Un fermo immagine tratto da Sky TG24 mostra il recupero di una bambina estratta viva dalle macerie ad Amatrice, 24 agosto 2016.
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Ecco perchè si scava con le mani

Si chiude con l’ultima sigaretta questa giornata in cui le vacanze sono già ricordo. Il giorno dei bagagli da disfare e della casa da rimettere a posto, con la tv accesa da sta-mani sugli ultimi aggiornamenti dalle zone terremotate.

Una casa da sistemare… poi guardi i cumuli di macerie e ti rendi conto di quanto inutilmente siamo capaci di affannarci, e di quanto tempo sprechiamo quando lo viviamo pensando di averne sempre a sufficienza.

Stamattina, il mio primo pensiero al risveglio, nonostante la nottataccia, è stato chiedere a un amico Vigile del fuoco il perchè si scavi con le mani fra le macerie. Cioè, perchè l’espressione “si scava con le mani” sia così ricorrente, in situazioni di criticità. Pensavo fosse una questione di mezzi, nel senso che non arrivassero abbastanza in fretta.

http://http://video.repubblica.it/dossier/terremoto-24-agosto-2016/terremoto-ricerche-di-superstiti-senza-sosta-si-scava-con-le-mani-anche-di-notte/249918/250064

“A parte le prime ore dall’evento, scavare con le mani lo si fa perché si è sicuri (o quantomeno c’è l’aiuto o dei cani o l’aver utilizzato le termocamere) di aver individuato una persona. In questo caso utilizzare i mezzi meccanici potrebbe complicare le cose, cioè rischi di ammazzare la persona per un cedere di qualche parte di muratura, tetto, trave o suppellettili che fino a quel momento gli ha creato quella sacca d’aria che lo ha tenuto in vita”.
Mi sono immaginata sepolta viva. E ho provato ad immaginare la sensazione che si prova nel vederle, quelle mani che scavano, non dalla prospettiva della macchina fotografica o della telecamera che le inquadra, ma dal di sotto. sentirle, prima di vederle, mentre spostano delicatamente i calcinacci e la polvere che ti ricoprono, ti seccano la lingua e la gola, ti chiudono gli occhi, impastandosi con le lacrime.
Mani che ti strappano alla terra, come dall’utero di una madre, che ti riportano in vita, ridandoti alla luce.
Ho guardato le mie, di mani. Sempre curate. Idratate per combattere i segni del tempo. Ho stretto i pugni, e ho aperto la tastiera del mio portatile. Ho deciso che avrei ricominciato ad usare le mie mani per scrivere. Non importa cosa, non importa come, non importa quanto.
Le mani, il loro utilizzo quale strumento di qualsiasi talento siamo dotati, ci distinguono e ci qualificano u-mani, appunto.
Do-mani si continuerà a scavare.
Domani è un altro giorno.
Grazie a Luigi Salierno, Vigile del fuoco.