Laura Marling – “Song For Our Daughter” (Chrysalis Records, 2020).

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Un album stupendo, come tutta la discografia della cantautrice inglese. La si paragona spesso a Joni Mitchell per il timbro della voce e per la scrittura: non è un azzardo, e non lo è soprattutto in questo disco. “Song For Our Daughter” recupera un tipo di scrittura e di arrangiamenti più semplici rispetto agli album passati: nessuna canzone va oltre i quattro minuti, e non c’è altro che voci, chitarre acustiche qualche percussione e qualche accenno di archi e piano. Ma non serve altro: sono canzoni fuori dal tempo, degne della miglior tradizione dei singer-songwriter inglesi e americani. Canzoni scritte per una figlia immaginaria che parlano a tutti quanti.

La Municipàl – “Bellissimi Difetti” (Iuovo, 2019).

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Musica pop-dandy costellata di perfette ballads (esplosive se accese in formato live) che parlano di porno e sociopatia, sulla crescita turbolenta e passionale di un adolescente medio e la sua lenta discesa verso l’incubo, ma anche la sua fuga. Storia di tutti noi (o soltanto di quelli che bevevano a sorsi pieni la moda e la musica capostipite dei Baustelle), il cd dei La Municipàl è sogno, delirio, introspezione. Scelta di ferite, insomma: farsele e raccontarsele. E tante (gasanti) grandi hits. Un viaggio nel pop: “Mercurio Cromo”, “I Mondiali del ’18” e la titletrack sono alcune tra le canzoni più delicate dell’album: Carmine e Isabella Tundo, i La Municipàl (vincitori tra l’altro della XXII edizione di Musicultura) costruiscono preziosi kintsugi e come nella pratica giapponese, da un’imperfezione può nascere una forma ancora migliore di perfezione estetica e interiore. O almeno, loro, ci provano. A me, per esempio, hanno lasciato un profondo senso di amarezza.