Lùna Pop – “…Squérez?” (Universal, 1999).

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I Luna Pop non erano solo Cesare Cremonini (voce) e Ballo (basso), erano molto di più: l’estensione a cinque del pop italiano tardo anni 90. Un regalo romantico, una dolce love-boat e il racconto di anni fantastici come quelli sul motorino (sempre in due). Viaggi fantastici, perle di saggezza in giovane età e amori nati sui banchi di scuola, di questi tempi, annunciavano l’inizio di una primavera in fiore e follemente scanzonata. Tanti i singoli estratti da questo disco di debutto dal grande respiro internazionale… oggi, tornerebbero a farci comodo per queste giornate desolate a guardare lo splendido sole, che batte e sbatte ai nostri balconi in quarantena. Domani primo maggio festa dei lavoratori; oggi trenta aprile festa dell’amore.

Pennywise – “Never Gonna Die” (Epitaph, 2018).

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Una giornata noiosa. Le nuvole tengono in scacco il sole. I social fanno il resto. Tutto è immobile e imperscrutabile, quando decido che è il momento giusto per il nuovo dei Pennywise. Le prime note fanno vibrare il cielo, il resto scompare. I Pennywise sono tornati! E con loro quel punk rock figlio legittimo e strettamente discendente dei Bad Religion. Il loro dodicesimo ‘Never Gonna Die’ non è altro che l’ennesima riaffermazione che il punk rock non cesserà mai di esistere. Poco importa se in certi momenti ti sembra di riascoltare sempre lo stesso brano o se oggi non siano di tendenza (tranne forse negli ambienti ska e snow). Quando le note della title-track ci colpiscono assieme alla voce perfettamente sgraziata di Lindberg (tornato con il chitarrista Fletcher Dragge, il batterista Byron McMackin, il bassista Randy Bradbury nel 2014 per l’album ‘Yesterdays’) ogni cosa diventa immediatamente necessaria. Ogni brano trova una sua collocazione e merita attenzione. Quanta energia si scoperchia con brani quali ‘Live While You Can’ oppure ‘She Said’? A pacchi. Quando poi i Pennywise diventano scherzosamente nostalgici in ‘Goodbye Bad Times’ non possiamo fare altro che sorridere…nostalgici. Ed è in fondo si tratta di un album dall’anima in vinile che attraversa tracce corrosive quali ‘I Can’t Save You Now’ oppure il brano che invece non scherza affatto, ‘Something New’. Questi sono i migliori Pennywise, quelli che sono uguali a loro stessi in ogni singola fottuta di traccia di punk rock. Quelli dall’anima indomabile e che saranno per sempre con noi anche grazie ad un ottimo album come ‘Never Gonna Die’.

Tiromancino – “L’Alba di Domani” (Virgin Records, 2007).

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«Poveri uomini/verso il domani/assediati dalla notte/intorno a fuochi tribali/e destinati/alla fragilità/spaventati dall’amore/e dalla libertà» – queste sono le parole tratte da una delle canzoni più concettualmente pregnanti del nuovo album dei Tiromancino, “L’Alba di Domani”. Il brano in questione si chiama “Poveri Uomini”, ed è un’ amara riflessione sulla condizione umana. Non è l’unico tema toccato in questo lavoro dalla band romana: l’amore è presente in tutte le sue sfaccettature, come è evidente nei brani “L’Alba di Domani”, “Un Altro Mare”, “Niña de Luna”, e il motivo dell’estraniazione è presente in “Non per l’Eternità” e “Angoli di Cielo”. Varietà di temi, dunque, ma anche di sonorità.

Band of Skulls – “Love is All You Love” (SO Recordings, 2019).

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Gran bel disco questo dei Band of Skulls per il Record Store Day del giugno 2019: Russell Marsden, Emma Richardson e Matt Hayward confezionano un album di cuore e passione, fuoco e fiamme e grande energia power rock. Se la selvaggia intro di “Carnivorous” vi aveva spinto verso terreni crossover (con il suo groove molleggiato e il tam-tam di basso e batteria), l’arpeggio e la delicatezza dei sussurri della giovane figlia di Albione Emma, potrà ben presto rasserenare i vostri cuori di romanticismo e stendhaliana memoria. Un disco che scorre liscio e impetuoso sui sentieri dell’amore: divertente, accattivante e ricco di spunti cantautorali, si regge su pezzi-chiave come “Cool Your Battles”,  “Sound Of You”, e “Gold” e sul turbolento singolo omonimo dell’album. Il quinto lavoro dei Band of Skulls è tormento, tempesta e quiete dell’animo umano: rosso e nero, eros e thanatos, il pane e il vino, l’indie e il rock,… il talento e la citazione: gli U2 “How To Dismantle and Atomic Bomb” (Universal, 2004) e gli Ac/Dc “The Razor Edge” (Atco Records, 1990); i Metallica “Kill’Em All” (Megaforce Records, 1983) e i The Black Keys “Brothers” (Nonesuch Records, 2010). Perché da questi due colori si celano lo scandalo e la sintesi sottrattiva del segreto.

Izia – “Citadelle” (Universal, 2019).

izia

“Citadelle” car c’est à Calvi qu’est né ce 4ème album d’Izia. Un album qui marque les déjà dix ans de carrière de cette -même pas- trentenaire. Un album qui l’aura vu porter son enfant et le deuil de son père. Un album charnière et charnel. Et quel meilleur endroit que la citadelle de Calvi, qui accueille en ses murs la famille Higelin depuis maintenant quelques décennies, pour servir de cadre à ce recueil d’émotions puissantes, sincères, bouleversantes. Ainsi, avec la chanson “Calvi”, Izia fait écho à son père, citoyen d’honneur de la fière citadelle corse. “Citadelle” marque donc un tournant majeur dans la vie d’Izia. Moment qu’elle nous fait partager avec force et simplicité. Un album plein de souvenirs, de messages, de lumière et de vie.