Noi siamo comunque amati.

Seguendo la Legge dell’Uno, l’Amore, insieme alla Luce, rappresenta la primissima “distorsione” del Logos.

Sarebbe come dire che quei due esprimano i primi sussulti di quell’Essere Uno, ma, per qualche istante, diverso dalla Sorgente – nel suo appena accennato risveglio verso l’espressione manifesta.

Forse quell’Amore al quale si allude, è un po’ diverso da come lo intendiamo comunemente. Lì è il collante, qui la celebrazione dell’espansione, o, in qualche caso, la magnificazione dell’emozione.

Per chi comincia ad aprire il proprio Cuore, seppur con tutte le problematicità che accompagnano una realtà morbosamente repressa, che i così chiamati “signori del karma”, che sono tali solo a causa dei propri sentimenti di inadeguatezza e fragilità, che li spingono ad un controllo ossessivo di un mondo che, in verità potrebbe appartenere a loro solo nella misura in cui riuscissero a dichiarare la giusta libertà e pertinenza delle altre energie – l’Amore è l’ideale. Un valore, un onore, una ragione di vita.

Il karma non esiste. Questo universo, come in qualche modo tutti gli universi, è regolato da qualche “legge”. Ma il karma non è una di queste.

Forse qualcuno potrebbe intendere in tal modo la legge della risonanza [e dell’attrazione] che porta nel campo di sperimentazione di ciascuno quanto è in sintonia e coerenza con la propria “qualità” vibratoria, i propri schemi energetici e i propri colori. Ma è cosa che richiede tutt’altra riflessione, perché intrisa di indefinite fragranze.

L’Amore è invece il nutrimento ideale per chi anela alla perfetta esplorazione delle intime fortune del Creatore.

Per questo lo cerchiamo ovunque. Lo imploriamo, lo invochiamo, arriviamo persino ad elemosinarlo.

Eppure siamo così tanto amati! Ce ne potremmo accorgere già solo avvertendo quella percezione di unione che, liberamente, senza costrizione alcuna, ci “lega” ad ogni altro essere. E a tutto l’universo, in effetti.

E ne potremmo avere un ulteriore indizio, “logico” questa volta, cogliendo ad esempio, uno qualunque dei nostri, pur lievi, “turbamenti” verso altri nelle nostre quotidianità.

Tutti, nessuno escluso, amano in qualche modo e in un qualche senso, qualcuno, o qualcosa.

E se riusciamo noi in questo Amore, in una realtà quale quella che ci siamo “forzati” a vivere, un mondo cioè fatto di catene e soggezioni, abusi e sopraffazioni, che solo la mente di un folle potrebbe generare, e a tutti i costi voler mantenere, cosa potremmo allora pensare di una esistenza dove la libertà è presupposto e requisito imprescindibile dell’essenza della vita? Cosa dovremmo pensare di chi “vibra” a frequenze talmente “sottili” da sembrare evanescenti, e quasi impossibili da individuare?

Se questi esseri ai quali abbiamo appena sopra alluso, sono talmente vicini al Creatore da neanche distinguersi da esso, identificandosi quasi definitivamente  con ciò che abbiamo chiamato, per induzione, le prime “palpitazioni” di quell’Iniziatore, allora, ci chiediamo, che tipo di “Amore” essi vivono, o sono in grado di sperimentare? E potrebbero mai,  questi esseri, escluderci da quel coinvolgimento?

Così forse, senza smettere di cercare e scandagliare, ed espandere, ed espanderci, in quell’Amore del quale poco, comunque, ancora conosciamo, possiamo almeno cullarci in un sereno convincimento, intensamente fiduciosi e sentitamente vigorosi: Noi siamo comunque amati!

E non potrebbe essere altrimenti, atteso che quella prima oscillazione ha, a suo tempo, impresso la nostra via.

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.,

Namasté.

Non è più giusto vivere con i vecchi paradigmi.

Noi siamo delle impercettibili gocce del Creatore, immersi o meno nello sterminato Oceano dell’Infinito Intelligente.

Noi siamo la stessa Vita. L’unica, inesauribile, Vita.

Qualsiasi conoscenza inizia da qui, e deve sempre riportarci qui, per quanto possiamo presumere di essercene allontanati.

Identificati con una qualche sovrastruttura, o tutt’al più con una qualche struttura, avendo aderito in un qualche modo ad un qualche folle piano, viviamo dimentichi di questa peculiare e sola realtà degna di nota per il lato manifesto.

E questo ci rende miseri, vulnerabili, alla mercé di energie che essendo alla fine Uno anche con noi, potremmo tranquillamente controllare e gestire in maniera molto semplice, e nel senso più favorevole possibile per tutti i partecipanti al gioco.

