Il Ghigno della Luna – Speciale 50° DSOTM Pt. I

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Il Ghigno della Luna. Oggi il cuore pulsante della storia del rock compie 50 anni. Ho accarezzato molte volte con mano il mirabile affresco pinkfloydiano di “The Dark Side of The Moon“. Una sera di molti anni fa, nel farlo, ho provato un brivido. Mi sono soffermato. Il tatto ha percepito qualcosa, in un punto. Sento una corrente. Un significato recondito si sta rivelando. La storia è nota, penso la conosciate tutti. Una presa di coscienza della musica rock sulle pressioni e pulsioni che assillano l’uomo, nel breve arco della sua vita. Il battito del cuore a scandire la narrazione tra paesaggi di follia, desolazione, morte, paura. Tre spade di Damocle a trafiggere il nostro pensiero: il Tempo, il Denaro, il Potere. Queste nevrosi vengono specificamente trattate in apposite canzoni: “Time“, “Money“, “Us and Them“. E qui già accade qualcosa, evidente dal titolo. Uno dei tre scorci, si differenzia. “Noi e Loro“. Il titolo, piuttosto sarcastico, sembra alludere ad una dicotomia. Il brano presenta una caratteristiche particolare che lo differenzia dagli altri, e questo aspetto me lo ha sempre reso particolarmente caro. Questa canzone ha un doppio piano narrativo, lo si evince dal testo, viene chiarificato dalla musica.

Ξ Il testo❂❂⪼

(I livello)

Us
and them
and after all we’re only ordinary men.
Me 
and you
God only knows it’n not what we would choose to do

(Noi/e loro/ e dopo tutto non siamo che uomini comuni./Io/e te/Dio solo sa se non era la scelta da fare.)

(II livello)
Forward he cried from the rear
and the front rank died.
And the General sat, and the lines of the map
moved from side to side.

(Avanti! Gridò dal fondo/mentre la prima linea moriva./Il Generale seduto, e i confini della mappa/si muovevano avanti e indietro.)

Nel primo livello c’è un linguaggio indefinito, intimista, di raccoglimento esistenziale, il tutto spruzzato di lasciva tenerezza e rassegnazione. Nel secondo c’è lo strale, l’invettiva, l’attacco diretto e mirato all’obiettivo denunciato. La parte musicale asseconda questo. Nel primo livello c’è una frase di pianoforte reiterata da Wright che fa sostanzialmente avanti e indietro. Traccia un ideale cerchio. Una sorta di spirale che avvolge, aliena e protegge. Rassicurante. La voce è morbida, poco pronunciata. Le parole, poche, cadenzate, sono ripetute e smorzate in un eco che sembra alludere ad un dolce dissolvimento. C’è anche un sax tenore che sussurra qua e là, ma all’approssimarsi al secondo piano cresce e spinge dentro il pezzo. Adesso la voce si apre, grida. Raddoppiata dalle coriste. Va dritta a segno. Sotto, apertura d’organo. Che spingono avanti. E’ aumentata la massa vocale e sonora. Ovviamente, per comprendere se sia una scelta di fondo, o soltanto un episodio, occorre vedere cosa accade alla strofa successiva. Musicalmente è identica. Testualmente?

Ξ Il testo❂❂⪼

(I livello)

Black
and blue
and who knows
which is which and who is who.
Up
and down
and in the end it’s only round and round and round.

(Nero/e blu/e chi sa/cosa è cosa e chi è chi./Su/e giù/e infino è tutto puro circolo, circolo, circolo.) 

(II livello)
Haven’t you heard it’s a battle of words
the poster bearer cried.
Listen son, said the man wit the gun
there room for you inside.

(Non hai sentito che è solo un gioco di parole?/Urlò l’uomo col manifesto/”L’uomo col fucile disse: “Ascolta figliolo/c’è posto per te la dentro.)

La storia si ripete, e così sarà, dopo un intermezzo strumentale con solo di sax tenore nella terza e ultima strofa. Chiunque lo potrà verificare, magari ascoltando il brano.

