Il potere della rimembranza.

Noi siamo Libertà, assoluta, incondizionata. E lo siamo per diritto di Essenza.

Lo siamo perché siamo la stessa cosa del Creatore. Ed egli porta con se ogni infinita possibilità.

Vivendo questa porzione di creato, dove la sperimentazione ci ha portato alla quasi totale negazione di tutto questo, in parte abbiamo dimenticato la nostra estrazione.

Il sistema ci ha indotto all’oblio. Ma assumendocene la responsabilità, perché noi siamo la stessa cosa del creatore, e, quindi, creatori delle nostre realtà, possiamo, indipendentemente da come, perché, o a causa di chi, abbiamo dimenticato, riprendere in mano, e nel Cuore, la nostra somma volontà e rimetterci sullo scranno che ad ogni creatore compete.

Ma pur nel sonno, pur nel totale stordimento, e smarrimento, e annebbiamento dei sensi, non abbiamo mai abbandonato, nemmeno negli istanti più bui, quell’anelito magico verso ciò che siamo, e che nessuno potrà mai toglierci [per il semplice fatto che noi stessi mai lo toglieremmo a qualcuno].

Il risveglio, che è una costante di questa creazione fino al totale reintegro in Ciò che tutto è, appare sempre come la parte più attraente nei vari drammi che in qualche modo ci imponiamo di interpretare. Tuttavia, qualsiasi fetta di vita ha in se sempre qualcosa di meraviglioso, se visto con gli occhi del creatore.

E, se errore di visione c’è stato, opportune potrebbero essere delle correzioni.

L’ambiente cosmico, dopo il “La” del Primo Creatore di un determinato spazio, ha carattere condiviso. Tutti possono manifestare se stessi, e ciò porta inevitabilmente ad alterazioni poco appetibili secondo le preferenze di alcuni, circa le potenzialità espressive di qualche co-creatore.

Ma lo stesso sistema è congegnato per un suo periodico ripristino, atteso che il Primo Creatore trasmette ad intervalli regolari il pacchetto di idee primarie scelto come fondamento della propria opera, rendendo attuabile, in un persistente gioco di parti spesso antitetiche, costanti aggiustamenti pur nel libero svolgersi dell’illusione costellata di nomi e forme.

Proposito di ogni essere non è manifestare ciò che è, perché avviene in maniera naturale. La finalità è il godimento dello spettacolo generato da questa estrinsecazione. E questo può ovviamente avvenire solo dopo la ri-acquisizione del nostro status primario.

Che è poi solo un semplice fatto di rimembranza. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Prima delle credenze..

Cercare la propria verità oltre ad avere un grande senso, è in effetti l’unica cosa che ci rende degni di “vita”, qualunque possa essere la realtà che abbiamo scelto di sperimentare in ogni parte del cosmo.

Tuttavia, è solo lungo questo cammino che ci potremo accorgere che trattasi appunto della “nostra” verità, e non di verità “una e per tutti”.

Essendo quest’ultima, ammesso che se ne possa parlare, prima di ogni altra cosa, persino della coscienza del Primo Iniziatore, qualsiasi cosa possa venire dopo, non potrà non risentire di un qualche particolare atta a renderla “relativa”, pertinente ad una qualche circostanza, coordinata spazio-temporale, o altro.

A quanto sopra dovremo aggiungere anche la condizione individuale, di esseri unici quali siamo, cosa che renderà quella verità o pseudo tale, alla quale abbiamo accennato, ancora più specifica, se non “esclusiva”.

Inoltre la verità alla quale accediamo è anche quella che riusciamo a gestire [accettare?], in ogni porzione di infinito. È come dire, in similitudine, che la quantità di liquido che un contenitore riesce a contenere dipenda rigorosamente dalla sua “capacità”.

In questa parte di mondo, che la storia universale colloca ad un certo stadio di sviluppo, e con uno stato di cose poco invidiabile rispetto all’ “universo libero”, alcune delle principali “malattie” di quella parte di umanità che lo abita, sono costituite proprio dalle “credenze” e dalle “convinzioni”.

Non possiamo contenere, né gestire, molta verità, così ci facciamo forza con una qualche convinzione che riempie tuttavia quasi ogni area libera dei “recipienti” con i quali ci identifichiamo, lasciando appena appena piccoli vuoti per qualcosa di “nuovo”.

