“FRATELLO D’ALBA’NIA” NONO CAPITOLO…notare l’accento sulla A di Alba’nia

BUONGIORNO! Dopo di questo nono capitolo, ne mancano altri e tre alla fine di questo “supplizio”…Coraggio; Da sabato prossimo si torna allo starnuto ed ai cannoni! Il video di oggi è un famoso pezzo delle “ORME” proposto dalla cover ufficiale del famoso gruppo: “Ad Gloriam”! Video da ascoltare e da gustare…magari passando prima dalla lettura del nono capitolo del racconto…

Capitolo IX

 

Comunico a Gilibert, che dopo cena andiamo ad Anglona: voglio dare un’occhiata… di notte, così non ci sono spettatori!

“Ma… ti perdi il <processo di Biscardi>!” Esclama mia moglie.

“… Dopo la scoppola di ieri, voglio evitare al mio fegato an’altra strapazzata! Quelli sono tutti viola! Paga Cecchi Gori…”

Durante il viaggio, metto al corrente Gilibert di cosa frullo.

“Come dici tu, Skender non è morto in seguito alla caduta, ma per la botta in testa che glia hanno dato dopo?!”

“Deve essere così.”

“Ma… hai anche detto che ci vuole un mancino…”

Bhe… credo che sia stata usata la mano sinistra; ma non bisogna essere per forza mancini per farlo!… Soprattutto se hai una distorsione al polso destro! Sul giornale c’era scritto che don Vincenzo, se l’era procurata nel tentativo si sostenere Skender.”

“Non quadra!… Prima cerca di aiutarlo, poi lo uccide!”

“Quadra… quadra! Se Skender gli si è attaccato al braccio, quando lo ha gettato di sotto…”

Siamo arrivati. Gli ultimi cento metri, li abbiamo percorsi a piedi.

Individuo il punto della caduta: sul lato sinistro, verso la parte posteriore della cattedrale, che si erge su un dosso erboso, circondato da siepi.

“Cosa cerchiamo?”

“L’ideale sarebbe trovare un martello…! Ma mi accontento di un sasso macchiato di sangue!”

e invece troviamo il martello!!! (non ci credete?) Anzi, lo trova Gilibert, incastrato nella siepe, a poche metri da dove era stato il corpo dell’albanese.

Lo prendo con un fazzoletto; sulla testa ci sono delle macchie scure. Lo metto in un sacchetto di plastica, e ringrazio perché da queste parti non piove mai!

Guardo il fabbricato distante una dozzina di metri: è la sede vescovile.

La tentazione di andare a suonare il campanello è forte…

22 settembre ore 08.30

 

Nell’ufficio di Anna, aspettiamo i risultati dell’esame del martello.

O meglio: aspetto, visto che Anna è sparita!

Gilibert è all’ufficio stranieri, per certi documenti che gli servono per fare domanda di ricongiunzione in Italia con la famiglia.

“Andiamo a bere un caffè: tanto c’è tempo…” dice Anna, quando ritorna.

“Certo che se vien fuori quello che pensi, questa storia farà un tale botto che possiamo vivere di rendita per i prossimi sei mesi qui in questura!… I pezzi grossi, vogliono essere informati minuto per minuto!”

“Di questo passo mi diventi questore!”

“Sfotti…sfotti!”

Quando torniamo, troviamo Gilibert ad aspettarci.

“Senti…” fa Anna “andatevi a parcheggiare da qualche parte: ho troppo da fare e non posso starvi dietro! Torna per la 11.00: Per quell’ora sapremo qualcosa!”

Bighelloniamo per un’oretta abbondante… (63 minuti per la precisione), poi torniamo in questura. E’ la prima volta che il mio hobby (passo il tempo aspettando che il tempo passi) fa cilecca!

“Vieni! Ho qui i risultati: hai fatto bingo!!!” e tutta eccitata, mi passa un foglio.

