I PARTITI POLITICI: UNA PALUDE CONSOCIATIVA.

Buongiorno!  Oggi torniamo ad occuparci di politica e di politici. Sono da almeno un paio di decenni che i “lavoratori”  della politica, a contratto “determinato”, hanno trasformato la tipologia del contratto in contratto a tempo indeterminato. Certo: non tutti sono così abili nell’riuscirci; ma alla maggioranza basta un mandato per risolvere l’aspetto economico per tutta la vita della loro esistenza. L’ultimo esempio, sotto gli occhi di tutti, sono stati i “5 stelle”.       Arrivati nel “club dei privilegiati”, animati da un mucchio di buone intenzioni, sono stati fagocitati dalla “palude consociativa” ottimamente ben argomentata dal saggio del prof. Franco Maloberti, pubblicati su “COMEDONCHISCIOTTE.ORG” il 21 c.m. e che proponiamo integralmente. La “casta” è compatta “nell’autotutela”!  Ed a partire da una decina di anni, non riesce nemmeno a differenziarsi nelle idee e nelle proposte. A me sembra “strano” che il top di questa politica uniforme nelle idee, e compatta nel difendersi, a prescindere dal colore di casacca indossata, coincida con l’ultradecennale presidenza di Sergio Mattarella… Vi invito a leggere il saggio: per me è la prova che il sistema non consentirà mai il cambiamento necessario per realizzare quella “democrazia” che tutti a parole vagheggiano da oltre ottanta anni. Almeno 20 milioni di italiani si “campa” delle briciole che il potere regala per preservare se stesso. E senza rigirare il dito nella piaga di una “sovranità” millantata, solo a parole, che rende l’Italia schiava: non di Roma come canta l’inno nazionale, ma di altri poteri ben più potenti! L’Italia ha “quattro capitali” e Roma viene per ultima, dopo  Washington, Bruxelles e… il Vaticano! 

I partiti politici: Una Palude Consociativa

photo_2025-04-20_22-28-35                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org – Professore Emerito presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Informatica e Biomedica dell’Università di Pavia; è Professore Onorario all’Università di Macao, Cina, dove è stato insignito della Laurea Honoris Causa 2023.

Perché una brava persona entra in politica e si dimentica presto degli insegnamenti morali?

Moltissimi anni fa scrissi (per me stesso) di un triste fenomeno che chiamai, la palude consociativa. Copio da quello scritto alcune delle considerazioni che seguono.

Ricordavo che una delle tecniche più diffuse per la conquista e il controllo del potere è, nei tempi moderni, il consociativismo. Questo, come tutti percepiscono, è una deformazione del corretto modo di operare e si manifesta sotto forma di un raggruppamento di persone o di interessi che vuole trarre impropri benefici per il solo fatto di appartenere ad una solida rete connettiva.

Bisogna fin dall’inizio chiarire la fondamentale differenza esistente tra consociazione e associazione o, meglio, tra la natura negativa dell’una e la caratteristica positiva dell’altra. L’associazione, infatti, pur essendo anch’essa un raggruppamento di persone con definiti obiettivi o con finalità comuni, opera per il migliore raggiungimento delle finalità proprie ma non vuole conseguire e non ambisce a controllare alcun potere.

Nei tempi passati (e ancor oggi in alcuni paesi poco sviluppate) il potere veniva di solito conquistato con il sopruso, sottomettendo le componenti deboli o quelle peggio organizzate e imponendo e conservando poi con la forza fisica o economica la supremazia conquistata. Nel processo di conservazione del potere, molte volte esercitato da una singola persona (il dittatore), era di fondamentale importanza la scarsità d’informazione e la sua limitata diffusione territoriale; questo per confinare il malessere e per mascherare le malefatte dei potenti.

I tempi moderni, al contrario, hanno fornito con lo sviluppo tecnologico potenti strumenti di comunicazione: quello che accade da una parte del mondo viene conosciuto dall’altra parte istantaneamente, come si dice, in tempo reale. L’accresciuta possibilità informativa ha reso allora molto difficile (e breve) il controllo del potere esercitato con metodi antichi. Per questo è stato necessario affinare i meccanismi, principalmente per rendere meno evidente, per camuffare, sia la fase di scalata sia quella di conservazione del potere. Il prodotto più significativo di un tale affinato meccanismo è, appunto, il consociativismo che, in sintesi, si configura come una rinnovata e moderna forma di sopruso.