Ad un certo punto della nostra vita però, non possiamo non porgerci un qualche quesito, o più di uno, sulla esatta origine di queste convinzioni e credenze.

Perché comincia ad avanzare in ognuno di noi, complice il ricordo, la memoria, delle nostre innumerevoli origini, oltre che della nostra primaria essenza, il sospetto che quelle credenze e convinzioni non servono esattamente il nostro bene – non all’infinito, perlomeno – agendo anzi, all’incontrario, assecondando invece il giusto di qualcos’altro, o qualcun altro.

Seppur abbiamo bisogno di un qualche sostegno, supporto, caposaldo, per andare avanti in una esistenza che alla fine a malapena comprendiamo, grazie all’amnesia alla quale in qualche modo accennavamo, alla fine non possiamo non accorgerci che l’unico movimento abbiamo finora conosciuto è stato quello di girare in tondo, ritornando quasi allo stesso punto di partenza, e senza alcun sostanziale passo in avanti.

Se partiamo dal presupposto che noi siamo gli artefici di tutte le nostre realtà, è chiaramente nostra anche la responsabilità delle relative conseguenze.

Ma una verifica non può non essere fatta. Così, ne siamo alla fine contenti, soddisfatti, appagati?

Tuttavia, se la risposta dovesse essere in qualche modo diversa dal “si”, perché qualche spiraglio di luminosità entrata nelle nostre dimore ce ne ha fatto constatare il peculiare stato di rovina, non possiamo non chiederci il perché abbiamo creato qualcosa che alla fine non ci renda gioiosi, oltre ad investigare sul come siamo pervenuti a quel risultato.

Perché non possiamo non prendere in considerazione che i modi possano anche essere molteplici, e, magari, come avviene anche nella realtà che percepiamo come “quotidiana”, qualcuno può averci spinto a farlo, condizionandoci, manipolandoci, essendo qualcuno che ha magari padroneggiato meglio, o in maniera più “spregiudicata”, gli strumenti a suo tempo messi a disposizione dal Primo Iniziatore di questa pluri-manifestazione.

Forse, credere in qualcosa ha un senso solo se ne riconosciamo i limiti e l’esatto valore circostanziale. Mentre, essere sempre pronti per qualcosa di nuovo, e, magari, illusoriamente, più “grande”, potrebbe fare di noi un più autentico residente dell’Universo, e, forse, più ad immagine e somiglianza di quel Primo Creatore dal quale abbiamo recepito la sostanza, oltre ad esserne identici a livello di essenza.

Questo perché alla fine, per arrivare ad essere quello stesso Primo Creatore in tutto e per tutto, dobbiamo contenere tutta la verità dell’Universo come lui lo aveva concepito, e come, man mano, con le propulsioni di tutti i partecipanti al gioco, ha preso forma nella sua concreta manifestazione.

Che poi sarà solo un altro passo, un’altra tappa, prima di decidere, all’inizio/fine, di ritornare a quell’origine che è prima di ogni Primo Creatore. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

L’espansione del Creatore, in tutte le direzioni e in nessuna.

Siamo esseri infiniti, e in osservanza al gioco del Creatore, abbiamo scelto di fingere di essere incompleti. E stiamo interpretando così bene la nostra parte, che noi per primi, siamo rimasti intrappolati dalle nostre stesse convinzioni al punto tale da ritenere quasi impossibile svincolarcene.

Niente tuttavia dura all’infinito, e, come sempre, disponiamo di innumerevoli possibilità. Perché il Creatore si espande in tutte le direzioni, e non c’è limite in questo. Seppur, emanando all’interno di se stesso – ammesso che riusciamo a dare per certa una cosa di tal genere – non possiamo non presupporre che trattasi di un’estensione meramente illusoria.

Abbiamo percorso la strada della separazione, prima dal creatore e, quindi, da noi stessi e da ogni altra cosa, che è poi il sistema selezionato per saggiare l’intero universo. Adesso dunque, possiamo intraprendere la strada a ritroso, al fine di riunificarci con il tutto.

Ciò significa che man mano che ci riappacifichiamo con le altre parti di noi stessi, ci riapproprieremo anche della nostra più vera natura, facendo sparire ogni senso di smarrimento e solitudine, di angoscia e di debolezza, di apprensione e di inquietudine.

