di me, non me la sento di risentire la consulente, e così, dopo qualche altro giorno di seno e biberon alternati, passo definitivamente al latte artificiale, piangendo… e delegando il più possibile il pasto col biberon a chiunque sia presente in quel momento, perchè mi sento fallita e incredula, dato che all’inizio avevo latte da vendere ed era partito tutto così bene (non una ragade, bimba che cresceva…).

Mi arrendo, ma resto con l’amaro in bocca… non mi basta vedere la bimba che cresce serena… nel mio profondo resta un dolore sordo e in attesa di essere rivendicato in qualche modo.

Passano 6 anni e finalmente, dopo una perdita precoce, arriva la gravidanza di Elettra, che desideravo da tempo.
Per prima cosa comincio ad informarVi sul vbac perché anelo con tutta me stessa a non ripetere l’esperienza del cesareo, per me e soprattutto per la bambina. Quale mondo nuovo mi si apre sul parto naturale!

Dopo tanti colloqui e conoscenze acquisite, mi faccio accompagnare da un’ostetrica (e naturalmente da mio marito, che mi ha supportata in tutto il percorso e creduto in me) e la mia bimba nasce in un ospedale a 40 km da casa, con tutta la naturalità possibile, senza interferenze, quasi senza essere toccata da mani sconosciute, in perfetta serenità.

Come per il parto, durante la gravidanza mi preoccupo di venire a conoscenza di tutto quello che è importante sapere circa l’allattamento al seno, perché sono decisa ad allattare ad ogni costo e così vado a qualche incontro tra mamme e consulenti e leggo “tutte le mamme hanno il latte” di Paola Negri e “l’arte dell’allattamento materno” della LLL.

Anche per quel che riguarda l’allattamento scopro che tutto quel che sapevo fino a quel giorno era…. sbagliato! E così fin dalla nascita della piccola Elettra non ascolto nessun consiglio, ma applico pedestremente quel che viene detto nei succitati libri, tengo la bimba attaccata al seno giorno e notte (e nemmeno all’ospedale osano allontanarla da me), non le do il ciuccio, appena piange la allatto, controllo solo pannolini bagnati e peso una volta a settimana (e cresce bel oltre i 125 grammi che dovrebbe prendere secondo gli standard).

Purtroppo appena torno a casa dall’ospedale, anche un po’ debole per via di una emorragia avuta dopo il parto, mi viene un tremendo ingorgo con febbre, ma lascio perdere tutto il resto e con il supporto telefonico di mia cugina (pediatra dell’ospedale dove ho partorito, molto competente in allattamento e ad oggi anche consulente IBCLC), attacco la bambina alla lupa, faccio impacchi caldi sul seno e sto a letto più che posso, perché IO VOGLIO ALLATTARE e nel giro di qualche giorno il seno si libera e attaccarla non fa più male, che sollievo!

La bimba in generale si sveglia molto di notte, di giorno è sempre in braccio (infatti inizio subito ad usare una fascia), ma non ho mai voglia di posarla, la sento mia da subito, siamo legatissime, è tutto diverso dalla prima volta, sono una persona nuova, so che la mia stanchezza è ripagata da quanto cresce bene e felice la mia bambina.

Intorno ai suoi 40 gg, forse reduce dalla brutta esperienza precedente, ho un momento di panico: alla pesata della settimana la bimba pare aver preso solo 80 grammi, ed io ho un crollo emotivo, temo che per qualche ragione il latte mi stia di nuovo andando via… è il mio destino? Eppure la piccola la allatto a richiesta, dorme beata, non piange…

Mi “salva” di nuovo mia cugina, la pediatra più in gamba della terra. Mi dice di non guardare il peso, ma solo i pannolini, che forse è stata una pesata sbagliata, che in un mese ha preso 1600 grammi e quindi forse ha rallentato un po’, insomma ci sentiamo ogni giorno e ogni giorno racconto come va e vengo supportata e rassicurata e così supero la crisi, la bimba sta bene, continua a crescere.