Non siamo soli in questo Universo, non siamo soli in questo Pianeta, e in tutti quelli circostanti, e in tutti i sistemi e le galassie circostanti.

Non siamo soli, ma siamo tutti, nessuno escluso, parte dello stesso Essere, che è prima di ogni creatore mai concepito.

Quindi, alla fine, l’Esistenza è sempre e solo una. Un solo essere che è, o diviene, in una eterna e interminabile sequenza di forme, la stessa Vita.

Per tale motivo, guardandoci dentro, e attorno, e scorgendo ciò che siamo costretti apparentemente ad intravvedere – i bulli, i dimentichi della propria regalità, e della regalità di ciascun altro, e della regalità della Vita alla quale prima ci si riferiva – non possiamo non sentirci costernati dai risultati di quella proiezione, e dalle conclusioni dei vari meccanismi che in un modo o nell’altro sono stati messi insieme per il funzionamento di questo specifico sistema.

Perché non è giusto vivere così. Non è giusto per chi ama la Vita, per chi ama la Libertà, per chi ama Dio, qualsiasi cosa si pensi che quest’Ultimo possa alla fine essere, o il Creatore. Non è giusto per chi ama il Chiarore.

In realtà, non è giusto per chi ama e basta. E anche per chi non ama, o riesce ad accorgersi solo di se stesso.

Perché, quanto potrà durare? Alla fine del sonno, e del sogno, vi sarà comunque un’alba. E l’alba serba sempre in se la Luce, la possibilità che tutto diventi trasparente, e luminoso.

E non dovrebbe questa cosa un po’ spaventarci, se dovessimo aver vissuto distanti dalle vere e nobili qualità di un creatore?

Una madre – che è veramente tale – potrebbe permettere che il proprio figlio venga brutalizzato, bullizzato,  o che venga mandato a morire in guerra? E una madre non percepirebbe in maniera istintiva il dolore delle altre madri, quando e se i rispettivi figli dovessero essere usati per finalità poco onorevoli?

Così, forse, non appare veramente giusto vivere così. E se questo tipo di vita che potremmo anche aver scelto, per qualche attimo e per qualche motivo, è conseguenza di determinate opzioni, allora è forse arrivato il momento di vagliare altro.

E la prima opzione deve riguardare soprattutto noi, nel rispetto di ciascun altro e dell’altrui regalità. E non perché dobbiamo prediligere il servizio “a se stessi”, e non “agli altri”. Anzi, dobbiamo servire gli altri, optando per il meglio per tutti. Di ciò che renda tutti ugualmente sovrani, tutti ugualmente liberi.

Perché dobbiamo creare quella norma, quel valore, quel modello, in modo che altri possano utilizzarlo, secondo le proprie volontà e predilezioni.

E anche se sarà sempre possibile che qualcuno possa manifestare la necessità di scegliere altrimenti, con la nostra benedizione, dovremo garantire loro un posto nell’universo dove potranno farlo senza danno per altri. Nell’attesa che possano anche loro rivivere quell’Amore per la Vita che è Diritto di Essenza di ciascuno.

Alla fine è questo che significa essere un Gruppo di Luce. E l’Universo è un Unico Gruppo di Luce

Perché non è necessario essere tutti allo stesso posto, o vestirsi allo stesso modo, o mangiare le stesse cose, o intonare canti agli stessi dei.

È già sufficiente amare la Vita.

O, per meglio dire, è appena sufficiente Amare.

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Namasté.

Marius L.

L’incanto dell’Onore..

Il primo sussulto del Creatore è stata la Luce. Da lì, tutto questo ha avuto inizio.

Noi tutti siamo pertanto quella Luce, e ogni cosa, qualsiasi cosa sia, seguendo una qualche logica conosciuta, dovrà ritornare a ciò che vi era “prima” di quella Luce, per un eventuale nuovo inizio.

Seppur ciò che scegliamo di diventare, o, per meglio dire, il Creatore sceglie di diventare – noi, ad esempio, in questa versione della realtà – sta, ammesso che ci sia poi veramente qualcosa che si possa esplicitare, delimitare, precisare, in quei termini, nella parte compresa tra la Luce dell’inizio e quella della fine, i punti di riferimento restano comunque, sempre quelli che non possono essere definiti.

Perché, cosa vi era “prima” [che il Creatore si scoprisse tale]?

Questa risposta, allo stato attuale delle comprensioni, non è, per certi versi data da sapere, perché non vi sarebbero, “forse”, strumentazioni tali da poter attivare una qualche forma di simile conoscenza.

