Il riflesso di emissione… che inganna

Intanto raccomando sempre a chi pensa di avere problemi in allattamento, di sentire una consulente (LLL o IBCLC), non il pediatra (i pediatri curano le malattie e non fanno quasi mai corsi sull’allattamento, se non è loro intenzione approfondire ed informarsi bene), dopo di che, visto che sento spesso dire “il bimbo al seno si stacca e piange… non avrò latte!”, vorrei chiarire io stessa che non è proprio così.

A questo link de La Leche League trovate il dettaglio di come funziona il riflesso di emissione:

http://www.lllitalia.org/index.php?option=com_content&task=view&id=279&Itemid=26

Quindi Vi racconto come sempre il mio vissuto, cosa mi è stato detto dalla mia consulente (la mitica cugina) e quindi cosa ho imparato.

Lla mia bimba Elettra, da sempre molto ciucciona ed esigente, come ho raccontato ne “i miei allattamenti” intorno ai 40 giorni cambiò comportamento e mi mandò in crisi, non solo perché forse aveva preso poco peso dopo una crescita esponenziale o avevo sbagliato la pesata settimanale (più probabile), ma anche perché spesso quando l’attaccavo al seno si attaccava e staccava di continuo strillando.

Ebbene, quando si staccava, io vedevo zampillare fuori il latte, spruzzando a quasi un metro di distanza, ma la fatidica domanda “avrò latte?” rimbombava fissa nella mia mente! Figuriamoci se capita ad una madre che magari non vede nemmeno uscire il latte in questo modo…

La risposta è semplice: il latte c’è, ce n’è troppo ed esce troppo forte, per via di un riflesso di emissione che hanno alcune madri e che inganna a causa della reazione del neonato.

In realtà è esattamente il contrario, cioè se ci fosse poco latte, il bimbo starebbe attaccato senza lamentarsi ed il più possibile, ecco perché i primi giorni dopo il parto è normale e giusto per natura avere un bimbo che vuole attaccarsi spesso e a lungo, per stimolare il seno e far aumentare la produzione… e ovviamente per prendere ogni piccola quantità di latte!

Le soluzioni, pe calmare il neonato, allattarlo tranquillamente e togliersi ogni dubbio sulla presenza del latte, posso essere diverse:

  • Io mi sono trovata subito bene allattando da sdraiata: nella posizione semi-inclinata classica (dove la mamma è seduta in poltrona con il bimbo in braccio per intenderci) con un riflesso di emissione forte il latte finisce dritto in gola al bambino, che non sa gestirlo, si infastidisce e quindi si stacca e piange; sdraiati sul fianco invece il latte fluisce in bocca e quindi per il piccolo è più semplice accoglierlo e poi deglutire;

sdraia

  • Un’altra posizione, da utilizzare magari a casa di altri (per non doversi sdraiare), è quella in cui la mamma sta seduta con la schiena un po’ inclinata e appoggia il bambino direttamente sopra al seno (che quindi non sarà rivolto verso il basso), così il latte, anche uscendo forte, è leggermente rallentato dalla forza di gravità e non finisce in gola;

sopra

  • Per le passeggiate invece, consiglio l’uso della fascia e la posizione del bimbo il più verticale possibile, sempre per limitare il getto di latte in gola.

fascia

Può anche accadere, come faceva la mia Elettra, che il riflesso di emissione forte sia più fastidioso se il bimbo non vuole ciucciare per cibarsi, ma solo per dormire, quindi può essere nuovamente fuorviante perché la mamma pensa di avere latte solo in certi momenti della giornata (un’altra ricorrente frase delle comari è “alla sera c’è meno latte”, ma in realtà alla sera intervengono altri fattori, soprattutto la stanchezza del bimbo!), ma è sempre e solo un inganno della mente o una diceria.

Basta ricordarsi che il latte c’è sempre, purchè non ci siano interferenze tra seno e neonato (niente ciuccio, niente acqua o tisane o aggiunte di ogni tipo), perché sono un binomio che sa regolarsi benissimo da sé e, al limite, per togliersi ogni dubbio, è sempre meglio chiamare le persone che si occupano di allattamento, non la vicina di casa!