Il nostro allattamento continua alla grande, non offro mai acqua o un biberon di LA o tisane, la consolo poppando per ogni cosa, coliche, sonno, stress della giornata, le notti sono piene di risvegli… tanti risvegli, anche 10/12 per notte… la piccola vuole solo poppare e dormire poppando… poppare dormendo… io sono esausta per interi giorni consecutivi, ma non mollo, so che sto facendo la cosa giusta, so che la sua felicità sarà la mia, so che il nostro legame è insostituibile.

E così passano i mesi: quando Elettra ne ha 8 torno a lavorare e la porto dalla nonna, 8 ore al giorno quasi da subito. Mia madre è preoccupatissima: crede di doverle dare un biberon di latte in mia assenza, crede che la bimba piangerà senza un ciuccio, crede tante cose…

In realtà, nonostante lo svezzamento quasi inesistente, poichè la piccola si nutre ben poco di cibi solidi (i nostri, perché ho iniziato a darle le pappe come tradizione vuole, ma lei ci ha messo poco a farmi capire che voleva quello che avevamo noi nel piatto!), prediligendo sempre il seno, si adatta presto alla nuova routine: mangia a spizzichi durante il giorno con la nonna, assaggiando comunque di tutto (poi la sera e la notte fa il pieno di latte di mamma) si addormenta senza seno, beve dal bicchiere, non ha bisogno di altri sostituti del latte né tantomeno di biscotti ipercalorici e la nonna resta stupefatta e si convince di quanto le avevo prospettato e di tutto il mio lavoro fatto fino ad allora, affinchè la bimba venga allattata esclusivamente con latte materno e senza altre forzature.

Unica nota leggermente dolente: avevo iniziato intorno ai 5 mesi della bambina a tirarmi il latte, affinchè mia madre potesse averne un po’ di scorta in freezer per le emergenze, ma Elettra non ne ha voluta una goccia, né col bicchiere, né col beccuccio, né caldo, né freddo… voleva il latte di mamma, direttamente dalla fonte!

L’esperienza però mi ha insegnato che, nonostante la mia enorme difficoltà a tirarmi il latte, non poteva assolutamente essere che il latte non ci fosse perché la bimba invece poppava felice e cresceva e che quindi le 2 cose non sono collegate.

Il nostro allattamento procede: Elettra resta una bimba molto esigente ed ad alto contatto fino a 2 anni inoltrati, finchè comincia l’asilo (2 anni e 4 mesi) e, forse per problemi di dentizione o di adenoidi (da lì infatti comincia a respirare male, ad ammalarsi di continuo e ad avere problemi di orecchie), forse per mera casualità, inizia a poppare male, sento dolore quando si attacca, mi pare che non succhi il latte ma resti solo appesa al seno e pertanto le chiedo costantemente di ciucciare bene o di staccarsi e riprovare.

Inoltre la notte si sveglia di nuovo moltissimo, almeno ogni 2 ore, se non ogni 45 minuti e quel continuo ciucciare male mi dà molto fastidio ai capezzoli e non mi lascia riposare.

La cosa continua così per altri 4/5 mesi: io a volte sono sofferente, altre sono paziente, ma non ci sono variazioni o miglioramenti, io non sento più la calata del latte che avevo sempre sentito sino ad allora, mi innervosisco perché Elettra si attacca spesso e male ed un fatidico giorno, nel sonno, mi morde molto forte, fino a far sanguinare il capezzolo.

La sera successiva, con mio enorme dispiacere ed andando un po’ contro la mia volontà, decido di dire alla bimba che ho molto male e che quindi non può più poppare. I primi minuti serali sono stati difficili, ma alla fine abbiamo risolto l’addormentamento con una storia, un po’ di tv e come sempre tante coccole e nanna insieme, riscoprendo un nuovo modo di amarci da lì in poi.

