Il pesto alla genovese è cancerogeno? Come stanno le cose

Il pesto alla genovese è cancerogeno? Come stanno le cose

Il pesto alla genovese è cancerogeno? Ogni tanto ci si pone questa domanda, a cadenza ciclica. Da quasi un ventennio. Il primo a lanciare l’allarme fu uno studio italiano nell’ormai lontano 2001. Nel rapporto che veniva pubblicato, si denunciava la presenza nelle profumate foglie di basilico di una concentrazione 600 volte superiore ai limiti di sicurezza di metil-eugenolo. Una sostanza di fatto riconosciuta come genotossica e cancerogena.

A rendere popolare questa credenza fu però soprattutto una dichiarazione di Umberto Veronesi risalente al 2004. Il quale, nell’ambito di un confronto dedicato alla sicurezza degli organismi geneticamente modificati, menzionò i possibili rischi legati all’uso del “naturalissimo basilico”. Gettando ulteriore benzina sul fuoco. E sul basilico.

Ricordiamo, per quei pochi che non lo sanno, il pesto alla genovese è una salsa tipica della cucina ligure. Come riporta il sito Non sprecare, il pesto alla genovese è a base di basilico, aglio, pinoli, pecorino parmigiano e olio extravergine di oliva.

In particolare, il pesto alla genovese fa parte dei prodotti agroalimentari tradizionali liguri riconosciuti dal ministero delle Politiche Agricole e la sua denominazione è soggetta al disciplinare del Consorzio del pesto genovese.

Ma vediamo, più precisamente, dove parte questa accusa mossa al pesto alla genovese di essere cancerogeno. E come stanno davvero le cose.

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Il pesto alla genovese è cancerogeno? Come stanno le coseultima modifica: 2019-03-07T09:40:03+01:00da LucaScialo
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