Mon roi è un film francese non particolarmente apprezzato dalla critica ma in me ha lasciato un segno; non è neppure la prima narrazione che ha per protagonista un bastardo, tuttavia l’interpretazione magistrale di Vincent Cassel e la sceneggiatura tutt’altro che scontata fanno la differenza.
Quando incontrai il mio re, dopo i primi mesi di ebbra spavalderia che separarono in un prima e in un dopo la mia vita, imparai che il legame masochistico è uno dei più forti che ci siano e che si può arrivare a contemplare l’idea di farsi del male pur di liberarsi del proprio aguzzino. Fortunatamente si trattò di un pensiero dall’orizzonte ristretto così come asfittica fu la presunzione che, per mettere fine al delirio d’amore, bastava espellere dal quotidiano l’oggetto amato.
Musil parlerebbe di “logica scivolosa dell’anima” e non avrebbe torto; sono certa che anche lui, Monsieur le vivisecteur come amava definirsi, conobbe quel caldo che si annida dentro, che sommerge la coscienza e pareggia l’offesa.
Autore della foto Lucien Clergue
“Bisogna non avere più niente da perdere per amare davvero, per gettarsi anima e corpo. Bisogna aver superato ogni vertigine per rischiare quell’abisso, bisogna aver conosciuto gli imperi che vacillano e le più grandi tempeste per essere in questo istante qui con te. Bisogna aver vissuto tanto, tante e tante volte per non rovinare niente con te.
L’amore non è nulla quando è nuovo, pulito, puro; l’amore prima della tempesta non è una scelta, è una legge. Quando si verifica l’evento, l’incidente, l’occasione bisogna essere lì in piedi, trovare le parole, i gesti, gli sguardi.
Sì amore mio, in quell’istante conta su di me, io non mancherò. In quel momento io sarò lì e allora noi saremo i vincitori”.
Tratto dal fim Mon roi