Avrei preferito che fosse lei a lasciare il seno, e magari oltre i 31 mesi, ma nonostante l’interruzione brusca non ho avuto alcun ingorgo e perciò a posteriori ho pensato che la piccola non prendesse più il latte da diverso tempo e che quindi un nuovo modo di amarci non doveva farmi sentire in colpa.

Elettra cresce, resta una bimba esigente e ad alto contatto, ad altissima richiesta, (infatti la notte si sveglia ancora, per cui ho conferma che i risvegli non sono dovuti alla tetta!) tanto che da quando è nata penso di chiudere definitivamente con le gravidanze, ma poi, un giorno, forse per via di un altro aborto (quando Elettra non aveva nemmeno 2 anni, una gravidanza inaspettata, ma poi accolta con gioia), rinasce dentro di me la voglia di un neonato, di un esserino da accudire ed allattare.

E’ così che nell’estate 2013 cerchiamo un altro gioiello da amare… e con enorme gioia di tutti scopriamo che si tratta proprio di un’altra femminuccia e, indecisi sul nome ed in virtù di alcune coincidenze, nasce Diamante Adele e stavolta con parto in casa.

Che dire… dopo 36 ore arriva già la montata lattea, io sono serena, al settimo cielo per questa nascita naturalissima e ormai non ho più alcun dubbio! La piccola è una ciucciona nata, cresce a vista d’occhio, è esigente ma non troppo, un po’ un mix delle 2 sorelle. A volte dorme beata nella sdraietta, a volte nella fascia, senza tanti problemi so che tetta e contatto sono il meglio per lei (e per me).

L’attacco spesso a rugby per drenare il seno all’interno e lei si lascia posizionare come preferisco pur di ciucciare.
Scopro anche che ha bisogno di meno latte zuccherino e quindi per 2 giorni le offro per 4 ore sempre lo stesso seno e questo mi aiuta a diminuire la produzione e a far sì che la notte la piccola riposi meglio, senza lamenti per la digestione.

E poi la sera, mi accorgo per caso che non riesce ad addormentarsi se mi sdraio o mi siedo per darle il seno, ma che si rilassa solo se la tengo in fascia in verticale con seno a portata di bocca: nel giro di pochi minuti si addormenta e riesco anche a posarla per un poco senza che si svegli.

Il nostro allattamento prosegue senza intoppi, anche se intorno ai 6 mesi una mattina mi sveglio con un ingorgo. E’ molto doloroso e mi abbatte fisicamente, ma attacco la bimba più spesso da quella parte e nel giro di 24 ore tutto torna come prima e alla mia Diamante viene dato presto il nomignolo di “bella balena” da quanto cresce bene!

Quando ha 9 mesi torno al lavoro e lei, come le sorelle, viene accudita tutto il giorno dalla nonna, che è ormai reduce dall’esperienza precedente e non si fa più tanti problemi: mi tiro un po’ di latte, giusto per tamponare i primi giorni in cui la lascio solo al mattino, ma anche con lei scopro che devo buttarlo via, perché non ne vuole sapere di berlo in alcun modo. La nonna le prepara le pappe in modo classico, invece a casa io applico da subito “l’autosvezzamento”, in cui offro solo il nostro cibo, sano e ben cucinato e lei assaggia qualche boccone, prediligendo sempre e comunque la tetta. Anche a lei non offro mai biberon e sa bere sin da subito dal bicchiere.

Diamante, per quanto amante del latte di mamma, al contrario si dimostra non troppo interessata al cibo solido, assaggia di tutto, ma proprio in quantità minime ed infatti intorno all’anno rallenta decisamente la sua crescita.

Oggi la piccola ha 2 anni e 4 mesi e naturalmente ciuccia ancora e per fortuna bene, senza darmi fastidio o dolore; non ha mai un grande appetito quando è a tavola, ma esattamente come con la tetta, che resta la base della sua alimentazione (anche se ci vediamo solo mattino e sera) stuzzica diverse volte al giorno (un grissino, 2 fette di un frutto…) ed io so che si auto-regola benissimo da sola.

