La Scuola Ai Tempi Del Coronavirus Intervista Con La Prof.Anna Landolfi Docente Al Liceo coreutico”Pascali”a Gioia Del Colle Di;Mimmo Siena
Signora Landolfi, come e’ nata la passione per l’insegnamento e quanto per lei e’ fondamentale in un contesto come quello che stiamo vivendo??”Non è stato casuale. Il percorso, a distanza di anni e con gli occhi di oggi, credo sia stato segnato dai miei genitori. Mia madre è stata un medico, mio padre un ufficiale militare, forse la frequenza sin da bambina, di colleghi di mia madre e ambienti di lavoro dei miei, ebbero una grande influenza sul mio futuro. Finiti gli studi classici nella mia città di origine, Perugia, fu naturale la scelta della facoltà di Lettere dell’Università di Perugia. Non nascondo che gli studi non erano “faticosi”. Un po’ per indole, un po’ per “fame” di sapere e sicuramente stimolata dalla storicità della mia regione, ho continuato a studiare, specializzandomi in Storia dell’Arte. Vocazione per l’insegnamento? Non saprei, so che il mestiere della docente è un lavoro di responsabilità. Di fronte ai giovani studenti, diventi inevitabilmente l’obiettivo del loro futuro. Quindi hai la responsabilità di stimolare il loro interesse perchè saranno il futuro culturale e soprattutto, sociale di domani. La maturità individuale è indispensabile perché possano un giorno, valutare la condizione migliore per poter vivere nel bene comune. In questo anno difficilissimo, tutti siamo stati sottoposti a modificare la nostra quotidianità. Quando tutto ci sembrava naturale, ovvio, quasi che la vita andasse così, improvvisamente ci siamo dovuti rimodulare per ripararci da questo temibile virus e cambiare le abitudini. Il ministero ha tentato di continuare, suggerendo a noi insegnanti, un nuovo modo di fare didattica. Sapete tutti della distanza, esperienza che ci ha segnati, purtroppo, senza un gran risultato di attenzione alla lezione. Spero che questa pandemia, ci riservi una riflessione sul valore della vita.”
2.Posso chiedere Signora Landolfi, come sta vivendo questo momento particolare storico per lei??”Avevo programmato, per ragioni di lavoro, una costante di lavoro che negli anni, mi ha molto occupata nel sociale, oltre che nella scuola istituzionale. Siamo stati tutti noi stessi, studenti, il grado di empatia con loro, in classe o a distanza, ha avuto la bellezza di essere un unico “organismo” sociale: studenti e insegnante senza “barriere”, alludo ai banchi e alla cattedra. Le lezioni estemporanee, interfacciate, multimediali. Uscite dal luogo della scuola, per lezioni in spazi della cultura (musei, biblioteche nazionali, a Bari ce ne sono due, pinacoteche), tutte pensate come “passeggiate” amichevoli finalizzate allo studio. Vivo in uno splendido paese a 40 km. dal capoluogo (per ragioni di lavoro, mi trasferii in Puglia) e i pomeriggi sempre dedicato a essere “maestra”, occupavo molto tempo ai piccoli del paese con difficoltà motorie o psichiche. Questo compito è stato casuale. Frequentando la chiesa di Santa Maria Maggiore, gestita da un sacerdote/guerriero di pace (mi permetto di considerarlo così) e doverosamente citandolo: Don Luigi, fui “catapultata” da lui, in una realtà che mi ha segnata molto, tanto da dovermi assumere la responsabilità anche dei genitori di questi piccoli, in una comunità non proprio all’avanguardia civile circa i diritti e l’attenzione per i “diversamente abili”, o meglio, con abilità diverse: io stessa non ho “abilità” che riconosco, hanno questi angeli. Quindi: tutti siamo diversamente abili. Sono linguaggi diversi, il dovere è imparare a capirne il significato. Auspicherei un interesse delle Istituzioni locali, a essere un po’ più presenti (mi scuso per questa nota polemica). Tutto questo è stato congelato: la pandemia ha fermato il tempo. Purtroppo con risultati che hanno rallentato la crescita culturale e formativa di tutti.”
3.Ha in programma Progetti Futuri in ambito scolastico e quanto le mancano i suoi alunni??”Mi mancano, è vero, ha posto bene la domanda. Nonostante le video lezioni e i molti canali social e web disponibili, ben altro è il “contatto” in presenza. Progetti futuri, sono fiduciosa per istinto. Non ho visioni pessimistiche o “buie”. Più che progettare nuovi programmi, sento il bisogno di continuare quelli che sono stati “ibernati” per cause che conosciamo. Continuare il programma di sensibilizzazione e formazione. Continuare ad abbattere le barriere, i luoghi comuni e le diverse condizioni sociali. Ognuno con i propri diritti ma anche con i propri doveri. Sicuramente rispettare l’ambiente, certamente occuparci dei più deboli, molto si può fare. Il compito della scuola è quello di fomentare la “discussione”, l’argomento, il problema. Parlandone e risolvendoli. Non sono compiti facili, considero il mio lavoro una “missione” e scegliendo di farlo, ero ben consapevole che non sarebbero state strade facilmente percorribili. Ma di questo, non ne sono spaventata”.
La Foto che vedete ci’e’stata gentilmente concessa dalla professoressa Anna Landolfi,che ringraziamo per il contributo che ci ha voluto onorare
Mimmo Siena-Direttore World News Web 24