Sul martello sono state trovate tracce di sangue e di materiali organici, compatibili con quelli di Skender! Le impronte rilevate, non sono state comparate, in quanto non ci sono campioni di quelli di Parisi.

“Quando vi procurate le impronte, fammi sapere se sono quelle della mano sinistra: è una questione di principio!”

“Che vanitoso!”

“E adesso: come procedete?”

“Intanto vado a procurare un mandato: abbiamo un omicidio ed abbiamo un assassino! Becchiamolo!!!”

“Già che ci sei, fatti dare un mandato di perquisizione per Anglona…”

“Perché?”

“Non dimenticarti che cerco Arben. Chissà… forse troviamo qualche traccia!”

“D’accordo. Ci vediamo ad Anglona per … ora sono le 11.20… per le quattro del pomeriggio: per quell’ora avrò tutto pronto.”

“Ci vediamo oggi allora!”

A pranzo, non tocco cibo.

Mia moglie si preoccupa… “perché non mangi?”

“Non mi va! Sono… non so come sono!…”

“Batistuta ti ha distrutto!” fa lei.

“…e non riaprire questa ferita!!!”

Squillo Telecom.

“Vieni: c’è Anna al telefono! E’ urgente…” urla.

“Va subito ad Anglona! Io sto per arrivarci. E’ successa una cosa grossa: il vescovo ha ucciso don Vincenzo e si è sparato un colpo alla testa… E’ morto pure lui!!!”

“Cosa!!!”

“E’ così! Dai… corri!”

Rimango con la cornetta muta, incollata all’orecchio.

“Che succede?” E’ Gilibert.

“Il vescovo…: ha ucciso don Vincenzo e si è suicidato!”

“Cosa?” esclama mia moglie.

“L’ho già detto io! Andiamo Glibert: presto!”

Partiamo.

“E con questi siamo ad otto!…”

“otto che?”

“Cadaveri! Siamo ad otto cadaveri, Gilibert!”

Lassù è un casino: macchine, ambulanze, lampeggianti accesi… decine di curiosi e … soprattutto loro: la stampa! Il questore se li porta dietro come tanti servitori!

Quando mi vede, Anna mi raggiunge e mi porta al di là del nastro che trattiene la gente. Perdo Gilibert…

Saliamo al piano di sopra.

“Che macello! Sembra che tra il vescovo e Skender, ci fosse una relazione <omo>; e che il vescovo, una volta capito che don Vincenzo era responsabile della morte dell’albanese, lo ha vendicato prima di spararsi!”

“Brava!!! Già sai tutto!”

“E’ scritto!… E’ scritto in un foglio trovato sulla scrivania di sua eccellenza! Prima di suicidarsi, ha scritto una confessione…”

“Roba da pazzi…”

“Certo. Che botta ragazzi!”

“Dottore?.. Dottore! Venga qui sotto!” è un agente che fa capolino dallo scantinato a chiamarla.

“Abbiamo trovato il ragazzo!!! E’ vivo!”

Ci precipitiamo giù!

Arben è sdraiato su di un lettino, dentro uno stanzino, ricavato in un angolo, e che era occultato da vecchi confessionali e banchi di chiesa.

Ha gli occhi sbarrati… come persi! Non mi riconosce. Non parla!

“Un dottore! Presto!” urla Anna.

Siamo fuori.

Gilibert è andato all’ospedale, con suo figlio; in ambulanza.

Arben non pareva riconoscere nemmeno lui…

“E’ sotto shock!” ha detto il medico. “Ma nel complesso sta bene!”

Guardo l’ora; ”Si è fatto tardi… vado a casa. Mia moglie vorrà sapere di Arben!”

“O.K:” mi risponde Anna.

“… ah!… Mi farai sapere delle impronte… la mano sinistra…”

“Certamente!”

“…Non è per vanità. E’ che sono pignolo!!!” La saluto.

