Volere ciò che più vogliamo!

Come figli del Creatore siamo i suoi diretti eredi, e, come tali, abbiamo diritto ad essere, ed ottenere, tutto ciò che lui stesso già possiede.

Questo dovrebbe farci sentire a posto, ed essere sempre nella giusta collocazione, qualsiasi cosa sia, o qualsiasi fatto ci coinvolga.

Chi è sulla strada della ricerca, chi inizia a risvegliarsi in questo, e da questo, torpore, sa che, tuttavia, vi è sempre qualcosa che non quadra, qualcosa di “errato”.

Siamo sempre, è quasi una costante, nel posto meno preciso, con le persone meno [vicendevolmente] opportune, e con le risorse e i mezzi meno adeguati.

Così, c’è qualcosa di sbagliato, quantomeno forse, nella stessa creazione. O in noi. O nel connubio noi-creazione. O, forse, ci sono interferenze nella connessione.

Quante volte ci siamo detti, abbiamo sentito, o ci è stato sbattuto in faccia, che “è tutto sbagliato”, che niente sembri apparire perfetto, o piacevole, o esauriente?

In verità, la cosa meno bella nel mondo in cui viviamo – che è stato contraffatto, e chi è almeno un po’  “sveglio” capirà in qualche modo l’affermazione – è che in tanti non si sono ancora “ri-svegliati”.

Accadrà, forse. O, meglio, non forse, accadrà senz’altro. Abbiamo l’eternità davanti. Quindi, perché timori, e perché stupirci?

Tuttavia, vorremmo che tutti fossero qui, vispi, consapevoli, per l’abbraccio finale, che non è mai tale, perché nella creazione non vi è mai fine.

Ed è questo il grande scoramento, a volte. E il mondo è veramente sbagliato, in un qualche senso o modo. Lo è per noi, lo è per chi è attento. Per chi ha ormai scelto altro, e per chi adora la sovranità generale e assoluta, nella più totale e completa, e universalmente possibile, Libertà.

Quindi, finché staremo lì, nel limbo, a cavallo tra vari mondi, ci sarà sempre qualcosa di inesatto. O strano. Perché è stato congegnato per questo fine, per farci sentire “sbagliati”, in modo che, chi lo ha in qualche modo architettato, potesse trovare un evidente “nutrimento” in quell’errore continuo, o in ciò che da esso consegue.

Come figli del creatore, siamo i suoi diretti eredi. Nessuno escluso! E questo non ce lo toglierà mai nessuno.

Ma l’ora è altra, adesso. Possiamo ardire, azzardare, tirare fuori il nostro lato eroico. E prenderci ciò che è realmente, e seriamente, nella zona più intima di noi stessi. Qualsiasi cosa sia.

Sperando però, con il cuore più grande del mondo, che renda felici tutti gli esseri del creato. O quanto più esseri possibili. Senza ferirne alcuno. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

L’Abbraccio dell’Anima Gemella ..

All’Origine siamo Uno. Ancora prima “siamo” e basta.

Porsi il problema di quanto siamo imperfetti, o dell’essere o meno perfetti, non ha alcun senso in quel “prima” al quale accennavamo. Mentre, per quel che concerne il “dopo”, dopo l’essere stati “prodotti”, possiamo essere quasi certi che qualsiasi cosa recherà in se un elemento di limitatezza che in un modo o nell’altro, genererà sempre un qualche tipo di condizionamento.

Secondo ciò che raccontano alcuni maestri – quelli che si sono assunti l’onere, per un qualche motivo, di fornire questo genere di spiegazioni – ad un certo momento di una qualche storia, una certa quantità di esseri, che fino a quel momento non esprimeva una “carica elettrica” polarizzata, si “divise”, concentrandosi, ciascuno, in una energia di direzione “unilaterale” [e opposta].

Questo ebbe delle conseguenze anche sulle modalità espressive “formali”. Così la carica negativa generò determinate forme, quella positiva ne palesò altre.