Le notti con lei, al contrario di quanto accadeva alla stessa età con Elettra, sono molto più facili e gestibili; nonostante ricerchi il seno per addormentarsi ogni volta che si sveglia, adesso si accontenta anche delle coccole del papà quando vede che mi alzo al mattino, pur di restare a dormire ancora un po’.

Sono felice perchè lei è felice. Il seno è diventato anche punto di sfogo e rassicurazione quando torna dall’asilo, quindi non glielo nego mai. Al contrario quando siamo a spasso è così distratta che nemmeno si ricorda!
Spero di allattarla ancora a lungo, così a lungo da far sì che un giorno si ricordi quello che invece Elettra e naturalmente Sophia hanno già dimenticato di questi momenti solo nostri, unici, magici, di mamma e figlia che con così poco creano senza accorgersene un rapporto speciale.

Allattare non è solo nutrimento.

DECLUTTERING… e acquisti saggi

Dunque vediamo, decluttering significa:

 • letteralmente, “rimuovere il clutter“, ovvero il caos, il disordine e il superfluo. Nasce in riferimento agli oggetti, in particolare in ambiente domestico.
• Concretamente, cosa significa fare decluttering? Significa riorganizzare un ambiente, una scrivania, un cassetto o un’intera casa, non limitandosi a fare ordine, ma ponendo l’accento sul superfluo. Pensate al classico cambio degli armadi stagionale: anziché limitarci a scambiare indumenti invernali con estivi, o viceversa, andremo a eliminare tutto quello che non mettiamo più, perché non ci sta bene, è diventato troppo piccolo o troppo grande etc. Così, quella che apparentemente è una banale e noiosa operazione di economia domestica diventa una vera e propria prova, una gara a ostacoli psicologica che può rivelarsi molto impegnativa. Per alcuni diventa impossibile: l’incapacità a liberarsi delle cose assume la forma di disturbo ossessivo-compulsivo.

Lo stesso processo mentale vale per qualsiasi oggetto, compresi quelli privi di utilità pratica ma che hanno un valore affettivo. In quest’ultimo caso può anche darsi che l’oggetto sia legato a un’altra persona, qualcuno con cui non siamo più in contatto o che magari è venuto a mancare. Liberarci di quell’oggetto ci sembra un tradimento, equivale a spezzare l’ultimo legame che abbiamo con qualcuno che non c’è più. Ovviamente non è così: ma non è facile essere sufficientemente lucidi da rendersi conto che a contare sono i ricordi, e quelli non possiamo perderli, non certo gli oggetti, anche se le due cose sembrano legate a doppio filo.

Un’altra categoria di oggetti dai quali fatichiamo a separarci sono quelli abbiamo comprato per l’interesse momentaneo verso un certo hobby o perché “mi serve poi per…”, ma in realtà sono chiusi nell’armadio da tempo, anche se ogni volta che ci cade l’occhio ci diciamo “settimana prossima lo uso” e non accade mai.

Ma se il semplice riordino diventasse uno stile di vita fin da prima di appropriarci di un oggetto? Per me da tempo accade davvero così, vi faccio qualche esempio:

• Quando vado al supermercato, mi cade naturalmente l’occhio su un prodotto per il corpo, un’offerta sull’olio extravergine, delle bellissime tazzine da caffè colorate e la tentazione di comprare tutto è davvero forte… dentro di me una vocina dice “ne hai davvero bisogno!”, ma per fortuna dall’altra parte qualcuno risponde “ok, di olio prendine uno, lascia perdere la crema perché intanto hai già il burro di karitè che va bene per tutto e guai a te se tocchi quelle tazzine perché non hai spazio per riporle!”. E così, oltre a non spendere denaro, non riempirò la credenza fino a farla scoppiare con le scorte, che vorrebbe dire riordinare ogni settimana quando ci mettono mano le bambine e continuare a usare le vecchie tazzine, fino a romperle tutte e ricomprarle soltanto dopo.