Quindi, le forze amiche del momento sono quelle della ri-unione, e la meta attuale quella del “collettivo”. Che vuol dire come umani, l’umanità intesa come Uno.

Chi teme l’umanità [come Ente], e, per questo, ha scelto la via del dominio, del controllo, della schiavizzazione, ha messo in atto, e occorre ammettere, con un certo successo, la via dello “smembramento” e della sconnessione [dalla reale – e regale – essenza] dei suoi componenti [dell’Umanità].

Il gioco sta ancora continuando, seppur sempre più esseri si stiano accorgendo dell’inganno, e stiano cercando di assicurarsi, con la reviviscenza, una più conveniente via d’uscita.

Tuttavia, i folli a cui accennavamo, hanno lavorato talmente bene che anche nelle comunità più “spirituali”, vale a dire le più inclini al gioco del risveglio, e della rinnovata comprensione di se e del Se, e che sono poi quelle dove è più incisivamente diretta la forza disgregatrice di chi ha per il momento preferito il percorso del potere sugli altri, la deflagrazione ha avuto effetti devastanti.

Per tale motivo non è potuto non balzare agli occhi, nei gruppi, nelle milizie di Luce, nei e tra i compagni di tante vite, quelli che si erano ripromessi di ritrovarsi per combattere insieme in nome del bene, e della fantastica e assoluta libertà di ogni essere e di tutta la Vita, che il tragitto verso l’unione fosse soprattutto la predilezione delle similitudini, piuttosto che delle discrepanze, di ciò che unisce piuttosto che di ciò che divide.

La forza che scaturisce dall’essere uniti è la più temuta da coloro che hanno scelto il non Amore. Perché può istantaneamente raggiungere, e produrre, e manifestare, qualsiasi cosa nel Multiverso.

E per questo, per raggiungere cioè l’”intesa”, non serve essere “uguali”, perché, nel cosmo, niente e nessuno lo è, o pensarla allo stesso modo, perché nessuno lo fa, o fare e preferire, le stesse cose, perché non sarebbe nemmeno concepibile, essendo tutti impronte diverse dell’Iniziatore.

Occorre solo ritrovarsi nel nome di una qualche idea condivisa [la Libertà?]. E pensare semplicemente, ma concretamente, che si possa appena ridere insieme, perché il riso, come la Gioia, è contagioso, che si possa appena condividere del cibo, che connette più dei social, e cantare, danzare, ma anche meditare  –  dopo tutto siamo esseri spirituali, no? – in buona compagnia, perché ciò assicurerà una sempre maggiore apertura alle vigorose energie in arrivo.

Perché non siamo soli. Non siamo soli in questa battaglia del ritrovarsi, e non siamo soli nel voler far risplendere l’Universo, e la sovranità di ogni vita.

E questo è ciò che più ci deve rincuorare. Non siamo, e mai siamo stati, soli. Ed è una frode il fatto che ci abbiano fatto sentire tali. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di Ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

L’eterno gioco dell’equilibrio..

Lungo il percorso che comprende il gioco di ritrovare ciò che si è, la sempre maggiore connessione con le estrinsecazioni della propria essenza avvia ineluttabilmente un processo di espansione che, in vera sostanza, mai avrà fine, pur nell’illusoria versione della sua parvenza di realtà.

Probabilmente, quando si parla di apertura di Cuore, e di disponibilità alla Vita, del ricercatore di Se, è a questa continua esplosione che ci si riferisce, visto che, secondo la verità del momento, l’avvolgimento dell’intera manifestazione, con la crescita della “comprensione”, sarà sempre più “omnicomprensivo”.

La disponibilità all’abbraccio è pertanto una componente essenziale di colui che cerca il compimento – ammesso che di quest’ultima cosa abbia senso parlare – e, nella sua [del ricercatore] ottica, assume più intenso significato solo ciò che più porta all’unione, piuttosto che allo smembramento dell’Essere Uno.

Tuttavia, la creazione è equilibrio, che può essere raggiunto solo in un contesto simmetrico. Quindi, immancabile gioco del creatore nelle sue sperimentazioni, è l’Armonia, e il suo perenne ondeggiare.

Ciò che si separa da tutto, ricerca sempre, e solo, il rientrare nel tutto, dove trova alfine il suo logico epilogo. E ciò che va fuori equilibrio, attiva subito la forza il cui proposito è ristabilirlo.

