Ho ascoltato le lamentale di tante donne, e non da meno uomini, riguardo a manipolazioni ricevute da individui di cui si erano fidate, così alla fine mi sono decisa a scriverci un articolo. Ho analizzato tratti della mia vita, rendendomi conto che neanch’io sono uscita indenne da queste conoscenze. Le ho subite. L’unico vantaggio dell’età è che l’esperienza, unendosi alla forza di volontà, aiuta a divincolarsi.
C’è differenza tra un molestatore e un manipolatore?
Un’enorme differenza, sebbene spesso l’una peculiarità intersechi l’altra, ma solo a senso unico. Entrambi i casi rivelano personalità deviate e fallimentari, però mentre il primo si limita ad esternare il bisogno di prevaricazione attraverso un’insistente caparbietà e agisce quasi sempre ripetendo le stesse azioni dall’esterno e senza perfezionarle, il secondo utilizza l’ingegno per entrare nell’intimo delle vittime ed agire in modo subdolo. Un molestatore agisce lungo una linea retta, un manipolatore eleva il comportamento verso l’alto, sublimandolo nell’interiorità di chi lo subisce. Solo questo secondo caso presuppone che l’azione continua faccia di lui anche un molestatore. Il disturbo causato dal molesto è facilmente individuabile perché concreto, quello del manipolatore è raffinato, agendo quasi sempre solo sulla mente della vittima. Difficile pertanto che un molestatore possa elevare il proprio ruolo a quello di manipolatore, a causa dell’impulsività con cui agisce, mentre il vero manipolatore si insinua con fredda costanza nella vita altrui e diviene molesto in modo intelligente, quasi sempre avvolgendo la vittima con tentacoli talmente raffinati e delicati da non apparire tali. Indubbiamente il manipolatore è il più pericoloso tra i molestatori.
Vediamo come agiscono entrambi.
Bene o male tutti conosciamo il termine “molestatore”, sia per averne sentito dire attraverso notizie giornalistiche, sia per averne subito gli effetti, oppure per aver raccolto confidenze altrui. Il molestatore viene a conoscenza di una persona, uomo o donna che sia, e se nutre dell’interesse incomincia un’azione mirata e perpetua. Posiziona la sua presenza sulla vita della persona presa di mira, sia con attività esplicite, sia occulte basate sull’insistenza psicologica. Può essere che invii lettere, che faccia telefonate, che lo si incontri sotto casa, ma può anche essere che faccia sentire l’alone del suo essere attraverso altre persone, spingendo la vittima a non toglierselo mai dalla mente. Il bravo molestatore sa divenire parte della vita delle sue vittime, entra in loro e lì rimane. Questo perché la paura lo nutre e non aiuta a respingerlo. E’ attraverso la paura, che la vittima fa crescere in se stessa, che il molestatore, oltre a nutrirsi, modifica la propria natura in “manipolatore”. Come anticipato, non tutti i molestatori hanno le capacità o la volontà di divenire manipolatori e comunque, fondamentalmente, è la vittima a permettere questa mutazione, addirittura agisce in modo da volerla. Il desiderio che i due comportamenti si fondano in una sola azione appaga il bisogno di appartenenza. Il problema è che tale necessità umana viene percepire da una serie di delinquenti pronti a cibarsene. Dopo l’azione molesta, entra nel cervello della vittima e ne fa cosa vuole senza per questo toccarla con un dito. A quel punto, in suo possesso, la persona che subisce, agisce e pensa cosa le viene imposto, creando un involucro protettivo tra se stessa e il manipolatore, difendendolo da chiunque tenti di recuperarla alla ragione. Parenti prossimi, figli, il coniuge, tutti coloro che cercano di lottare contro il manipolatore, si trovano in realtà a lottare contro la sua vittima, la quale disconosce il bene che le verrebbe offerto e lo respinge invertendo i ruoli. Buono è colui che la manipola e la gestisce, cattivi sono tutti gli altri. Pertanto, in determinate situazioni l’unica soluzione può essere appoggiarsi alla legge, talvolta arrivando a chiedere repressioni drastiche sia contro colui che agisce, sia a favore della vittima. Una di queste soluzioni è chiedere l’interdizione della vittima, specie se anziana e sofferente di demenza. Molto più difficile è un’azione mirata a favore di chi è ancora in piena capacità di ragionamento. Sin che la persona presa di mira non decide di uscirne e chiedere aiuto, chi le sta intorno può solo vigilare affinché non avvenga il peggio sul suo patrimonio e sulla sua salute.
Discutiamo ora chi siano le personalità contro cui agiscono entrambi.