• Stessa cosa con i prodotti per la casa o per il bucato, che riempiono gli scomparti di bagno e cucina… ne basta uno per tipo, l’ aceto bianco ad esempio si può utilizzare sia come lavapavimenti che da ammorbidente in lavatrice, tutto spazio e denaro guadagnati (e anche salute!).

• E poi che dire dei vestiti per i bambini? Se di routine gettiamo quelli consumati e teniamo quelli più belli, riutilizzarli per i fratellini e non ricomprare tutto da capo ci permette di risparmiare e di non accumulare… soprattutto se pensiamo a quanto crescono e cambiano taglia in fretta!

• Senza contare quanti doppioni di oggetti dei quali ne serve soltanto uno si aggirano per casa occupando grandi spazi: per evitare di avere 2 zaini di scuola, 4 cappotti tutti della stessa taglia, 2 giochi identici ecc, io mi sono organizzata cominciando sin da Ottobre a raccomandarmi con i nonni e con i parenti più stretti per i regali di Natale per le bambine, consigliando di acquistare quello che serve ed evitando quello che finirebbe dimenticato dopo 5 minuti. Lo stesso vale per compleanni o altre ricorrenze in cui solitamente vengono fatti doni (battesimo, comunione, Pasqua…), mentre io stessa spesso opto per regali non tangibili, come la giornata a Gardaland o le lezioni a cavallo, in cui anche il tempo passato insieme è prezioso più di un oggetto da mettere sul comodino.

• Per quando riguarda qualsiasi oggetto che davvero non usiamo, anche se ci sembra che possa diventare di primaria importanza proprio domani, proviamo a pensare che rivenderlo a basso prezzo su ebay o subito.it potrebbe, non solo farci liberare uno scaffale, ma anche darci un ritorno in denaro! Io nel tempo credo di aver venduto davvero di tutto, dai vestiti (di adulti e bambini), alle borse, disegni e soprammobili e anche piccoli elettrodomestici.

• Il lavoro da fare su noi stessi è grande, ci va tempo anche per soffermare lo sguardo su una mensola del salotto e guardarla con occhi diversi, dicendo “ma quella candela lassù, perché non l’accendo così si consuma e faccio spazio?”. Già… avete mai censito i vostri soprammobili, uno per uno, acquistati o ricevuti in dono, considerandone veramente l’utilità o il legame affettivo? Perché spesso si ricevono gadget davvero simpatici dalle colleghe di lavoro, o da ospiti dell’ultimo minuto che per Natale o il compleanno ci portano le cose più assurde. Ma quali hanno veramente riempito il nostro cuore di emozione o si sono resi davvero necessari?

• Ed ecco che la solidarietà può farsi strada dentro di noi e possiamo riordinare casa liberandoci di piccoli soprammobili, vecchi giochi, libri per bambini che nessuno guarda più, donandoli alla vicina di casa bisognosa, all’asilo, alla scuola per fare la lotteria di Natale.

Non è molto difficile in fondo fare del decluttering uno stile di vita, che oltre a permetterci di tenere il più possibile un minimo di ordine e di controllo sulle cose, ci può far risparmiare tempo e denaro e può dare una qualità di vita migliore anche ai nostri figli.

http://www.greenme.it/abitare/10233-decluttering-liberarsi-del-superfluo

Partiamo dall’inizio… siamo semplicemente mammiferi

A scuola, fin dalle elementari, la maestra ci ha spiegato la classificazione degli animali, divisi tra mammiferi, ovipari, ovovivipari ecc, ma forse non abbiamo mai veramente collegato e realizzato come si comporta un mammifero e come dovrebbe comportarsi quindi anche l’uomo. Ricordo bene che la prima cosa che viene detta per insegnare a distinguere i mammiferi dagli altri animali è che il mammifero allatta i piccoli… ma le differenze sono molte e purtroppo la società di oggi tende a non considerarle più valide come metodo di accudimento per i cuccioli d’uomo.