Quando questi esseri [che attuarono la separazione] ebbero consapevolezza l’uno dell’altra [ciascuno della propria altra metà], sperimentarono una immediata quanto sorprendente reciproca attrazione. E quello che ne seguì, che si avvicinava di molto alla “perfezione”, perché era l’unione di due parti che erano sempre state, fino a quel momento, una e sola, rimase per sempre impresso nei loro cuori.

E, forse, è per quel momento che quegli esseri sono tuttora alla ricerca di quell’abbozzo di compiutezza che caratterizzò quel loro primo ricongiungimento nel mondo delle forme di 3a e 4a densità.

In verità, noi siamo amati oltre misura, e sempre lo saremo, qualsiasi dimensione dovessimo scegliere di saggiare.

Tuttavia, nel mondo della separazione, e della sconnessione da noi stessi e dalla nostra Fonte/Origine, sentirsi soli e abbandonati, seppur non dovrebbe essere considerata una percezione normale [perché non vera], rimane una sensazione ricorrente, e, a tratti, prevalente.

Così, il doversi ricongiungere con quella parte di noi stessi in grado di completarci – e non farci sentire più soli – assume il carattere di un imperativo, e principale scopo di vita.

Certo, niente ci impedisce di amare e di essere amati, e di sperimentare l’Amore – che rappresenta una delle prime vibrazioni, nel percorso di assunzione di consapevolezza del Creatore – nelle sue indefinite, composite e variegate sfaccettature.

Tuttavia, pur dilettandoci in questo, con tutta l’onesta e l’integrità delle quali dovremmo sforzarci di essere capaci – perché se non si è amati, non avrebbe valore, e se non si ama, non avrebbe nemmeno senso – rimarrebbe comunque e sempre in noi quell’istanza di completezza che nessun altro essere, al di là di quella parte di noi che, per quanto dovessimo provare, non riusciamo – in maniera consapevole o meno – ad ignorare, potrà mai colmare.

Però, se anche quella parte a cui ci stiamo riferendo, mai ha smesso, così come capitato a noi, di cercarci, questo vuole dire solo che “ritrovarsi” [e ricongiungersi] è solo un dettaglio transitorio, secondo l’idea di tempo che abbiamo scelto di scandagliare, mentre ogni istante potrà solo amplificarne l’emozione, nella certezza che niente e nessuno mai potrà impedirne la concretizzazione.

Tuttavia, al solo fine di pregustarne il sapore, potremo avvalerci di quel fantastico dono che è l’immaginazione del Cuore.

Perché lì, tutto ha già avuto luogo. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Essere tutti uguali parti dell’Uno..

Noi siamo Esseri Infiniti. Noi siamo lo stesso Principio Supremo. Ciò che era prima della Coscienza, e parte di qualsiasi cosa sia venuta fuori dopo.

Noi siamo Tutto ciò che è possibile essere o divenire. Così, qualsiasi cosa dovessimo sapere di ciò che siamo stati, di ciò che saremo, di ciò che abbiamo fatto, o di ciò che ci è stato fatto, con la nostra consapevole partecipazione o meno, non cambierebbe alcunché della nostra vera e sempiterna realtà.

Abbiamo scelto di dare la nostra attenzione, e una minuscola porzione del potere immenso che possediamo, seppur quel ritaglio del quale siamo minimamente coscienti – solo ad una infinitesima parte di ciò che avevamo manifestato, e questo ci ha confuso, disorientato, facendoci cadere nella disperazione, e nel giogo di forze che, seppur frammenti di quella stessa Sorgente dalla quale tutti, nessuno escluso, proveniamo, hanno selezionato opzioni profondamente diverse dalla ri-unione nella Fonte originaria, pur nell’espansione voluta dalla continua tensione verso la sperimentazione di Se stessi.