E in un gioco duale, le forze contrapposte alla fine si annulleranno l’una nell’altra, potendo esistere, in un frammento di assoluto, solo l’una in relazione all’altra.

Quindi, la ricerca dell’Armonia, la quale ultima è ingrediente imprescindibile dell’equilibrio, sembra essere una costante di questa manifestazione [e probabilmente di moltissime altre], mentre una qualsiasi discordanza apparirebbe solo come un più o meno vaporoso flutto nell’oceano dell’infinito intelligente.

E se come è sopra è anche sotto, e come dentro anche fuori, anche qualsiasi rapporto tra gli iscritti più o meno attivi della rappresentazione cosmica, non potrà sfuggire a questa legge. Così, la ricerca dell’Armonia, e dell’equilibrio, in un qualsiasi rapporto, o interazione e scambievolezza, ne condizionerà e influenzerà inevitabilmente movenze e direzioni, mentre le tensioni, e i relativi conflitti, saranno solo avvisaglie di effetti che inseguono solo le proprie compensazioni.

Mentre, alla fine, il maestro potrà essere individuato solo in quel nuotatore esperto, che nel mare di ciò che è, funzionerà con il limite minimo di sforzo e spruzzi. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Essere veri..Sempre!

La ricerca della verità, per chi ha scelto di dedicare finalmente una qualche propria esistenza alla trascendenza, è nella sostanza una cosa sola con la verità stessa, oltre che con il soggetto che la intraprende.

Quando ci si ritrova a quel punto, non importa del resto, nemmeno la realtà che si è in qualche modo costretti a vivere in quello specifico momento, e le connesse temporanee credenze. Perché si è ormai appreso che esse sono appunto tali, effimere, e che tutto potrà cambiare in un semplice cenno di eternità.

Chi vuole che tutto rimanga così com’è, perché non vuole uscire da una qualche forma di comfort, oppure perché non vuole rinunciare a quella infinitesima porzione di potere che per un attimo è convinto di provare, e che, nel vagheggiamento dei suoi sensi, si illude possa durare per sempre, è semplicemente figlio di una peculiare densità, e frequenza,  che, ad un certo punto, non potrà non stritolarlo nelle sue stesse spire.

In ogni caso, anche per lui arriverà un nuovo tempo, e una nuova dimensione da testare, che richiederà l’abbandono definitivo e irreversibile di quanto andato, e uno stile diverso di celebrare la Vita che tutto È.

La verità, per qualsiasi cosa, al di là della Verità prima,  di ciò che È prima di ogni cosa, della Coscienza, e di qualsiasi altra alterazione del Principio – non è esattamente “vera”. Lo è magari per un attimo, per un particolare scorcio spazio-temporale, per uno, o per ogni abbozzo, di movimento. Cambierà ad ogni istante, mentre il testimone potrà solo osservarne effetti e realizzazioni.

Esserne ossessivamente agganciati, quasi come una saldatura perfettamente riuscita, è solo uno spreco di possibilità, che ostacolerà le sempre più fiorenti estensioni che saremo incessantemente chiamati ad abbracciare. Laddove essere aperti ad ogni nuovo, è solo ciò che ci caratterizza come espressione pura e diretta della Sorgente stessa.

Perché se qualcosa potrà essere richiesto a chi ci si è riferito all’inizio di questa riflessione, è proprio quella pacifica e gentile disponibilità ad essere qualsiasi cosa, e ad accogliere nel proprio mondo qualsiasi invenzione del creato, nell’acquisita certezza che dallo stesso è stato, in un qualche specifico tempo, e in una qualche personale maniera, attivato quel singolare ciclo.

Scopo del Creatore, del Primo e di tutti gli altri a seguire, è scandagliare tutto ciò che potrebbe essere. Che è indefinito quando assunto particolare coordinate, e totalmente infinito nell’assoluta libertà che contraddistingue la Sua Essenza nel punto zero.

Così, vera missione di ogni creatura è permettere sempre tutto ciò che È, con una interpretazione quanto più originale, e creativa, possibile per il contenuto impersonato. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Il trionfo del Grande Bagliore..

La strada che porterà l’Umanità a diventare un vero Collettivo, in grado di agire all’unisono nei confronti delle altre Realtà uniche del cosmo, fino a che la totalità dell’universo ridiventi essa stessa un’unica entità, e, quindi, la stessa cosa del Logos, comporta obbligatoriamente molte sfide e confronti.