Intanto partiamo dalla grande scoperta che feci dopo il primo allattamento fallito, leggendo “Tutte le mamme hanno il latte” di Paola Negri, che già dal titolo la dice lunga e poi molto altro con “Abbracciamolo subito” di Michel Odent e “Besame mucho” di Carlos Gonzales, per citare alcuni esempi.

Facciamo un esempio pratico: mamma gatta per partorire si isola, cerca un posto sicuro e non lascia avvicinare nessuno. Poi lascia che i cuccioli appena nati cerchino da soli i capezzoli e non interferisce nel loro istinto di succhiare finchè hanno voglia e quante volte desiderano, li lascia da soli solo per cercare cibo, ma poi torna sempre a soddisfare il loro bisogno di latte, di coccole, di presenza rassicurante.
Invece noi? Solitamente il nostro parto avviene in ospedale, circondate da estranei, da gente che tocca il nostro piccolo, che interferisce con l’imprinting, che ci dice di non viziarlo tenendolo troppo al seno o in braccio, proponendo surrogati che non esistono in natura, come ciucci, biberon, passeggini, culle dondolanti, di cui in realtà il cucciolo d’uomo non ha assolutamente bisogno.

Il cucciolo d’uomo, nonostante il progresso, la tecnologia, la medicina e quant’altro, è sempre stato e resta un piccolo mammifero, ancora più indifeso e in cerca di protezione di un qualsiasi altro! Infatti il suo DNA prevede tuttora che pianga se lasciato solo, o addirittura anche solo posato per un istante, perché il suo istinto crede ancora che la sua sopravvivenza sia possibile solo se accanto alla mamma, per succhiare al seno (nutrimento) e per stare tra le sue braccia (coccole e salvezza dalle belve feroci… esattamente come milioni di anni fa).

Ho scoperto sulla mia pelle che il bambino non ha bisogno d’altro. La mamma che accudisce il suo piccolo tenendolo nel lettone di notte, in braccio di giorno, al seno quando e quanto vuole, non sta facendo altro che accudire, non viziare.
Ed esattamente come accade ancora tutt’oggi in diverse comunità del mondo e per molti mammiferi animali, la mamma i primi tempi avrebbe bisogno del supporto pratico (ed emotivo) delle altre donne di famiglia, perché nessuno nega che crescere un bambino non sia faticoso! Spesso e volentieri c’è anche un altro bambino da accudire, a cui serve un pranzo e dei vestiti puliti, per cui la mano costante di un altro adulto è preziosa, proprio per far sì che invece il nuovo nato possa avere tutte le attenzioni della madre.

La società che invece spinge le madri a lasciare al più presto il bambino ad altri, lo fa solo per interessi commerciali, per vendere biberon, per vendere culle, per far sì che le madri tornino al lavoro al più presto e collaborino all’aumento del PIL, perché possano andare in palestra e dal parrucchiere… sempre per far girare l’economia a mio dire: tutte cose che ad un bimbo appena nato (e anche più cresciuto!) non servono, ad un bimbo non interessa che la madre sia all’ultima moda, ma che sia semplicemente presente.

Quello che ho imparato a ricordare, ogni volta che mia figlia di 2 anni piange, è che non è lei a sbagliare, a fare i capricci, ad essere terribile, ma che sono io a dover imparare a rispettare i suoi bisogni, le sue richieste di attenzione, perché la natura non sbaglia, la natura SA cosa sia meglio per lei.
Certi giorni, nel mio caso da sola e da subito, è davvero dura fare la mamma mammifera… ma è anche vero che allattare di notte e avere un bimbo nel lettone è meno faticoso di alzarsi 10 volte per 10 biberon, o per 10 ninne nanne e che fare la spesa o passeggiare con un bimbo nella fascia è più facile e più sicuro anche per lui, perché non respira i gas delle auto, non tocca carrelli pieni di microbi, se piove se ne sta sotto l’ombrello con la mamma.

Fare la mamma ad alto contatto, non è una scelta di vita new age, è solo agire secondo natura…