Massive Attack – “Blue Lines” (Circa Records, 1991).

Blue Lines is the 1991 debut album by English trip hop group Massive Attack, released on their Wild Bunch label through Virgin Records. A highly-influential album, Blue Lines featured breakbeats, sampling, and rapping on a number of tracks, but the design of the album differed from traditional hip hop. Massive Attack approached the American-born hip hop movement from an underground British perspective and also incorporated live instruments into the mixes. It features the vocals of Shara Nelson and Horace Andy, along with the rapping of Tricky Kid. Blue Lines proved to be popular in the club scene, as well as on college radio stations. In a contemporary review of Blue Lines, Dele Fadele of NME hailed the album as “the sleekest, deadliest, most urbane, most confounding LP 1991 has yet seen”, writing that Massive Attack “put current changes on the dancefloor in perspective and map out blueprints for what must surely come next” and that “after Blue Lines the boundaries separating soul, funk, reggae, house, classical, hip-hop and space-rock will be blurred forever.”

https://www.youtube.com/watch?v=ZWmrfgj0MZI

Erica Mou – “Bandiera sulla Luna” (A1 Entertainement, 2017).

C’era una volta l’ironia… e forse c’è ancora: la cantautrice metà pugliese metà romana, torna con il suo quinto album fatto di nostalgia e di voglia di crescita e con esercizi di stile (“allenamenti”) che le sono inusuali. Se in “Contro le onde” (2013) e “Tienimi il posto” (2015) il suo canto neo-realista aveva destato più di un’attenzione agli occhi degli sperimentatori di ogni genere (acustica consegnata al pop e smaterializzata da esso), in “Bandiera sulla Luna” mossa da una forza invisibile ma vigorosa, la meteora compie il suo moto al contrario: pianoforte e chitarre ritrovano “la voce”, e anche vivere cosi down-tempo non sembra più essere una colpa. 13 le Erica Mou diverse raccontate in 30 minuti di tagli e cuci (art-rock) e manierismi schizofrenici della vita di ogni giorno: gli amici, l’amore… i cioccolatini e le frasi scritte di nascoste (anche da sé stesse). Introdotto da una cover di “Azzurro” di Adriano Celentano, il disco è balzato subito all’attenzione per il divertissement casalingo di “Svuoto i Cassetti”; sono canzoni posate, a volte un po’ spaesate, irrequiete, che alla lunga la dicono… “lunga” su un’artista che si rinnova (di album in album) e di canzone in canzone: canzoni galeotte, canzoni stonate e poi ritrovate, canzoni per gli altri e per sé stessi: mezze canzoni o forse solo canzonette, Erica non sbaglia un colpo con la sua voce cristallina e una dolcezza incomparabili. “L’unica cosa che non so dire” è di certo la migliore delle chiusure in musica del 2017.

https://www.youtube.com/watch?v=JC66iLLQakY

https://www.youtube.com/watch?v=06WZ6QI1_M8

Emma Marrone – “Essere Qui” (Universal, 2018).

E oggi è il giorno del ritorno di Emma: il suo è il disco più atteso dell’anno, qui in Italia. Dopo quello di Francesca Michielin e prima ancora di quello di Noemi e Annalisa Scarrone, la Marrone torna entro i confini nazionali con un lavoro scritto, registrato e remixato a Los Angeles per la prima volta con la collaborazione internazionale di artisti del calibro di Enrico “Ninja” Matta (batterista dei Subsonica) e Paul Turner (bassista dei Jamiroquai). “Essere Qui” è un manifesto contro l’arroganza, la schiavitù e l’insicurezza ed è l’ideale proseguimento di “Schiena” (2013) e “Adesso” (2015): lei non cambia mai, è sempre la stessa di “Calore”, una ragazza come le altre, con la minigonna di plastica e il teschio sulla t-shirt. Un album di 11 tracce coraggiose, sprezzanti, innamorate e intensamente femminili: l’ardore della salentina incontra il rock più duro ed elettronico degli ultimi tempi e la voglia di agguntare il primo posto in classifica a tutti i costi. Il palco come un enorme cuore donato e il pubblico degli instore (di questi giorni) il frutto di un lavoro e di una passione breve ma fortunata e affamata. Inutile dirlo: una certezza in musica per tutti quelli della mia generazione. “Le cose che penso”? Beat it: Suonalo forte!

https://www.youtube.com/watch?v=NiwsywtFOiQ

Mtv Unplugged special edition: Mando Diao – “Above and Beyond” (Universal, 2010).

Una delle più importanti realtà indie-garage svedesi incontra la campagna berlinese, in due serate gelide del settembre del 2010: in un teatro adibito ad hall di un albergo rinomato, il salottino perbene di uno dei format televisivi degli anni da urlo dei teenagers degli anni 90, Mtv Unplugged (“il concerto senza spina”) si accende per lasciare il posto agli abiti tradizionali e ai costumi underground della passione rock degli anni ’70. E allora parliamo di luci soffuse, strumenti a corda e quattro violini aggiunti alla formazione base iniziale: Gustaf Norén, Björn Dixgård, Carl-Johan Fogelklou; parliamo di glitch e glam brillanti, di tamburi Rammee & Brassel Show Band, di messe canore e di pulpiti laici proof-rock made in Germania, parliamo di centinaia di fans in visibilio per Lana del Rey e Juliette Lewis (featuring aggiunti di lussureggiante caratura). Le tinte blues e folk iniziali (The Beatles, The Rolling Stones, Suede, etc.) di classici come “Sheepdog” e “High Heels” lasciano il posto all’incedere di un pop masticabile, quasi “ballibile”: “No More Tears”, “Mr. Moon”, “Victoria”, “God Knows”, canzoni che il tempo non scalfisce, anzi, fa conoscere. E allora la musica è silenzio e ascolto che si fa tambureggiante pop tam-tam di condivisione e affetto, di passaparola e professione di abitudini e intenti che non sempre emergono dopo il first listening. Ci si arriva tardi ma ci si arriva: il buio davanti e la città illuminata dietro. Ci si arriva, si; e ce ne vogliono più di 2000 così, sempre più.

https://vimeo.com/36970587

https://www.youtube.com/watch?v=6lctxp-FOtQ