Ogni cosa, ogni vita manifestata, è diversa da qualsiasi altra, così, incontrarsi su terreni comuni, implica il rinunciare in qualche modo, a qualcosa che peculiarmente si è, per recuperare ciò che alla fine ci rende pari. Che è poi il Creatore stesso, e, tra i creatori, il Primo Creatore.

Ci hanno convinto che siamo creature fragili, e questo solo per indurci ad una sproporzionata supplica di protezione e tutela. Questo ha portato alla creazione da parte nostra, perché, come sempre è stato detto, noi siamo i realizzatori ultimi delle nostre stesse consistenze, a qualsiasi livello di frequenza essa si possano manifestare – di “scatole” che, in un qualche verso, sembravano garantirci un qualche agio o conforto.

Non siamo usciti da questi scrigni per millenni, o forse molto di più, ed è accaduto sempre per nostra stessa volontà, seppur veicolata, condizionata e manipolata in tantissimi modi e guise.

Adesso è il momento della verità. Della verità a tutti i costi, indipendentemente dal prezzo, dai sacrifici, dagli sconvolgimenti e sovvertimenti, che essa potrà comportare nell’illusoria esistenza di ognuno.

È stato già detto che dobbiamo chiedere a gran voce la verità su tutto, principalmente su chi/cosa siamo, da dove veniamo, su come questo vagheggiamento è a suo tempo iniziato, e a cosa è stato prioritariamente dovuto.

Non che qualcuno ci abbia mai veramente tolto questa possibilità. Ma, portati a credere, e conseguentemente generare, con tutti i poteri, le prerogative e i diritti derivanti dalla nostra Origine, tutt’altro, abbiamo imposto a noi stessi [con la nostra accondiscendenza] a dimenticare.

Tuttavia, non è solo necessario chiedere. È indispensabile agire, anche. Muoversi, operare, nella direzione verso la quale abbiamo, in qualche modo o senso, scelto di andare. E, se la scelta è la Luce, in direzione di Quella.

Ma scegliere la Luce significa solo ritornare ad essere quella, perché essa non è altro che la nostra prima identificazione dopo la coscienza.

Dicono che la Luce ha vinto in questa parte di spazio, e in questo scorcio di tempo. È vero, anche se molto, sotto ai nostri piedi e alla nostra vista, rimane ancora da fare.

Perché è indispensabile che, insieme alla Luce tutta, alla Parte del Creatore che ha scelto la libertà completa e assoluta per tutta la Vita, ci troviamo alla fine noi stessi lungo la via del trionfo. E il nostro successo non andrà solo ad aggiungersi, e ad amplificare, il grande bagliore, ma andrà altresì ad imprimere ogni era e ogni estensione di questo Infinito, e di tutti quelli a seguire, per divenire un modello, un esempio, una traccia, un brevetto, per tutti i creatori.

Questa parte di vita, nella segregazione di questa vissuta allucinazione, è stata molto dolorosa. Tuttavia, già al primo scorgere del ricordo, e del recupero della nostra memoria, già quel primo accenno di nuova e definitiva alterazione, riporterà nella nostra esistenza quell’ardore che sembrava, nel torpore, perduto.

E, nel ritornare ad essere ciò che sempre siamo stati, e che nessuno potrà mai estorcerci, qualsiasi universo dovessimo sperimentare, rivivremo di nuovo l’Eterna Gloria.

La celebrazione dell’inizio di quella prima Idea. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

La corruzione dell’Essere…

L’Essere Supremo è anzitutto purezza. Egli è assolutamente integro ed incontaminato. O, più proporzionatamente, ciò che vi era prima di questa integrità e incontaminazione.

È solo con le prime alterazioni – quelle cose che quelli della Legge dell’Uno chiamano “distorsioni” – che comincia la manifestazione, ciò che sarà poi oggetto di sperimentazione e conoscenza.

Così, noi siamo la stessa cosa di Quello, all’origine. E il percorso verso l’integrità, l’essenziale, l’incondizionato, è ciò che rappresenta la via a ritroso, alla volta del Padre/Madre/Creatore. Verso ciò che è alla fine, la Sorgente di ogni cosa.

Ma a quella prima alterazione molte altre sono seguite. Spesso sulla base dei semi posti dal Logos/Creatore di quella manifestazione.