Quindi, Noi “Siamo” solo nella manifestazione, perché è lì che viene innestato un qualche processo di sperimentazione.

Questo però, potrebbe altresì darci un’idea, pur molto vaga, perché immensa, infinita, delle “possibilità” del Creatore già di un “singolo” Universo [o Multiverso].

In effetti, siamo così tanto consumati dalle modeste quanto ordinarie ripicche e avversioni, quelle che ci arrechiamo l’un l’altro, con e ai nostri compagni di viaggio ed esplorazione – e da tutti gli irrilevanti  “trabocchetti” dei percorsi selezionati, che non solo perdiamo di vista i nostri veri traguardi,  ma – e ciò potrebbe essere più drammatico, pur nell’irrilevanza cosmica anzi espressa – omettiamo dall’impalcatura dell’intero sistema la nostra vera, e sola, origine.

Perché, quando quest’ultima variabile viene inserita nell’equazione, ogni cosa non può non assumere una differente connotazione, e nuovi colori, nuovi sapori, e nuovi valori.

Anzi, l’intero acquisisce immediatamente un diverso, e vero, pregio, oltre che una nuova dignità.

Forse – ma solo forse – quando si parla di Onore, al di là di ogni strumentalizzazione e degenerazione della voce, è a questa consapevolezza che si riferisce.

Perché, sapere di essere lo stesso Creatore, di essere uno e una cosa sola con Quello, e apprendere che tutto attorno a noi ha la medesima e identica Origine, è, seppur appena per un istante, prima che diventi “normale”, propriamente un Onore.

Un Onore che poi, quando si tramuta in movenza, non si può non riuscire a tributare a qualsiasi altro Essere della stessa Creazione. Namasté.

 

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia,

un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Il senso di chi ha deciso di seguire la via della Libertà ..

Noi nasciamo liberi. Noi siamo la stessa libertà.

Quindi, siamo autentiche incarnazioni di libertà.

Fin dal primo essere fuoruscito dal Primo Creatore, e tutti i Creatori – perché stessa essenza e sostanza della Fonte – che ne sono conseguiti, la Libertà, nella sua configurazione più pura e incontaminata possibile, è stata l’inalterata costante di ogni rivelazione.

È vero che ogni manifestazione presenta delle “regole”, poste in qualche modo da chi ne acquisisce in origine la responsabilità. E, quindi, dei limiti all’espressione della sovranità di tutti gli esseri che ne accettino il coinvolgimento, a scorta della logica secondo la quale dal caos dovrà derivare l’armonia, in modo che ci sia chiarezza nella conoscenza e nelle sperimentazioni, le quali ultime rimarranno alla fine patrimonio indissolubile della Sorgente.

Tuttavia, quelle regole non potranno non assicurare in ogni tempo la più ampia libertà consentita per tutti coloro – esatte derivazioni dell’Uno e Unico – che decideranno di partecipare al gioco.

Così, è innaturale che chiunque – qualunque essere – già sovrano, libero per diritto di “nascita”, possa anche solo concepire, pur nella sua totale indipendenza, di appena condizionare in un qualche senso, e in qualche modo, la libertà di qualcun altro.

Per questo, quando ciò accade in una qualche parte dell’Universo manifestato, ci si riferisce al fenomeno come “anomalia”.

Per chi ama la Libertà, per chi ha la libertà nel Cuore, per chi “sa” di essere in modo genuino Libertà, questa anomalia è veramente poco comprensibile.

Poco comprensibile che qualcuno possa addirittura porla in essere, pur riconoscendo a ciascuna modalità espressiva il diritto di sussistere in modo libero e sovrano.

Perché, come si può amare la libertà e impedirne la visione, e l’espressione, a qualcun altro? Come si può amare la libertà e non riconoscerla come diritto innato in chiunque altro?

Perché l’Amore, in una sua forma in qualche modo innocente, è umile contemplazione. Ci si “accontenta” unicamente di ammirare, estasiati, l’“oggetto” della propria attenzione. Forse perché non si riesce a fornire altra motivazione a quel fremito privo di altro desiderio. Che poi è la “ragione” dell’impassibilità del Creatore di fronte a qualunque aspetto della sua stessa emanazione.

Quindi, per noi, che siamo ciò che è “dopo” la causa prima, è veramente impensabile mettere in discussione la Libertà, nella sua costituzione più onesta e generale possibile.

Per questo non riusciamo a non augurarla a chiunque voglia affrontare il percorso insieme a noi, alla volta dell’indefinita, e infinita, esplorazione del Creato.

Nel totale Rispetto della Sovranità di ciascuno. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.