Fin dalla nascita e continua ri-nascita in questo spazio volutamente circoscritto, siamo stati “costretti” a credere di essere soli, separati, miseri, e impotenti nei riguardi di qualsiasi cosa facesse presuntivamente parte del nostro universo. Ma essendo un limitatissimo gioco, in un Infinito che non ha margini, in qualsiasi direzione lo si possa guardare, non poteva non essere destinato a consumarsi, e, in effetti, per questa frazione di spazio, esso sta finalmente volgendo al termine.

Tuttavia, quando finito, per ciascuno di noi, scorgeremo forse ciò che abbiamo fatto e ciò che siamo stati costretti, consapevoli o meno, partecipi o meno, consensualmente o un po’ meno, a fare. Scopriremo tutto ciò che ci è stato tenuto nascosto, ciò è sempre stato lì, ma che una qualche forma di velo ci ha impedito di vedere. Ciò che è sempre stato nostro, ma che ci è, per quel minuscolo lembo, stato negato.

Quel giorno potrebbe essere molto più vicino di quanto possiamo immaginare. Così, sarebbe meglio non farsi trovare impreparati, “addestrarci” in qualche modo, per non reagire in maniera poco coerente con ciò che abbiamo scelto – per chi ha scelto l’Onore, l’Unione, la Pace, l’Armonia, e quell’Amore che da sempre eccede nelle nostre arringhe quotidiane – e poco degna  rispetto a ciò che essenzialmente siamo e rappresentiamo, che è la stessa Fonte, allo stesso modo di tutto ciò che ci circonda, della stessa anomalia, e della stessa predilezione al non Amore e al non rispetto.

Qualunque nostra scelta diventa la nostra concretezza e, potenzialmente, la nostra verità. Ma, se la scelta è la verità più “vera” per ogni segmento esperienziale, quella cioè, in grado di riportarci inesorabilmente alla Causa prima, allora, nella sicurezza che inevitabilmente e implacabilmente giungerà a bussare alle nostre porte, dobbiamo essere pronti a riceverla, ad aprire quell’uscio, e permetterle di entrare nelle nostre realtà.

Così, in questo scorcio di spazio/tempo, che ci avvicina ad una qualche forma di celebrazione cosmica, restituendoci al nostro straordinario destino, la nostra ventura potrebbe essere appena quella di dare una chance alla verità, con la mente la più aperta possibile, e senza l’apposizione di alcuno ostacolo, di alcuna condizione, di alcun filtro, a ciò che ci correrà incontro.

Perché, se è la verità che chiediamo, dobbiamo essere almeno disposti, e acconsentire, a che essa possa presentarsi in maniera anche dissimile a ciò che abbiamo sempre immaginato, e fantasticato, quale tale nelle nostre menti.

E se un qualche orrore dovesse levarsi nei nostri cuori, per ciò che è stato fatto, perpetrato, a noi, ai nostri compagni di avventura, o al mondo che abbiamo dovuto conoscere e accettare come tale, dovrà durare l’accenno di un attimo. Il tempo, appena appena, per riprenderci ciò che nessuno mai, in alcun tempo, in alcun brandello di estensione, o di frequenza e dimensione, potrebbe mai toglierci, non possedendone, neanche lontanamente, il potere.

Perché  l’Essere è Uno, e nessuno può essere di quell’Uno, più parte di chiunque altro. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

La ricerca della soluzione perfetta..

