Oggi voglio scrivere di un personaggio del quale non molti hanno sentito parlare, ed in pochi conservano traccia nella memoria. Michele Mulieri fu un uomo con cui la vita non ebbe molta “clemenza”; ma anche un uomo capace di ribellarsi alle avversità ed alle autorità. La sua ribellione, lo portò a considerare lo stato un nemico, a tal punto da dichiararne la “secessione” da esso, fino a proclamarsi “capo supremo” di una repubblica da lui fondata nella sua proprietà. Su Michele hanno scritti in molti; in particolare ne parlò Rocco Scotellaro, sindaco e poeta di Tricarico, ricordato per le sue lotte contadine, e per le sue opere artistiche. Fra le più famose “l’uva puttanella-Contadini del sud”. che di Michele ci narra fra l’altro: “A Grassano è nato Michele Mulieri, la cui storia è semplicissima e complicata a un tempo come l’economia dell’ Alto Materano senza soluzione. Egli è oggi il presidente unico e assoluto della sua piccola repubblica assoluta, situata a un nodo di strade, sulla via Appia, tra Grassano e Tricarico. Qui egli è venuto a scegliere il suo domicilio come un «avventuriero…”seguito da ampi cenni biografici dl Mulieri. Bene; di Michele Mulieri il mio pensiero ed il mio ricordo personale sono legati a due episodi. Il primo a quando lo conobbi, rimanendo affascinato dal “carisma” che emanava prepotentemente da un corpo fragile fuori, ma di una forza interiore, che nel corso della mia vita, ho riscontrato in pochi. Avevo 23 anni…è capii che “l’anarchia” e l’essere anarchici è un “distintivo” che ti assegna la vita e la tua forza di ribellarti a tutto quello che di “ingiusto” vi sia in essa. Il secondo episodio risale a circa un anno dopo, quando in questa città si stava disputando un accesa campagna elettorale per le elezioni amministrative, che in quei tempi erano contrassegnate dal potere della “democrazia cristiana”, un partito che si identificava nello stato, a tal punto da considerarsene il padrone assoluto. Michele Mulieri era sul palco con noi durante un comizio dell’allora nostro candidato sindaco. Vestiva da contadino, la camicia bianca della “festa”, con sopra il classico gilè nero; al collo aveva un fazzoletto rosso; un fazzoletto che sembrava rendere la sua fragile persona …un gigante….Si! Questo è il ricordo che conservo di Michele: Un “piccolo fragile gigante della vita e del pensiero”! A seguire un articolo ispirato dal suo diario a cura di Franco Sernia. Buona giornata.
Negli anni Cinquanta San Marino non era la sola repubblica indipendente, all’interno della Penisola Italiana. Ce n’era un’altra, tanto piccola da guiness dei primati. Con un territorio di quattromila metri quadrati, e una popolazione di venticinque anime. Ma senza una costituzione e un ordinamento giuridico scritto.
Un uomo accentrava tutti i poteri. Un uomo che oggi è un vecchio patriarca di 85 anni, dall’aspetto ieratico per quella lunga barba bianca che gli scende fino allo sterno: Michele Mulieri. La ” Repubblica dei Piani Sottani “-come fu denominata nel fervido decennio dopo la seconda guerra mondiale, quando l’Italia rotta dal conflitto si rattoppava e si ricostruiva – è al chilometro 16-300 della rotabile che conduce dalla statale Basentana a Grassano e Tricarico. Al bivio di Calle si intersecano cinque strade: i Piani sono lì, tra i calanchi argillosi, tipici del Materano:un distributore di benzina, un deposito di carburanti, un bar, una trattoria(“Ristorante dell’Anno Santo”), una tabaccheria, e il posto telefonico pubblico. Nella terra dei cosidetti”vinti” e della “pazienza contadina” Michele Mulieri è una realtà a parte. Un “vinto” riuscito a non farsi sconfiggere e a creare una “repubblica tutta sua, anzi un regno sul quale ha governato, contrastando da solo, con tutti i mezzi della non violenza, lo straripante potere del confinante da ogni altro Stato italiano. Al cronista racconta il passato con parole roboanti e ardente oratoria, in un italiano approssimativo ma efficace, provando ciò che dice con carte e fotografie, gelosamente custodite in un scrigno di legno chiuso a chiave.