Si è detto “spesso”, perché alcune “alterazioni” possono provenire da altro. Da altre creazioni ad esempio, da altri universi, e, quindi, da altri principi e concezioni.

La corruzione di cui si parla pertanto, origina da contaminazioni dell’idea primigenia, al cui inizio, nelle sue prime alterazioni, era solo Luce e Amore.

“Corruzione” in verità, è parola poco conveniente, perché l’Essere È, come è sempre stato, e sempre rimarrà.

Per certi versi, è anche una parola grave. Questa intensità però, serve a conferirle quella connotazione “seria” che essa acquisterà anche nel linguaggio comune.

In senso spirituale, in ogni modo, corruzione è banale ignoranza. Quindi, essere “corrotti”, significa semplicemente non sapere chi si è, da dove si viene, cosa si sia venuti a fare. [Ovviamente anche con riferimento agli altri che condividono quel particolare scorcio spazio-temporale].

Siamo quindi “corrotti” quando non abbiamo la più pallida idea di cosa essenzialmente siamo. Perché, in effetti, potrebbe bastare solo quello, o, perlomeno, averne un’idea – sentita, percepita, intesa, riconosciuta – a fare già di noi autentici costituenti di un Tutto che ci trascende e comprende.

Conoscere e “riconoscere” l’altro, seppur possa ancora non eliminare quel senso di separazione che, magari, trova indefinite cause in altri angosciosi fattori, riapre comunque il campo delle possibilità ai fini del ritorno a ciò che mai abbiamo in verità lasciato,  e che sempre siamo stati, identificando negli altri solo degli splendenti compagni di viaggio. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Librarsi come Farfalle..

Al di là di come possiamo vedere questo splendido Pianeta che al momento ci sta portando un po’ a spasso per l’Universo – se come “scuola”, o come “prigione”, o come “vacanza cosmica”, o chissà quanto altro ancora – e tutti, in un senso o in un altro, hanno una qualche ragione, la Terra, Gaia, può sicuramente essere almeno considerata, in questo preciso scorcio spazio/temporale, la nostra regale Madre/Ospite. E, in verità, la nostra più fedele amica, e complice, per questa particolare avventura.

Noi siamo esploratori dell’Universo, e sono in tanti ormai, pur nell’oblio che questo corpo, e certe tecnologie, ci obbligano a sostenere, ad averne perfetta cognizione.

Come parte di quel Primo Creatore, che è il Logos per questa complessa manifestazione, siamo anche noi artefici di ogni cosa, compreso, in un modo o nell’altro,  il nostro asservimento.

E questo, ci sommerge innanzitutto di responsabilità. Perché, quando si condivide una qualche realtà con altri co-creatori, occorre una qualche sintonia, una qualche uniformità di principi, un qualche accordo almeno di carattere generale, al fine di impedire che le creazioni esplodano in infiniti pezzi e trascinino tutti verso imprecisate direzioni.

L’unità di intenti è qualcosa che generalmente garantisce la migliore definizione di una realtà in via di manifestazione. Così, come creatori consapevoli [e coscienziosi] dovremmo trovare, con altri spiriti affini,  idee comuni per garantirci la sperimentazione della realtà più gradevole, e straordinaria, e più emozionante, si possa immaginare.

Se, per un attimo, dovessimo prendere come insegnanti le farfalle, credo che il loro esempio ci porterebbe, per i nostri voli, verso i campi di fiori più belli, e interessanti, e aperti alla vita, che possano mai esistere ed essere visti nel mondo.

Le farfalle non sono tutte uguali. E, si ritiene, non hanno tutti le stesse preferenze, ad esempio, in termini di fiori e colori. Quindi, non dobbiamo essere perfettamente uguali, nelle preferenze, nei gusti, nelle qualità e orientamenti per co-creare qualcosa nelle stesse direzioni. Basterà una qualche idea in comune. La libertà, per ipotesi. Libertà di volare in qualsiasi direzione, senza nocumento alcuno per gli altri volatori.

Garantendo ad ognuno, con la nostra visione, che è intento creativo, i fiori più belli che si possano mai immaginare. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Innamorati dell’Amore..

Essendo noi frutto di quel primo movimento del primo creatore, pur non smettendo mai di essere con lui la stessa e medesima cosa, tutti noi siamo innanzitutto, e prima di ogni altra realtà, Amore e Luce. Perché quelli sono stati i suoi primi sussulti.