Normalmente si crede che a ricevere la molestia sia chi se lo va a cercare e che i manipolatori agiscano liberamente sui deboli di mente. Non è esatto. I guai sono una conseguenza della vita, come le benedizioni, ma spesso non sono stati richiesti né cercati. Può accadere che ci si imbatta in qualcuno che poi si ritorcerà contro e può essere che non lo si capisca né all’inizio né durante il percorso. Questo è il motivo per cui la vittima viene fraintesa. Però, mentre non si sceglie chi ci molesterà, si può evitare che questo individuo perpetui la sua azione, fermandolo legalmente prima che le azioni si concretizzino nella violenza. Il molestatore non predilige i deboli né cerca il contrasto con i forti di temperamento. Agisce spinto dall’interesse del momento o da situazioni pregresse che non intende abbandonare.
Il manipolatore invece, esperto e conoscitore della psiche umana, comprende su chi può avere successo sino al punto di indurre la vittima a sceglierlo, in un gioco dove il gatto ed il topo invertono le parti continuamente.
Infine la sua vittima è talmente condizionata da restare imbrigliata nella tela. Le vittime del manipolatore sono persone innocenti, non prettamente credulone o facilone, ma in genere sincere di cuore e propense all’empatia, per cui, se non si conoscono certi comportamenti tipici -visibili anche dal fatto che sono ripetitivi nonostante le persone che agiscono siano diverse né si conoscano tra loro- si è disarmati di fronte alla loro scaltrezza. Un manipolatore, ad esempio, può essere un sociopatico, ovvero una persona con difficoltà relazionali. Quando trova una vittima adatta, le si attacca, fingendo amicizia e confessioni sincere, ma in realtà inizia un processo di sottomissione, prima facendosi credere debole ed indifeso, lui stesso vittima di altri, poi, convinto l’ascoltatore, lo induce dalla sua parte sino a farlo agire come difensore. Non a caso un abile manipolatore viene difeso nelle discussioni e nelle azioni più efferate, da gente caduta nella trappola della falsa sincerità. Queste persone prendono in mano la causa e divengono esse stesse aggressive verso gli altri e verso chiunque osi affermare anche una minima parola di sdegno. Difendono i manipolatori come la madre difende i figli, senza considerare che la ragione stia all’opposto. Quindi un manipolatore che inizi a parlar male di qualcuno, una volta posseduta la persona in sua balìa, questa gli crederà cecamente, in parte secondo il vecchio detto “una menzogna a forza di essere ripetuta diventa verità” e in parte perché ormai la vittima è accecata dall’abilità dell’oratore.
Lo constatiamo ovunque: dalle parole dei politici, a cui credono le vittime designate; alla maldicenza dei vicini di casa, che trovano sempre qualcuno che cade nella trappola e infine gli leggono la vita tanto quanto prima l’hanno letta ad altri. I presunti amici sono i peggiori manipolatori in questo senso, perché utilizzano anche il bisogno atavico dell’essere vivente di sentirsi amato. Sfruttando la necessità altrui, che scaltramente intuiscono, si contornano di persone bisognose di credere nell’amore, fanno loro pensare di essere fondamentali e li sobillano, lentamente piegandoli al proprio volere. Il manipolatore è un astuto e freddo personaggio, il cui unico scrupolo è non fallire gli obiettivi.
Uno psicotico, che soffra di disturbo del ribaltamento, della menzogna patologica, ha come sola arma la bugia costante, usata attraverso la manipolazione dei sinceri e onesti, ma necessita di ricevere affetto, solo che poi lo trasforma in azioni malvage.
Lo psicopatico è acerbo, insensibile, incapace di provare dolore e sensibilità per chiunque. Le sue uniche azioni sono volte al male, da cui trae il godimento e nutrimento in una vita senza sentimenti.
L’arma del sociopatico verso la vittima è più arguta perché attrae con la pura menzogna, da cui mai traspare necessità di reciprocità. Questo gli fornisce uno scudo e la forza per plasmare chi vuole e come vuole. Simula affetto ma non ne abbisogna ed al momento opportuno infligge alle sue vittime il destino prestabilito. Senza rimorsi, senza remore.
Il caso del sociopatico mi affascina da sempre. Racchiude in sé psicosi e talvolta, ma non necessariamente, psicopatia. Poiché ha difficoltà di interazione umana e anzi aborre qualsiasi tipo di rapporto sociale al di fuori da una ristretta cerchia di persone fidate, finisce per usare la disponibilità altrui verso i propri fini. E anche così manipola le persone disponibili al fine di pacificare l’ansia del vivere in comune. Non possiede alcuna empatia.
Queste sono almeno tre delle posizioni psicologiche del manipolatore, quelle che conosco meglio e che, come tanti di noi, anch’io ho subito per troppa fiducia e ingenuità. Il tempo passa, si impara, ma il rischio di cadere nelle loro trappole è sempre in agguato. Purtroppo l’intelligenza, l’esperienza e la cultura non sono mezzi sufficienti per scampare alla cattiveria. Gli empatici sono deboli ma perlomeno possiedono la coscienza, che i manipolatori non hanno.
AMP
Settembre 2024