Siamo esseri talmente eccezionali che il problema della straordinarietà non dovrebbe in alcun modo porsi nell’analisi di ciò in cui intrinsecamente consistiamo.
Serve ripeterlo solo perché in questo riquadro spazio-temporale abbiamo deciso di impegnarci in un gioco la cui caratteristica principale sembra essere la separazione [illusoria] dalla Fonte/Sorgente di ciò che in ogni caso, e al di là di ogni altra investigazione, siamo.
Che sia nostra negligenza, o colpa di uno o altri, e quali che siano le reali motivazioni per le quali abbiamo accettato questa sfida indubbiamente macchinosa e portatrice di così tante angosce e tribolazioni, sono affari che meritano ben altre riflessioni.
Questa volta ci si vuole solo limitare a prendere atto di una condizione che ci appare in qualche modo evidente, e che, alla fine, sembra fornire alcune semplici indicazioni di fondo: Rappresentiamo, innanzitutto, una minuscola, infinitesima, parte di un Universo, del quale ci riconosciamo – seppur non si comprenda l’effettiva motivazione – come unico e solo centro, e del quale tuttavia non riusciamo a percepire – ma, forse, nemmeno veramente tentiamo – le sue altre varie, illimitate, componenti.
Inoltre, non possediamo, perlomeno nella più grande parte dei casi, energie a sufficienza per avanzare una qualche speculazione su ciò che siamo qui a fare, e come dovremmo porci nei confronti di eventuali altre cittadinanze [al di là dell’inabilità di cui prima], se non dell’Universo intero, quantomeno della nostra Galassia, e se neanche di quest’ultima, al minimo del nostro Sistema Solare, o di quelli subito vicini.
Viviamo così in una parziale inconsapevolezza, all’interno di uno scrigno che equivale alla fine al nostro unico cosmo, ed esclusivo spazio di comprensione.
Eppure, come accade nella povertà, e nell’ignoranza più buia, non esitiamo ad affermare nella maniera la più assoluta che siamo in grado di esprimere, che esso [lo scrigno] rappresenti la sola realtà esistente, e possibile.
Parte del risveglio di cui tanto in alcuni – molto ristretti effettivamente – ambienti si parla, è così prendere atto di questa “innocenza” di base, e degli infiniti limiti che questo metodo di apprendimento, che sia da noi voluto, o che ci sia stato profondamente e intimamente impresso da altri figuranti e/o soluzioni immaginative dell’Universo più o meno conosciuto, conserva già a livello di intelletto, al di là del cuore, e del livello di oggettività, che già solo guardandoci attorno possiamo congetturare.
Il fatto è che dobbiamo schivare i pregiudizi per poter pervenire a equilibri più veritieri, dobbiamo scansare la conoscenza acquisita per spaziare liberamente nell’infinita capienza del Creatore, dobbiamo sottrarci a determinazioni prefabbricate per garantirci l’accesso a soluzioni illimitate, inedite e inimmaginabili, per qualsiasi dilemma e/o incertezza con le quali dovessimo ritrovarci costretti a confrontarci.
Se la sola realtà sulla quale possiamo contare è Ciò che Siamo, l'”Io Sono”, o il semplicemente “Sono” – tutto il resto diventa un puro argomento di esame, disgiunto, seppur forse illusoriamente, dall’Osservatore, vale a dire noi in tale qualità. Mentre la scelta che in un qualche senso ne potrà discendere, potrà riguardare solo il modo in cui si deciderà di affrontare questa esplorazione, se in maniera libera, o se sulla base di meccanismi la cui vera origine nei propri campi deliberativi effettivamente si sconosce [a questo livello di verità].
Anche se la Libertà per l’Essere, non rappresenta sul serio una precisa opzione, presentandosi più rigorosamente come suo requisito innato. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre è [Vita].
Marius L.

La Via che riporta alla Vita..

Ciò che è prima di ogni cosa si esprime tramite ciò che conosciamo come Vita.

Tutto è Vita negli Universi, e la via del ritorno è percorribile – in coerenza con ciò che si è, che è Verità – sempre e solo attraverso la Vita. Per finire infine, alla fonte di quella stessa vita che è sempre Uno con tutti noi e tutto ciò che È.

Vivere è essere, e essere è vivere. Vivere pienamente è vivere in perfetta connessione con il Principio.

Quindi, vivere pienamente è la perfetta consapevolezza di ciò che esattamente siamo, che è l’unica Verità che possiamo considerare tale, e che è ciò che rimane nel silenzio e al di là di esso.

Tuttavia, quando siamo nella manifestazione, è ciò che sta in mezzo che attira ogni nostra attenzione.

“In mezzo” non è soltanto una preposizione. Ha in realtà una sua vita e un suo intrinseco valore.