Quell’Amore neanche per un attimo ha smesso di essere dentro di noi, e di segnare la nostra strada. Persino quando abbiamo scelto altrimenti.

E incluso chiunque abbia mai scelto, e scelga, altrimenti.

Così, indipendentemente da ciò a cui diamo priorità, ciò che potremmo preferire ad ogni istante, e ciò che metteremo in ogni nostra cadenza, visione e cipiglio, una parte più o meno piccola, o più o meno grande, sarà quella Luce e quell’Amore che mai ci hanno lasciati. Perché sono il filo conduttore di questa creazione. Perché sono ciò che ha segnato la via. Il primo scatto, il “negativo” della prima fotografia.

È grazie a quello che spesso siamo così innamorati dell’Amore che non riusciamo nemmeno a respirare. E che crolliamo ogni volta ne dovessimo cogliere un barlume in uno sguardo, gesto, gentilezza, rivelazione.

L’Amore è il primo modo di essere, e vivere l’Amore è il ricordo di quella prima movenza, e la pienezza di quel primo momento.

E farci prendere da quell’Amore è il tentativo, costante in tante espressioni, di ritornare là da dove siamo partiti, da dove tutto è cominciato.

Vivere l’Amore, vedere l’Amore, guardare l’Amore, non è un “compito” di chi ha scelto la Luce, degli esseri di Luce, degli operatori. È semplicemente il loro modo di ritornare a “casa”. Di ricongiungersi con il Creatore. Di riprendersi il Creatore.

Spesso, nei contatti con la Luce, si riceve come istruzione di fare una cosa o un’altra. Nella gran parte dei casi non si tratta di cose eclatanti, di cose che sembra possano cambiare il mondo, o qualcuno di coloro che ci vive.

Magari, ciò che viene “aggiunto” è solo nutrimento per la mente del ricercatore, che ha bisogno di “fare” qualcosa o qualcos’altro, per sentirsi più “a posto”, più “utile”. Perché, nella gran parte dei casi, si tratta solo di essere, o stare, in un posto o in un altro. O di “guardare”, esplorare, una cosa o un’altra.

Stare ad esempio in un’altura, e osservare una città. Magari una città problematica, con certe cose da risolvere.

Semplicemente guardare.

Guardare con gli occhi dell’Amore, vedere l’Amore, come lo è qualsiasi cosa che esprima l’Amore, è forse la medicina più bonificante, più taumaturgica, più magica, che possa esistere.

Quando, a volte, ad esseri che sono stati considerati grandi maestri, o ancora di più, dell’umanità, è stato chiesto cosa stessero facendo di così grande per chi aveva posto fiducia nel loro sostegno, o soccorso, si è ricevuto come risposta che, semplicemente, li “guardavano”, dimostrando così, di porre così tanta enfasi nel proprio solo “guardare”, i loro “seguaci” e quanto fosse caduto naturalmente nel loro raggio di percezione, da sembrare, a tratti, inverosimile.

Ma, forse, è questo il più grande “compito” – o, forse addirittura l’unico – ammesso che ne esista uno, ammesso che esista qualcosa del genere, degli operatori ed esseri di Luce. Guardare, genuinamente, autenticamente, con gli occhi dell’Amore.

E, in tal modo, [ri]vedere l’Amore. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

L’intendimento del libero arbitrio.

Siamo l’Eterno Uno, e siamo Uno con il Creatore, fin dalla prima idea di questo Universo.

Tutto in ogni Universo è deciso partendo da un primo lampo, che getta basamenti, regole e modalità di funzionamento, in qualche modo universalmente accettati.

Questa è un’area di libero arbitrio, e questo deve essere garantito a tutti, seppur il precetto possa sempre nascondere eventualità di “tranelli” di qualcuno [più navigato] nei confronti di altri.

In realtà è per questo che siamo in “guerra”. Come è stato detto altre volte, anche su questo spazio di discussione, ci sono vari sistemi di intendere il libero arbitrio, e la libertà anche, degli esseri.

Quella parte che è denominata Luce, non ama esattamente il conflitto, come viene chiamato. Perché conosce quanto è con esso connaturato, e le sofferenze e le cattive alterazioni che esso può comportare per chi ne viene in qualche modo coinvolto. Non si tira ovviamente indietro, se costretta. Ma cerca sempre, preferendo intimamente la condizione di “Pace”, e fino all’ultimo, soluzioni alternative.