Combattente in Africa e operaio a Roma, Michele Mulieri da Grassano, classe 1904, torna a casa quando nasce la Repubblica italiana, malconcio nel fisico avendo subito un grave infortunio sul lavoro che gli causa la perdita dell’uso delle gambe e lo costringe da allora a camminare con le stampelle. Chiede lavoro e gli offrono, a lui che a fatica si regge, un posto di guardia campestre. Rifiuta. Nel frattempo compra quattromila metri di terra di terra incolta per 80mila lire, sotto Grassano, il suo paese. Impianta una rudimentale pompa di benzina e chiede il permesso di aprire una trattoria. Permesso rifiutato e distributore chiuso. Angustiato dagli stenti in cui versa con la sua famiglia, Mulieri perde le staffe. Affronta il maresciallo dei Carabinieri nella piazza di Grassano e gli strappa i gradi, calpestandoli davanti a tutti. Torna al podere e rompe i contatti con l’Italia. Dichiara la zona “Repubblica Indipendente ” e affigge questo proclama: “Neghligenti, depravati e bastardi italiani, io in persona mi nego a tutte le chiamate e mi dichiaro Republica assoluto”. Testuale, errori compresi. La secessione con l’Italia e col suo popolo “balocco e scemo ” a questo punto per lui è cosa fatta. Rispedisce al mittente le cartelle delle tasse, non vuole essere considerato insieme alla sua famiglia nel censimento della popolazione, rifiuta di iscrivere l’ultimo nato, Guerriero Romano Antonio, all’anagrafe. Mulieri ribattezza gli alberi della borgata col nome dei politici, ad indicare la forca cui li avrebbe volentieri appesi, riservando il fico, l’albero di Giuda, alla Giustizia. Ed innalza la sua insegna protestataria: “Figlio del Tricolore ma/Pieno di dolori burocratici/Avventuriero grande invalido”. Firmato:Mulieri. Comincia cosi una serie di battaglie che il contadino poco paziente ingaggia col “fiore velenoso” della burocrazia che nega i permessi ad un uomo che non avendo il lavoro se l’inventa; poche pratiche, la cui semplicità viene complicata da questa burocrazia “come un gioco di pazzi”. Del personaggio straordinario e della grande carica dirompente che esprimeva se ne accorse per primo Rocco Scotellaro, che lo immortalò, dedicandogli una cinquantina di pagine nel suo “Contadini del Sud”. A Scotellaro si aggiunse Carlo Levi, l’editore Laterza,Rossi Doria,Pietro Nenni, ed altre personalità del tempo. E lo stesso Nenni, in un articolo su “Avanti” del 24 agosto 1954, scrisse: “Sulla Costituente il contadino Mulieri la sapeva più lunga di me, ministro della Costituente……”. Lo Stato gli fa concorrenza nella sua attività più remunerativa, la pompa di benzina, impiantando un distributore Agip a pochi metri dai Piani Sottani.Mulieri non esita: invia una lettera di fuoco a Enrico Mattei, sfidandolo a duello. Mattei non risponde, ma il distributore Agip chiude i battenti per fallimento. Soltanto alcuni anni fa le battaglie sono finite, dopo il passaggio ai suoi figli di tutto quanto Mulieri era riuscito a costruirsi. La storia di quest’uomo bizzarro, piccolo di statura, ma orgoglioso e indomabile, è stata raccontata in un autobiografia scritta a quattro mani con Franco Casalino e pubblicata da un editore del Cilento, Giuseppe Galzerano. Ai Piani Sottani le tasse ora si pagano regolarmente, e i nipoti del grande vecchio sono iscritti all’anagrafe. Lui, Mulieri, è rimasto un simbolo, magari da dimenticare anche per la sua gente, perfettamente inserita nell’ingranaggio. Ma di questo Michele non si preoccupa più di tanto. “ha raggiunto la sua calmezza ” afferma la moglie rimastagli sempre vicina e fissandolo col suo dolcissimo sguardo.”E’ vero” annuisce Mulieri: “Ho finalmente il tempo per raccontare”. E comincia a farlo.-