Cazzo!!! Ho dimenticato di dire che sono le otto di sera…

“Vai! Parla coi medici!” mi esorta Gilibert, non appena arrivo con mia moglie all’ospedale. Arben, adagiato sul letto, ha sempre la stessa espressione!… Povero ragazzo!

“Nel complesso sta bene” conferma il dottor Santini “… almeno sul piano fisico. Certo… è sotto shock! Né possiamo prevedere se e quando si riprenderà!”

“Vuole dire che… potrebbe rimanere così?…”

“Non so. A livello psichico, la mazzata è stata tremenda! Faremo il possibile. Adesso, per un paio di giorni, lo terremo qui. Il dottor Giorgi, lo psicologo, ha consigliato di reinserirlo al più presto nel suo ambiente: potrebbe averne significativi benefici.”

Lo ringrazio e riferisco al mio amico.

Sono le 23.15, quando lasciamo l’ospedale e Gilibert, visto che non vuole saperne di venire a casa con noi.

Appena fuori, accendo una sigaretta. (Si: ho sempre fumato! Ve lo dico perché mi serve un rigo… per chiudere il capitolo).

 

 

“FRATELLO D’ALBA’NIA” OTTAVO CAPITOLO…notare l’accento sulla A di Alba’nia

 

BUONGIORNO E BUON INIZIO DI SETTIMANA! Siamo giunti così all’ottavo capitolo di questo mio racconto; a quanto sembra in tanti mi chiedono dove sono andato a pescare questa idea…e qualcuno mi chiede anche di anticipargli il finale in esclusiva! Un pò di pazienza e arriveremo alla fine della storia. Il video di oggi è un vecchio pezzo dell'”Equipe 84″ con il grande Maurizio Vandelli…ma non sarà lui a cantarlo in questo video. Le immagini sono di un treno in corsa  che dal nord scende veloce al sud, trasportando migranti che tornano al proprio paese per un periodo di ferie. Mi sono chiesto: chissà se i migranti di oggi usano ancora le valige di cartone legate con dello spago, come i nostri parenti emigranti di 40 anni fa…ok…il pezzo lo “stono” io e suono anche le percussioni…buona lettura, buona visione e buon ascolto…e se non ci riuscite proprio ad ascoltarmi…fate come con la tv: cambiate canale.

 

Capitolo VIII

 

“E se non fosse caduto?” è Gilibert.

Non rispondo.

“E se l’hanno buttato giù?” continua.

“E se è lui l’uomo che ha preso Arben?”

“…Se tutti questi <se>, cambiano faccia… bisognerà ricominciare dal principio!” gli dico. “Intanto Skender è defunto!” proseguo.

“E non potrà dirci gran che!”

“Non potrà dirci niente vorrai dire!”

“No Gilibert… qualche volta i morti parlano… e Skender, forse, qualcosina ce la dirà!”

Mi guarda in modo strano. Poi si rivolge a mia moglie.

“Quando deve andare dallo psichiatra tuo marito?”

“Dallo Psicologo! Gilibert! “ dice mia moglie. “O… serve anche lo psichiatra???”

Notte fra il 20 ed il 21 settembre

 

Sono rimasto nello studio. Ho capito che il letto non mi è amico stanotte!

Troppe cose sono successe ieri! Alcune buone, altre no…(leggi Batistuta).

Se Skender Hagi è l’uomo che ha preso Arben, una volta in Italia, ce lo può dire Fatmir.

Se Skender Hagi lo hanno buttato giù, vediamo di scoprirlo noi! Domani. (Chissà perché, quando è notte si dice sempre domani. Sono le 03.25 del mattino!)

Devo Tornare da Anna.

Ho pensato che ci sarà pur stata un’autopsia. Sono curioso di leggere il referto. Inoltre, se ricordo bene, quando è andato giù, c’era un testimone: il segretario del vescovo, mi pare…

Vuoi vedere che lo ha buttato giù lui?!!?