In uno posto di libertà [o di libero arbitrio] condiviso, “vince” per così dire la “maggioranza”. Che è una maggioranza “energetica”, vibratoria o vibrazionale.

É come la guida di una nazione. Se si scelgono determinati governanti è perché il livello vibratorio è con questi in qualche modo coerente. Quando da sempre più parti viene scelto altro, si comincia a preparare un cambiamento, che, una volta raggiunta la “massa critica”, porterà anche ad altri governanti più consoni con il nuovo piano vibratorio.

È questo il motivo perché uno degli scopi degli esseri e operatori di Luce è di diffondere conoscenza.

La conoscenza, come l’informazione, è soprattutto vibrazione. È infatti ciò che sta alla base di ciò che viene trasmesso e trasfuso ad essere importante.

È questo il motivo per quale si dice spesso che il messaggio di un grande maestro è “universale”, e questo anche quando tratta, o esprime, cose apparentemente banali o di uso comune, o, perfino, quando dice all’uno o all’altro una cosa o un’altra che appare estremamente specifica e diretta a quell’uno o a quell’altro.

Perché è ciò che sta alla base, l’intenzione, la modalità vibratoria,  ciò che viene associato, la direzione che si vuole fare prendere, e altro e altro ancora – anche di molto meno comprensibile – che, alla fine, è alimento di quell’ “universale” che qualifica giustamente quel messaggio.

Quindi, essere tirati allo scontro, che è sempre ciò che viene scelto da chi privilegia il non Amore e la non Luce – è l’ultima cosa che vorrebbe chi ama, e tende sempre a scegliere l’Armonia.

Chi ama la Pace, ama anche i compagni, ed è già estremamente estasiato alla sola idea che qualcuno possa condividere il suo ideale di Libertà.

In realtà vorrebbe che tutti lo scegliessero, in modo che si possa vivere uniti “felici e contenti”. Tuttavia, poiché a tutti deve essere garantita la dovuta sovranità, non può non accondiscendere quando viene preferito altro.

Quanto sopra detto, preso nel suo insieme, porta all’essenzialità dell’unione. Perché più si è uniti in una determinata idea, più quell’idea diventa possibile, e realtà autentica, in un determinato spazio.

Chi non condivide quel senso, e dispone di buona conoscenza del come le cose funzionino in questa parte di territorio, farà ovviamente di tutto perché quell’unione, che porterebbe alla “massa“ in grado di concretizzare quell’evento, non vada avanti, o non abbia neanche luogo.

La quasi totalità di esseri umani non ricorda assolutamente nulla delle proprie intime origini, della propria vera realtà, e neanche immagina chi o cosa effettivamente è, e magari, in maniera in qualche modo contingente, da quale porzione di universo è partito, fino a giungere da queste parti.

Questo rende praticamente impossibile sfuggire alle insidie di questo cerchio infinito di asservimento e segregazione.

Magari abbiamo portato chi qualcosa chi altro, e molti indizi, che prima o poi ci aiuteranno nell’emersione di parte della consapevolezza. Che, quindi, prima o poi non potrà non riaffiorare.

E, seppur ogni cosa, secondo l’opinione di tanti, sembra dover avvenire al “momento giusto” – ma non è necessario che sia così – sollecitare perché le cose accadano non è assolutamente sbagliato. Semmai lo è per chi non vuole quel tipo di cosa, o quel cambiamento, o che si opti per quella direzione.

Quindi, unirsi per la realizzazione di una idea, è in realtà il modo più veloce per far si che quell’idea possa prendere “vita” in una estensione di proprietà di tutti. Laddove rimanere separati, è invece il modo più semplice per garantire il successo di chi ha saputo in qualche modo combinare [meglio] i propri mezzi e le proprie energie.

La Vittoria della Luce, che, comunque, in questa parte di cosmo non è più in discussione, seppur non ancora integralmente acquisita, è assicurata proprio da quella solidarietà di intenti che tanti esseri amanti dell’Amore, hanno ad un certo punto consapevolmente raggiunto. Con l’ulteriore intendimento che uno spiraglio sarà sempre garantito per chi, quando vorrà, deciderà in qualche modo di esserne ricompreso. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.

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