I connotati più rilevanti del consociativismo sono:

Caratteristiche: la principale caratteristica della consociazione è che essa deve essere territorialmente estesa e capillarmente diffusa, la rete consociativa deve essere tenuta sotto stretto controllo sia nella fase di crescita iniziale che in quella di coinvolgente avviluppamento dei consociati. Un’altra caratteristica di primaria importanza è il controllo e il pilotaggio del dissenso. Il dissenso, infatti è un ingrediente chiave che non può mai mancare in ogni organizzazione. Per questo, un elemento fondamentale è la presenza (e la materna salvaguardia) di oppositori fittizi (quelli che abbaiano e non mordono, ovvero, gli utili idioti).

Tecnica: uno dei metodi più efficaci consiste nell’ignorare, e in modo continuo e sistematico, il merito e le capacità personali; la forza della consociazione deve risultare unicamente dal legame consociativo e mai dalle qualità di singoli (che, piuttosto, presi singolarmente, debbono essere reali mediocri): i capaci, essendo consapevoli delle proprie qualità, rifiutano presto il rispetto delle regole consociative. A questi fanno eccezioni i funzionali che, pur dotati, sono “fedeli”.

Strumenti: il più importante strumento è l’opportuno (o meglio, inopportuno) uso dell’informazione; essa deve essere adeguatamente distorta e manipolata; un modello “di riferimento” (da non applicare alla lettera) è l’informazione virtuale, ovvero una informazione che descriva una società virtuale totalmente appagante i sogni della popolazione (con gente bella, che ride, che si diverte, che gode, che ha talvolta dei problemi ma che si risolvono subito in modo positivo e immediato); ovviamente, la informazione virtuale non ha nessuna relazione col mondo reale (quello dominato dalla consociazione) e, per questo rischia di non essere creduta. Per questo il “modello di riferimento” deve essere accompagnato e integrato da informazione faziosa, rissosa, ad alto impatto fumogeno. Il giusto mix delle due rende difficile, per l’intorpidimento delle capacità riflessive, una corretta comprensione di quanto accada in realtà.

Le caratteristiche del consociativismo sono spesso riassunte utilizzando il termine partitocrazia; questo, sia perché la degenerazione consociativa ha primariamente colpito i partiti ma anche perché la struttura dei partiti è il naturale terreno di cultura per il consociativismo. In realtà, il consociativismo non è un fenomeno limitato alla sola vita politica ma ne va ben al di là: esso pervade (e minaccia) ogni forma di organizzazione sociale, comprese, ovviamente, le organizzazioni benefiche e, anche, la magistratura.

La caratteristica peculiare del consociativismo nei partiti è di essere, in aggiunta, una palude. Il legame tra i consociati è vischioso, simile a quello di una società segreta dove l’iniziazione si fa a tappe. I gradi inferiori sono facilmente accessibili ma l’accesso a quelli superiori dipende da condizioni “di censo” stabilite da coloro che esercitano il potere, con un numero sempre più ristretto di candidati. La vischiosità aumenta man mano e diventa sempre più difficile divincolarsi. Chi cerca di dissentire viene punito severamente (un esempio è Gianni Alemanno, tuttora tenuto nelle patrie galere).

Il percorso di una brava persona che entra in politica inizia da genuini sentimenti di giustizia sociale, di etica e, spesso, di buoni principi cristiani. Poi, piano piano, quando sale i gradini della iniziazione imbocca la strada della apostasia, abbandona le proprie convinzioni morali pensando che in politica queste debbano essere seconde a “una strategia di lungo termine”, anzi, terze, … poi quarte, infine non contare più. A questo punto, le uccisioni, le stragi di bambini innocenti, l’affamare la gente, le distruzioni da case, scuole e ospedali, gli stupri, le torture, gli abbracci ai criminali genocidi, sono accettati e compresi perché funzionali alla strategia consociativa.

Casomai, nel giorno di Pasqua, quelli che si dicono cristiani vedono un’ombra che passa davanti allo sguardo. Ma è solo un attimo, quell’ombra svanisce all’istante: è la politica, amico. Poi, quando sarà il momento, ci si potrà sempre confessare.

Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org

 

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