Sento che l’idea non mi dispiace!…

Ma: Perché????

Ed Arben???

Che fine avrà fatto???

Ha avuto un destino diverso dai suoi coetanei?

Da qualche parte serviva un rene, o un fegato?

In Germania, forse?

Intanto, in questa storia, i cadaveri sono già sei, contando il <tedesco>. E chissà perché, ho l’impressione che aumenteranno…! Basta!!!

Ho anche altri problemi!

Sarà presto per telefonare a Berlusconi? Ci vogliono due acquisti: un terzino ed una punta se vogliamo aggiustare la squadra!

Ed alla fine dormo!

Ma… quanta confusione nei miei incubi!…

La signora del coltello, litiga con Batistuta per accaparrarsi tutti i <primi piani>. Poi raggiungono un compromesso, e Batistuta corre con… un coltello nella pancia!

21 settembre ore 06.00

 

Faccio due telefonate: la prima a Marko, a Belgrado. Gli spiego il mio nuovo problema; la seconda ad Anna “pranziamo insieme oggi?”

“Oh.. no!!!” è la sua risposta.

“Passo a prenderti alle due in ufficio.”

A colazione, comunico a mio figlio che oggi è in <vacanza> da scuola, sollevando le sue festose reazioni.

Sorvolo su quelle di mia moglie!…

Gilibert mi sente attivo, e non fa domande.

Usciamo. Passiamo dal circolo cittadino, dove fanno la raccolta dei quotidiani con cronaca locale: cerco una foto di Skender: Sono fortunato, l’avevano pubblicata. Ne faccio una copia e poi vado verso Anglona.

“Posso parlare?” fa Gilibert.

“dai!” Parla.”

“Perché tuo figlio non va a scuola?”

“Alle 11.30, Fatmir è nell’ufficio di Marko.”

“Bhe?”

“Ci colleghiamo via internet, e dà un’occhiata alla foto che abbiamo preso prima.”

“E siccome non capisci un accidente di queste cose, voglio dire i computer, tuo figlio diventa indispensabile!”

“Esatto Gilibert. E se Fatmir riconosce il nostro amico, abbiamo un nuovo punto di partenza!” concludo.

“E ad Anglona cosa andiamo a fare?”

“Annusiamo l’aria! Hai scoperto solo oggi la morte di tuo cugino…”

“Quale cugino?”

“Skender! Skender è tuo cugino, hai capito?”

“Si… si! Ho afferrato!”

Ma, una volta alla sede diocesana, ci dicono che il vescovo è <impegnato>, il segretario è <impegnato>, il parroco è <impegnato>.

Sarà così per tutta la giornata!

Peccato… avevo una buona favoletta!

Alle 11.30 puntuali, siamo collegati con Marko. Fatmir è con lui. Riconosce Skender!!! Gilibert ha di nuovo il volto della speranza!

Confabula con mio figlio, e sullo schermo appare il seguente messaggio: Se Arben è vivo, non ti rompo nessun osso!…

E’ diretto a Fatmir.

Non vorrei dovergli dire mai che suo figlio può essere stato usato come pezzi di ricambio!!!

Alle due del pomeriggio, sono davanti alla questura.

Gilibert è rimasto a casa mia. Si è offerto di sistemarci il giardino; a mia moglie non pareva vero!

A tavola, metto Anna al corrente degli ulteriori sviluppi.

“Secondo te, questo Skender Hagi è l’uomo che ha preso il figlio del tuo amico?”

“Non secondo me! Fatmir, lo scafista albanese, lo ha riconosciuto in una sua foto.”

“E che fine ha fatto il bambino?”

“Brava! E lo sapessi, non mi agiterei tanto!”

“Ma, un’idea di quanto è successo, te la sarai fatta?!” Mi chiede.

“Qualcosa mi frulla… Abbiamo un’organizzazione albanese che traffica bambini. Troviamo un terminale in Italia, che porta alla casa per pedofili.”