Perché, spingendoci agli estremi, possiamo verificare fin dove possiamo arrivare nella sperimentazione, in un senso o nell’altro. Ma è solo collocandoci in mezzo che potremo garantirci il pacifico gusto di ogni cosa.

Essere centrati ci assicura il perfetto controllo – non il poco auspicabile dominio gerarchico – di quanto abbiamo mandato in manifestazione in qualsiasi universo al quale abbiamo espresso l’intenzione di fare parte, e il compiuto immagazzinamento di ogni esperienza che abbiamo inteso produrre. Oltre che, ovviamente, la migliore direzione immaginabile per le nostre susseguenti creazioni.

Comunque, qualsiasi movimento dovessimo attivare, prima o poi lo stesso Universo farà in modo di riportarci verso la zona mediana.

Che è poi in qualche modo l’equilibrio armonico insito in tutte le cose. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

La Luce del Gruppo..

Venendo giù a ceppi di anime dalla stessa unica sorgente, per certi versi è un po’ come se venissimo partoriti in gruppi.

Giungiamo nella manifestazione come un insieme, o un sistema, di coscienze, unito da un qualcosa che, nella mente del Creatore, dovrebbe accompagnarci per l’intero arco della diffusione di quel motivo che ha segnato la nostra stessa origine.

Il creatore stesso, nella prima differenziazione, già modifica se stesso in gruppo. Quindi, nel moltiplicarsi, forma innumerevoli e ulteriori ammassi, e frotte, e compagnie di anime, che, seppur diverse, e uniche in realtà, conservano in loro un piccolo tratto che li contraddistinguerà sempre dal resto.

Quando in qualsiasi luogo, o senso, si forma un gruppo, ad esempio quando alcuni, o tanti, esseri si riuniscono attorno ad un maestro, o ad un ideale, o ad uno scopo, forse quel che avviene è che questi esseri, pochi, tanti, illimitati, si ritrovano. Semplicemente.

Perché, sempre forse, un gruppo è ancora prima di quel maestro, o ideale, o scopo. E, se abbaglio vi dovesse essere, sarebbe il soltanto credere che esso esista unicamente per quel maestro, o ideale, o scopo.

Un gruppo è già una realtà al di là di quello. Ed esiste a prescindere.

Per questo vivrà indefinitamente, anche al di là di quel maestro, e ideale, e scopo, seppure questi ultimi, e questo aggiunge ulteriori ragioni di concretezza e considerazione alla valutazione del tutto – fanno anch’essi a pieno titolo, e in maniera compiuta, parte di quel gruppo al quale ci si riferisce.

Per questo viene da ridere quando viene detto, da una qualche o da più parti, “quel maestro – o qualsiasi cosa sia – non esiste più, è invecchiato, non ce la fa più ..”.

Perché il gruppo, tutto insieme, tutti uniti con il Cuore, al di là delle parvenze e delle illusorie apparenze, non può mai finire.. E in nessun caso spegnersi. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Apprezzare la Meraviglia

Noi Siamo, e sempre Siamo stati. Esistevamo in seno a quel Tutto che è prima di ogni cosa, prima di ogni Creatore, ed esistiamo in seno ad ogni creatore che mai venga in Essere.

Ad ogni creazione diamo il nostro contributo, sulla base dei codici che ogni Creatore imprime sulle proprie esplosioni, e interpretando ogni ruolo possibile ed immaginabile, dando ad ognuno di esso il nostro imprinting, rendendolo in tal modo, unico ed irripetibile.

Tutto fa parte della memoria complessiva del Tutto, che sempre si rinnova e sempre si esprime, in ogni senso e motivo.

Ogni cosa si muove nell’Infinito, e può prendere qualsiasi direzione e assumere qualsiasi forma.

Tutto può cambiare e rimanere al contempo apparentemente fermo. Ma ogni cosa agisce nella stessa Coscienza. Così, ciò che si sposta non è esattamente ciò che sembra. E lo stesso è per  ciò che è immobile.