Però c’è un problema. Appoggio la mano in questo punto e sento un rumore sordo, di vuoto. Come se dietro ci fosse un cunicolo, che conduce altrove. Mi chiedo dove. E mi accorgo che non c’è solo una finezza narrativa, e al contempo musicale. C’è un doppiofondo concettuale. Perché attraverso questo dualismo estetico passa la dicotomia quotidiana dell’essere umano. Che impiega gran parte della vita a crearsi ragioni tra sé e se, a tessere un bozzolo in cui rifugiarsi, adagiarsi e compiangersi. Rassegnarsi, e appendere alibi. Per poi scagliarsi violento e livido contro qualcuno ad additargli colpe, a paventar vendette, a pareggiare conti.

La luna ghigna nel lato oscuro della stoltezza umana, là dove i gesti non si comprendono, le arti arredano e non significano, i pensieri latitano. E questo disco, a distanza di 50 anni, stupisce e seduce ancora.

 

 

Millenium21

Il Ghigno della Luna – Speciale 50° DSOTM Pt. Iultima modifica: 2023-03-03T09:24:14+01:00da CrossPurposes

8 Comments Add yours

  1. CrossPurposes scrive:

    Piccola nota.

    La genesi di Us and Them è antecedente alla realizzazione di The Dark Side of The Moon. Una versione embrionale fu realizzata in occasione della realizzazione del film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni (1970). Il regista italiano scelse la band inglese per l’utilizzo di Careful with That Eugene nella celebre scena finale culminante nell’esplosione della villa in collina (simbolicamente, una critica al consumismo) e i Floyd realizzarono una colonna sonora tra cui una versione originaria di Us and Them.

    Inoltre il celebre Live at Pompeii del 1972 testimonia la preparazione di DSOTM, con alcuni estratti di On The Run, Brain Damage e Us and Them, con Richard Wright che esegui il tema introduttivo su un pianoforte a coda.

    1. ❥ non esplode solo la villa tra le rocce in Zabriskie Point e le scene seguenti sono ancora più simboliche. Sempre interessante leggere questi spunti. La sezione Colonne sonore è sempre lì che chiama all’appello (inascoltato:).

  2. CrossPurposes scrive:

    Hai ragione, ho sintetizzato ricordando la scena più emblematica dell’esplosione della villa, in realtà da un punto di vista della critica al consumismo l’esplosione degli altri oggetti (frigo, televisione, appendiabiti) è persino più emblematica. Sul secondo spunto di riflessione, per gli straordinari ci stiamo attrezzando 🙂

    1. posso dirti che come scena l’esplosione degli oggetti del consumo più il pollo che volteggiava e altro sono una rarità cinematografica a tutti gli effetti. Il contesto al tempo strabiliava immagino. Oggi c’è un vero bombardamento di consumi immaggini e teorie cine supportate anche dai VFX..e non mi meraviglierebbe sapere che non produce più effetti riflessivi, ma di stupefazione è così? Tuttavia è pur sempre godibile ogni intrattenimento, non è tempo di reclusioni forse di vero sfacelo; sempre grazie Cross Cover❥

  3. CrossPurposes scrive:

    Zabriskie Point è del 1970, immagino che all’epoca ottenere un tale effetto con gli strumenti a disposizione fosse tutt’altro che facile. Ci rilevo lo stesso sincronismo sincretico ottenuto da Alan Parson nell’incidere gli effetti speciali in DSOTM (il battito del cuore, le sveglie in Time, i registratori di cassa in Money). Cross Cover, l’onda esatta, una delle tue geniali intuizioni profetiche. A certi commenti immagino la luna ghignare 😉

    1. Ciò a cui si è assistito nel cinema e così nel campo della musica in quegli anni è stato lo sforamento della staticità del pensiero. Accade lo stesso oggi, non per questo non si parla di questi speciali albori in lui l’uomo creativo ha forzato. Quanto alle mie intuizioni sono sempre dettate d dalla comprensione e da una certa generosità in quanto non sono speculativa…o forse un po’ quando c’è da lavorare sodo. La luna? Sbaglio o si è cotonata i capelli stile Piper notturno?:):)

  4. SpiralArchitect scrive:

    “Quando c’è da lavorare sodo” … hai capito Cross? Produci, o “cotonata” ti fa lo shampoo *_*

    1. …AH aH cotonata di questo passo – e con l’aria che tira – apre le pagine gossip *_*

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