Abbiamo un <tedesco> che fa fuori quattro persone, prima di defungere lui stesso.

Infine abbiamo un albanese, quello che ha preso in consegna Arben e forse un altro ragazzo, che riesce a cadere giù da una cattedrale, lo stesso giorno che in Albania tagliano la gola a suo fratello.

E’ chiaro che il tedesco aveva il compito di eliminare tutti quelli che avevano a che fare con questa storia. E siccome anche Skender ha a che fare, non è cascato per caso!

Ho letto che quando Skender è <andato>, c’era con lui il segretario del vescovo. E visto che non credo alle coincidenze, vuol dire che a buttarlo di sotto è stato lui, don Vincenzo Parisi!”

“Fin qui hai elencato i fatti o quasi. Ma quel che frulla?”

Già! Che frulla?.. Ci provo!

“Metti che, oltre al rifornimento per i pedofili, i bambini servivano per qualcos’altro: organi per esempio. Metti che il segretario del vescovo ed il tedesco erano in combutta. Metti che Socol e Skender Hagi abbiano alzato il tiro…”

“Ricatto?” interviene Anna.

“Si!”

“Può andare! Solo che come facciamo a trovare un assassino, senza dimostrare che c’è stato un omicidio?”

“Bella domanda! E’ già difficile digerire che un prete si mischia in certe cose… un omicidio, poi!”

Rimaniamo zitti per un po’.

“Che vuoi fare?” mi domanda.

“Cosa dici, se mi fai dare una sbirciata al referto dell’autopsia, e nel frattempo, chiedi notizie di don Vincenzo?”

“Devo procurarlo. Non è di mia competenza. Dovrò parlare di nuovo col capo!”

“Bhe… Fallo!”

“O.K.!”

Una volta nel suo ufficio, mi lascia solo per una mezz’ora. Quando torna, ha con se un fascicolo.

“Mettiti a quella scrivania e guardatelo. Vado a cercare notizie di don Parisi.”

Nel fascicolo, ci sono delle foto di Skender defunto: non è venuto molto bene…!

Alcune di esse sono state scattate dove è avvenuto l’impatto al suolo. Si vede il corpo adagiato sul fianco sinistro, con il braccio sotto il capo. Quasi a volerlo sostenere.

Leggo il referto.

Escoriazioni varie lungo il fianco sinistro, al gomito ed all’anca sinistra; nonché alle mani. Frattura al gomito, al femore ed alla tibia sinistra. Ferita parietale destra, con sfondamento della tempia. E’ quella che ha causato il decesso.

Intanto è arrivata Anna.

“Don Vincenzo Parisi: è nipote del cardinale Fossati, l’uomo nuovo del Vaticano… si parla di lui come il prossimo pontefice. Attualmente si occupa degli <Affari speciali>, e della sicurezza di sua Santità”

E’ l’ombra del Papa: dappertutto!

Don Vincenzo è figlio di sua sorella.

L’influenza dell’alto prelato, lo porterà presto ad in carichi più prestigiosi.

Nessun parente in zona.

Per il resto: la vita normale, di un uomo normale, che fa il prete.”

Non so se l’ho sentita…

“E tu: trovato niente?”

“Non so…”

“Come sarebbe?”

“Guarda queste foto… cosa vedi?”

“Che discorsi! Vedo un cadavere!…”

“Si… ma… guarda la testa! Vedi quell’ematoma?”

“O.K. lo vedo… e allora’”

“Niente… solo che è l’unico trauma al capo, dopo un volo di quindici metri… ed è l’unico nella parte destra del corpo, ed è quello mortale!… Vorrei sapere se… don Vincenzo è mancino…!”

“Frulli?”

“Frullo… frullo!”

“Ma non è mancino. Ho visto il filmato della sua deposizione, resa qualche giorno dopo: fuma con la destra…”

Vado a casa.