Seguendo la Legge dell’Uno, la Luce è la prima “distorsione”, intesa come semplice movimento di ciò che è prima dell’Inizio, del Creatore.

Alla Luce segue l’Amore, che ha come proposito il mantenere tutto come Uno. Da questo seguono i Molti, che sono sempre quell’Uno, e che alla fine del Ciclo ritorneranno a quell’Uno.

Se tutto inizia da lì, e tutto ritornerà lì, perché, quindi, ci si può chiedere, alterarci? Basta solo essere felici, sperimentare ciò che ci porta Gioia, e stare bene, secopndo le predilezioni di ognuno.

Certo, la curiosità può portare in tante, innumerevoli, direzioni. Ma mai dovremmo dimenticare – e nemmeno permettere ad altri di incidere in noi in tal senso – quell’Inizio, e ciò che vi è appena prima.

Il transeunte è pertanto ciò che sta in mezzo, che è poi la traversata. Magari qualcuno ama le emozioni forti, e, quindi, in qualche modo, o senso, viene eccitato dalle tempeste. Ma nell’esperienza del saggio, la tempesta è solo ciò fa apprezzare la calma, il sereno. Che, in quello ancora più saggio, è ciò che rappresenta la vera Meraviglia.

Perché è quell’equilibrio che ci fornisce le basi per poter apprezzare il capolavoro di ogni co-creatore, di ogni sub-Logos, in quale, essendo unico e irripetibile, ha in se una bellezza che solo quando intimamente conosciuta può essere pienamente afferrata.

Per questo è così spesso profondamente ammirato il silenzio.  Perché rappresenta molte volte l’unica via per la comprensione di ogni cosa. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

La naturale co-creazione.

Tutto è Uno, e qualsiasi cosa si avverta di “altro” e differente, costituisce solo un lampo della rivelazione del Creatore nell’illusoria distesa di se stesso.
Tuttavia, a parte l’inizio di qualsiasi inizio, quanto dopo può unicamente essere indicato come espressione di co-creazione.
Il Creatore crea se stesso. E poi altri sé ancora e ancora, e ad ogni porzione del tutto viene spontaneamente e sicuramente consentito di aggiungere frazioni di ulteriore manifestazione, in qualsiasi verso o senso.
Così, quando entriamo in un campo qualsiasi, al di là di ogni nostra prerogativa derivante già dalla nostra Essenza/Origine, non possiamo non rinvenirci sempre un qualcosa di nostro, che possa essere idea, o principio, o un pensiero di un qualche genere.
È probabilmente il motivo per il quale ci sentiamo spesso a “casa” in un qualche posto. Non è solo perché ci siamo magari stati, in una qualche espressione che, per le tante ragioni che abbiamo spesso esplicitato, non riusciamo esattamente, o, almeno, compiutamente, a riportare nella memoria fisica.
Ma è perché, soprattutto, vi abbiamo a suo tempo aggiunto qualcosa di nostro, anzi, qualcosa che è “precipuamente” nostro.
Il sistema di soggezione e schiavitù al quale è stata sottoposta l’umanità terrestre, particolarmente nelle ultime migliaia di anni, con tutti i meccanismi – proprietà privata, denaro, e conseguenti vincoli, influenze, dipendenze, manipolazioni e condizionamenti – che ne sono a vario titolo connessi, ha prodotto, complice anche una tecnologia non ancora completamente esposta che definire invasiva appare eccessivamente generoso – un quasi totale sopore, al limite del coma, in quasi tutta la popolazione, al punto da fare quasi totalmente dimenticare quella libertà che dell’essere è caratteristica del tutto naturale.
Così dappertutto, malgrado il cuore ci stimoli in tutt’altre direzioni, la mente, a tratti plagiata, ci conduce a sentimenti e percezioni di considerevole estraneità con luoghi – oltre che con esseri – che, per determinazioni intime altrove assunte, siamo “destinati” a contenere e comprendere.
Uno dei giochi più gradevoli di questa transeunte dimensione, è quello della connessione maestro-discepolo.
In questa dinamica, accade spesso che il maestro navigato, al momento dell’incontro con colui che in quella vita, o circostanza, si trova a recitare il ruolo dell’apprendista, esprime la propria gioia con un “finalmente”, avverbio che ogni ricercatore di verità si è trovato almeno una volta a sognare espresso nella sua direzione, e in quei termini.
Forse, in quell’abbraccio, e in quella voce, si può rinvenire unicamente la celebrazione del ritorno a quella realtà che entrambi avevano, in una qualche parte dello spazio multidimensionale, co-creato, magari congiuntamente all’istanza da parte del maestro e nei confronti dell’allievo, di una coerente assunzione di responsabilità, se non definitiva, in qualche modo almeno determinata.
Questa è l’era, o il momento, dei gruppi, e anche per questi ultimi valgono le riflessioni degli ultimi capoversi.
Chi ha, in un qualche lembo di mondo, e tempo e dimensione, scelto di fare parte di un team, di una compagnia, per portare avanti un qualche sogno, ha contribuito in qualche modo, ma sempre in maniera decisiva, alla manifestazione fisica di quel team o compagnia.
Per questo, quando abbandonato lo stato di narcosi, e il dormiveglia nella gran parte dei casi indotto, ci ricongiungiamo a quel gruppo che è certamente un pezzo di noi, non riusciamo a non provare in un qualche senso una percezione di “casa”. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].
Marius L.