Buone ciucciate serene…

Fette biscottate orzo e/o cacao con lievito madre

Ingredienti

  • 470 gr di Farina 0
  • 115 gr di Acqua
  • 115 gr di Latte intero fresco
  • 150 gr di Pasta Madre rinfrescata
  • 75 gr di zucchero
  • 5 gr di Sale
  • 7 gr di Malto d’orzo (io uso 1 cucchiaino di miele)
  • 28 gr di Olio EVO
  • 5 gr di Orzo solubile (oppure 2 cucchiai di cacao amaro o entrambi)

Per la finitura:

  • 1 Tuorlo d’uovo
  • 50 gr di Latte

Prendiamo la pasta madre a 3 o 4 ore dal rinfresco, la spezzettiamo nella ciotola della planetaria e aggiungiamo la farina, il malto, lo zucchero, l’acqua e il latte tiepido e iniziamo ad impastare con il gancio. Quando l’impasto avrà preso corpo aggiungiamo l’olio in due volte e per ultimo il sale. Non lasciamo lavorare ancora molto l’impasto perché dovremmo toglierne un terzo per amalgamarlo con l’orzo solubile.

Quindi, prendiamo l’intero panetto, che peserà circa 980 gr e ne togliamo circa 320 gr. (se invece vogliamo fare il tricolore dividiamo in 3, lasciando per la parte bianca almeno il 50% dell’impasto). Ora, finiamo di lavorare bene la parte che resterà chiara, e quando risulta liscia arrotondiamo con le mani e lo spostiamo in una ciotola coperto da pellicola.

Il panetto piccolo, lo rimettiamo nella planetaria e aggiungiamo l’orzo, pazientemente aspettiamo che la colorazione sia omogenea e ci può venire in soccorso aggiungere un cucchiaino d’acqua all’impasto. Fatto questo,  formiamo una palla e in un’altra ciotola, sempre coperto da pellicola, lasciamo a riposo per 3 ore.

Passate questo tempo, prendiamo uno alla volta i nostri impasti, e per ciascuno facciamo un giro di pieghe e rimettiamo in ciotola a lievitare per un’altra ora. Dopo di che, riprendiamo il nostro impasto bianco e con l’aiuto del mattarello, lo stendiamo sul piano leggermente infarinato allo spessore di circa 5 millimetri facendo un rettangolo. Facciamo lo stesso con l’impasto scuro, che ovviamente sarà più piccolo e quindi avremo un rettangolo più piccolo. A questo punto, sovrapponiamo l’impasto scuro su quello chiaro.

fette

Tenendo il lato lungo dei rettangoli parallelo a noi, lasciando liberi i bordi, arrotoliamo partendo dal lato di fronte fino a chiudere a rollè. Dividiamo a metà il nostro rotolo e lo adagiamo in stampi da plum cake imburrati.

Copriamo con pellicola e poniamo lontano da correnti d’aria, lasciamo a lievitare per circa 4 ore.

Quando le vostre fette avranno terminato la lievitazione e saranno raddoppiate, accendete il forno statico a 160°, spennellate la superficie delle fette con un tuorlo sbattuto con il latte e infornate per 40/50 minuti fino a doratura.

A cottura, sfornate e lasciate tutta la notte (12 ore) i due filoni su una gratella a raffreddare nello stampo. Il giorno dopo, sformare i panetti, e con un coltello per pane a sega, tagliare a fette spesse meno di 1 cm, sistemare su carta da forno sopra la leccarda e tostare a 140° per 30 minuti, avendo cura passati 15 minuti di girare le fette per tostarle uniformemente da entrambi i lati (io questa fase l’ho saltata e sono rimaste comunque croccanti).

Sfornare e lasciate raffreddare, conservatele se potete in una scatola di latta, altrimenti ben chiuse in un sacchetto per alimenti.

facilità 2

velocità 3

nb: io le ho fatte tricolore (foto in alto)…. tanto che c’ero mi sono buttata! non vengono dolci, ma sono proprio buone!