L’indefinita Libertà di essere…

Se Luce e Amore, sono le prime estrinsecazioni di Ciò che Tutto È, la Libertà rappresenta tuttavia di quest’Ultimo, la sua più intrinseca e innata caratteristica.

Così, ancora prima di Luce e Amore,  che esprimono nella sostanza l’Essere Uno e Unico, qualsiasi tipo di volontà, nella propria espressiva potenzialità, non può non risentire di questa assoluta Sovranità e completa Autodeterminazione.

Forse in pochi luoghi si riesce ad avvertire l’immensità di questo “dono” del Creatore, vale a dire  l’incondizionata prerogativa di essere indifferentemente tutto o niente, e di potersi espandere in qualsiasi direzione e in nessuna. E uno di questi punti è sicuramente questa estensione che stiamo al momento condividendo.

Qualcuno, esprimendosi in maniera molto aperta e al limite del brutale, riferendosi a questo spazio, ha definito quasi assurda la grande varietà di specie ed esseri vibranti che, pressoché costretti, ne costituiscono parte integrante. Perché il genio, e lo scienziato, il poeta e l’artista, sono obbligati loro malgrado, a spartire le medesime aree con menti degenerate e corrotte, e con esseri quasi totalmente privi di qualsiasi onore e decoro.

E questo avviene in ogni superficie vivibile, perfino nelle zone familiari e di lavoro.

Così, ci si potrebbe chiedere, quale mentalità perversa potrebbe arrivare a partorire una soluzione del genere?

Eppure è ciò che accade sul pianeta terra. Ciò che è accaduto fino ad adesso, almeno.

Una piccola nave, questo pianeta, che ci porta a spasso per le vaste distese siderali, con capitani autoproclamati, folli e totalmente dimentichi delle proprie nobili origini, e dove chi ha scelto la Vita, l’Amore, e l’apertura verso il Mondo, è costretto ogni istante a confrontarsi, e contrapporsi, a chi non riesce ad andare oltre se stesso e le proprie sconsideratezze.

Tuttavia, una delle più grandi Gioie del ritrovarci di nuovo sovrani delle nostre realtà, consisterà proprio nella ri-acquisizione di quella libertà, che comunque mai ci è stata veramente sottratta – perché a nessuno è veramente consentito farlo. Appena in quell’istante in cui ci risentiremo Uno con ciò che è persino al di là di se stesso, indistinto e indefinibile, non sussistendo alcun altro punto di riferimento. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

To Baby Ram – Sai Baba Ram ..

Siamo tutti Dio/Essenza, e questa è l’unica verità che ci sentiamo di difendere sempre e ovunque, a livello di manifestazione esplicita.

È questa anche l’unica verità, e l’unico messaggio, che qualsiasi guida mai smetterebbe, forse, di reiterare all’infinito.

Così, seguendo questo rispetto, un precettore altro non sarebbe che una sorta di portiere d’albergo, caricatosi dell’onere di svegliarci la mattina, all’ora prestabilita, ripetendo l’avviso tante volte quanto indicato nelle nostre stesse istruzioni. E caso mai dovessimo tornare altre volte in quell’albergo, forse non necessiterà nemmeno di ulteriori istruzioni, perché egli, avendo imparato ormai le nostre abitudini, e compreso le nostre esigenze, si sforzerà in maniera naturale e quasi automatica intervenendo anche in maniera “personale” al fine di evitarci disagi o danni.

Quindi, potrà anche insistere nella “sveglia” ad esempio, se dovesse avere appreso che siamo inclini ad un sonno poco “leggero”. E potrà anche interporsi per ricordarci un qualche appuntamento, se dovesse avere ormai capito che tendiamo ad avere la testa occupata in molte faccende.

Certo molto dipenderà dal grado di “confidenza” che col tempo avremo instaurato nei vari rapporti interpersonali.

Forse, anche con Dio, e le guide, e chiunque per onestà, integrità, spirito di servizio, verso il Creato e il Creatore, dovesse assumersi l’onere di aiutare chi si trova appena appena sotto nello scalino della scala dell’intera Vita, funziona allo stesso modo. E anche in quel caso è questione di “confidenza”.

Il problema più arduo del tratto di percorso duale in questa densità che abbiamo scelto di sperimentare, è la “solitudine”.

Noi ci sentiamo soli, abbandonati, lasciati a se stessi, in un turbinio di emozioni non sempre piacevoli o gradevoli, e nel mezzo di continui e durevoli combattimenti privi apparentemente di alcun senso, innescati da esseri che, per qualche propria motivazione sicuramente molto bizzarra, hanno scelto la follia piuttosto che l’armonia, il sopruso in luogo della gentilezza, la tribolazione al posto della beatitudine.

Questo perché lo strumento che ci permette l’esplorazione del campo, pur capolavoro di ingegneria genetica, tende per sua natura ad isolare quasi totalmente, grazie anche ai tanti stratagemmi posti in atto da chi gestisce anche quegli esseri di cui prima, oltre che da loro stessi, la coscienza dalla sua Sorgente.

Ma questa “solitudine”, che più di ogni cosa ci attanaglia, questa mancanza di un senso di “appartenenza” ad una famiglia, ad un qualcosa di maestoso e potente che smetta di farci sentire inermi e indifesi, può cessare in un attimo. E questo magicamente accade quando sentiamo di fare parte di qualcosa di più grande. Quando sentiamo che siamo tutt’uno con lo stesso creatore ad esempio, magari attraverso la consanguineità con una miriade di altri viaggiatori del tempo, tutti figli e originari della stessa Fonte.

Quando una Luce appare, o brilla, pur nell’oscurità più tetra, è già questo che permette di scorgere. Che esiste cioè qualcosa, qualcuno, al di là di noi e con noi. Qualcuno che mai si è staccato da noi, che mai ci ha lasciati soli, anche nel corso di quelle migliaia di tempeste che avevano consumato ogni nostra resistenza, portandoci allo stremo ultimo della sopportazione.

Per questo, quando una qualche Guida, o Maestro, o Luce, appare sulla nostra via, l’unica cosa che possiamo appena balbettare, insieme all’incanto della veduta che comincia a sbalordirci davanti, della quale non avevamo neanche coscienza fino a quel momento, è: “Grazie”. Con la più sconfinata e smisurata gratitudine.

Mentre quella Luce risponde con un semplice sorriso. Che tradotto è: “Siamo Uno!”. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

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